A nord di Roma, in direzione Rieti, lontano dai blocchi di cemento armato e asfalto, nel cuore della Sabina più verde, il piccolo centro di Torrita Tiberina, appare come un paese d’altri tempi: piccolo borgo di poche anime, un panificio, un bar ed una graziosa piazzetta, con alberi enormi e ringhiere in ferro battuto, affacciata sulla vallata del Tevere.
Appena entrati in paese, lo sguardo rapito dall’imponenza del fiume che taglia a metà la valle, si perde seguendo i profili delle colline vivaci di piante e fiori piuttosto rari, con ruderi antichi e resti di mura appartenenti ad un’epoca lontanissima.
Torrita Tiberina è infatti un centro molto antico, da sempre meta ambita da parte delle popolazioni locali per le colline lussureggianti che lo circondano, per la serenità profonda legata ai silenzi delle sue vallate: pare che Agrippina, madre di Nerone, in virtù di tutto questo, qui, in località “Bardacchini”, avesse fatto edificare una villa di cui sono ben visibili ancora oggi parte della cinta muraria e – al suo interno - i resti di una vasca circolare, i cosidetti “Bagni o Piscina di Nerone”.
Il clima mite, l’ambiente salubre ed il corso d’acqua utilizzato come mezzo di trasporto e di sostegno al commercio, resero questo luogo molto attraente durante sia la dominazione etrusca che romana; successivamente proprio la sua posizione privilegiata rese il piccolo centro particolarmente esposto agli attacchi saraceni, tanto da rendere necessario un vero e proprio sistema di difesa del territorio fluviale: così durante l’VIII secolo il piccolo centro venne circondato da imponenti torri di avvistamento, da cui deriverebbe il nome “Turrita”; mentre l’altra parte del nome - Tiberina - è visibilmente legata alla presenza del Tevere nella valle.
Nel corso dei secoli la struttura delle torri fu poi modificata ed ampliata sotto la guida delle varie famiglie e signorie che si insediarono in questa località, e a partire dal XI secolo, durante la signoria dei Savelli, si cominciò a definire il profilo di una fortezza divenuto poi Castello Baronale, che ancora oggi domina imponente su tutta Torrita, e il cui ingresso un tempo era difeso da un profondo fossato sovrastato da un ponte levatoio. Oggi una parte del castello - di proprietà del comune – è destinata alle attività del Centro Culturale Polivalente e Foresteria.
Da piazza Matteotti – nel cuore del centro moderno di Torrita - una piccola salita conduce al borgo antico, inerpicato su un pendio panoramicissimo a ridosso della vallata, e ad ogni passo si ha la sensazione di camminare indietro nel tempo: lungo stradine strette casette in pietra viva con ingressi piccoli e ricoperti di edera dall’impronta medievale, si alternano a spiazzali di grossi ciottoli bianchi, dove si affacciano abitazioni più grandi ed eleganti, con all’interno corti curate, delimitate da porticati antichi e poi ristrutturati, in tipico stile rinascimentale. Passeggiando tra questi vicoli, spunta con sorpresa una strada dedicata al giurista Aldo Moro, sepolto in questa terra cha amava molto, a cui continuano a rendere omaggio visitatori provenienti da tutta Italia.
La vallata nella quale è immersa Torrita Tiberina rientra nella Riserva Naturale “Tevere Farfa”: attraversata da uno dei torrenti più grandi di tutta l’area, il Farfa, che nel tratto terminale confluisce dalla riva sinistra nel Tevere, dal 1977 è considerata area protetta ed è gestita da un consorzio che comprende i comuni di Nazzano e Torrita Tiberina.
Salendo in cima alla collina, le case e le voci distanti, gli alberi e i fiori mossi dal vento fresco, l’orizzonte nitido, si resta stupefatti davanti ad una natura maestosa e incontaminata. A mettere piede in questa terra antica e bellissima ci si sente davvero piccoli di fronte alla vita.
1 commento a “Il Tevere tra le torri”
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Sono una appassionata della vita dei torrenti e dei fiumi e questo racconto sul primo tratto del Tevere è molto bello e poetico, ho molto gradito anche la descrizione dei comuni e della riserva naturale che attraversa