12 Settembre 2014

Un tuffo in riva al Tagliamento

di Alessandro Mascia (Blog San Vito al Tagliamento. Alla Scoperta della nostra Italia)

Veduta di Piazza del Popolo

Veduta di Piazza del Popolo

San Vito al Tagliamento sorge a circa 20 chilometri dal capoluogo di provincia, Pordenone, e deve la sua vita al fiume che le passa accanto, il Tagliamento appunto. E’ in effetti interessante notare come diverse frazioni di San Vito prendano spunto, per quanto riguarda la toponomastica, da caratteristiche del corso d’acqua più grande della regione.

Rosa, famosa per il suo Santuario alla Madonna, è il primo esempio: il suo nome è infatti un’elisione da “erosa”, ovvio tributo al fiume. Non si smentisce la località limitrofa Gleris, che significa “ghiaia”.

Rosa, è probabilmente la frazione più interessante di San Vito al Tagliamento, per due motivi: in primis poiché  lega fortissimamente la sua storia alle piene del Tagliamento: con il passare degli anni il fiume l’ha spostata dal suo argine sinistro a quello destro, distruggendola più volte.

Santuario di Madonna di Rosa

Santuario di Madonna di Rosa

Poi, non meno importante, poiché vi si narra dell’apparizione della Madonna a una bambina. Nel 1655 a seguito di questo avvenimento fu eretto il Santuario della Madonna di Rosa, ubicato a pochi passi dalla frazione, ma a tutti gli effetti nel territorio di San Vito. Ancora oggi questo santuario è meta di pellegrinaggi.

Tornando alla località principale, San Vito, di esso si può dire che è un segno indelebile del variegato passato che la travolse. Entrandoci, si respira il Basso Medioevo. Essendo all’incirca equidistante da Udine, Venezia e Aquileia, in praticamente in ogni sua pietra si possono riconoscere quegli influssi tipici delle tre correnti. I Patriarchi fecero molto per il paese, ma in maniera particolare fu l’ultimo, Daniele Delfino, a cavallo tra XVII e XVIII secolo, a donare a San Vito la ricostruzione del Duomo. L’arrivo della Repubblica Serenissima ha lasciato tracce nei bellissimi palazzi e svariati giardini nel pieno centro del paese. L’influsso udinese, invece, è stato decisivo per quanto concerne la parlata: pur essendo in territorio pordenonese ed essendo quindi più logica una parlata simile al veneto (o al vernacolo), a San Vito e nelle zone limitrofe il dialetto in uso è il friulano.

Passando per il paese non si può prescindere la visione di alcuni luoghi di grande interesse.

Il Municipio

Il Municipio

In pieno centro è molto suggestiva, in particolare la sera e in condizioni climatiche favorevoli, la piazza centrale della città, che al suo interno ospita la Loggia Pubblica e il Duomo di cui si è parlato qualche riga sopra.

Tutta quest’area, però, altro non è che lo sviluppo nei secoli del nucleo originario che fu il Castello di San Vito: un edificio fortificato, nato come rocca difensiva con le cinte murarie di cui si ha notizia già nel XIII secolo. Per capire meglio l’importanza di tale castello, basta menzionare un dato: è stato sede del potentissimo Patriarcato di Aquileia e successivamente divenne la residenza privata di una delle famiglie nobili più importanti del territorio.

Poco fuori San Vito, in prossimità della frazione Rosa e vicino a Ligugnana, sorge il Santuario di Madonna di Rosa. Come già accennato prima, il Santuario fu eretto a seguito di un’apparizione della Beata Vergine Maria a una fanciulla – Mariute Giacomutti – nel lontano 1655. Questa apparizione, vuole la tradizione, ha dato vita a una devozione fortissima ancor’oggi, tant’è vero che il Santuario è meta fissa di molti pellegrinaggi sia dalla penisola che dall’estero. Tuttavia l’edificio odierno è differente da quello originario, che fu bombardato durante il Secondo Conflitto Mondiale, ma anche in questo frangente c’è dell’incredibile, del sacro: l’immagine sacra rimase incredibilmente intatta nel cumulo di macerie.

San Vito, recentemente, si è attivata nuovamente da un punto di vista culturale. Per quanto riguarda il passato non si può prescindere dalla figura del pittore Pomponio Amalteo, allievo del Pordenone e ammirato addirittura da Vasari.

In tempi moderni il paese è tornato attivo con la rassegna Palinsesti, una mostra di arte contemporanea che ha visto la luce nel 2006 e che quest’anno giungerà alla sua quinta edizione. Una rassegna, è necessario ricordarlo, di respiro internazionale, che ha accolto artisti contemporanei come Tony Cragg e Carl Andre.

Infine, guardando il territorio da un punto di vista delle tradizioni, è ancora Rosa a farla da padrone. Una delle sagre più apprezzate dell’intero pordenonese si tiene infatti nella frazione: è quella del Pan Zal (letteralmente “pane giallo”, ovvero una focaccia dolce a base di zucca) che si svolge in concomitanza con le celebrazioni per San Luca, copatrono di Rosa, tra la terza e la quarta settimana di ottobre.

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