30 Giugno 2008

L’ottimismo della volontà

di Marcello Di Sarno (Blog Castelsaraceno. Interviste Sindaci)

Il sindaco di Castelsaraceno Domenico Muscolino intervistato per Comuni-Italiani.it

Come si presenta la sua città a chi oggi la vive quotidianamente?
La mia comunità è, più propriamente, un piccolo paese dell’Appennino lucano, di 1600 abitanti e con straordinarie peculiarità ambientali: a partire dal contesto territoriale in cui è inserito, a cavallo tra il lagonegrese e la val d’Agri, quasi a svolgere una funzione di cerniera tra il Parco Nazionale del Pollino e quello della val d’Agri, appunto. Di straordinaria suggestione è il centro storico, con abitazioni semplici, rappresentative di una cultura caratterizzata da una profonda vicinanza al territorio, abbarbicato su un costone roccioso denominato Murgia, a mo’ di presepe, e circondato dai rilievi dell’Alpi e del Raparo, due massicci con caratteristiche ambientali, geologiche e faunistiche assolutamente uniche e fra loro diverse.
Per il resto, Castelsaraceno ha molto sofferto del problema dello spopolamento, dominante in gran parte del territorio regionale della Basilicata. Oggi non sussistono particolari flussi migratori; piuttosto si assiste ad un saldo negativo tra natalità e mortalità. Di qui, discendono ovvie e fisiologiche conseguenze circa la qualità complessiva della vita, soprattutto in termini di offerte culturali e sociali. Rispetto a ciò, proviamo, come amministrazione, a potenziare la politica per la cultura e quella socio-assistenziale rivolta, quest’ultima, principalmente alla popolazione anziana.
Dal punto di vista occupazionale, la mia comunità ha registrato, nel tempo, un radicale mutamento culturale e antropologico che ha affievolito, se non azzerato, le naturali fonti di economia del territorio, un tempo fondate sulla pastorizia, in via principale, e sull’agricoltura. L’effetto è stato devastante, come ovvio.

Tre validi motivi per visitarla?
A ‘Ndenna i Sant’Antonio - Locandina Per primo, l’ambiente. Soprattutto in primavera si assiste a una vera e propria esplosione della natura, caratterizzata da paesaggi di verde intenso in grado di produrre una rinascita interiore dopo l’oltremodo lungo inverno castellano. Ma al di là delle stagioni, vi sono emergenze floro-faunistiche assolutamente rare, tra le quali vale segnalare il pino loricato, presente in colonie sulla parete rocciosa verticale del monte Alpi.
Vi è poi la gente, accogliente e generosa, che costituisce l’anima della comunità, in grado di dare vita alla terza ragione per cui varrebbe visitare Castelsaraceno: gli usi e le tradizioni. Fra queste, degna di nota è il culto arboreo della ‘Ndenna, ancora vivo e rievocativo di un rito propiziatorio alla fertilità. Anche altre tradizioni si svolgono durante l’anno: il carnevale, con una particolare palinsesto gastronomico correlato o il “pirtusa vutt”, l’otto dicembre, in cui si assapora il vino nuovo, ad esempio.
D’altra parte, Castelsaraceno ha segnato l’interesse di antropologi del calibro di De Martino. Noto è il suo viaggio in Basilicata, negli anni ’50, accompagnato dal fotografo Franco Pinna. Di Castelsaraceno esistono numerose foto intorno ai riti funebri. Di più si può trovare nel libro Sud e magia di De Martino, appunto.

Chi o cosa, secondo lei, ne ha fatto la storia, ne ha plasmato l’identità?
Per mia formazione culturale sono poco avvezzo a individuare nelle singolarità le entità materiali o ideali in grado di plasmare una identità locale. Nel caso di Castelsaraceno, in particolare, ritengo che la locale identità sia stata plasmata dalla gente che, nel passato, per via della transumanza è stata costretta a svernare in altre comunità del materano, contaminando la propria cultura con quella di altre genti. Non è un caso che una comunità non propriamente accessibile come la nostra risulti notevolmente aperta al nuovo. Così, almeno, appare al visitatore.

Per quale aspetto della sua città va personalmente fiero?
Della giovialità della sua gente e del suo senso dell’accoglienza.

Tra progetti da portare a termine e traguardi ambiziosi da perseguire, come vede il futuro della sua città ?
Il tema del futuro di una comunità come Castelsaraceno deve necessariamente inquadrarsi in un ragionamento più complessivo sul futuro dell’area sud e delle aree interne della Basilicata. Gli strumenti a disposizione di una amministrazione di un piccolo comune non sono, in linea generale, incisivi al punto di determinare una svolta rispetto ai processi di regressione economica e demografica in atto in questa parte della regione, e non solo. Pur tuttavia, stiamo scommettendo su un progetto ambizioso, che punta al recupero della ruralità al fine di rimettere in moto progetti di sviluppo che hanno caratterizzato per secoli l’ossatura economica della nostra comunità. E’ un ragionamento complessivo, agganciato agli strumenti comunitari di programmazione in agricoltura, che parte dalla corretta gestione del territorio, anche attraverso il recupero delle pratiche agricole tradizionali, che mira a produzioni certificate e di qualità in una cornice di filiera corta produzione-commercializzazione. Si tratta, ovviamente, di un traguardo ambizioso sul quale vale la pena investire, anche perché in grado, nel caso, di attivare dinamiche si sviluppo verosimilmente al riparo delle conseguenze sortite dal processo di globalizzazione.

Una domanda che vorrebbe sentirsi rivolgere sulla sua città e la risposta che darebbe.
Se per Castelsaraceno ci sarà ancora un futuro. La risposta è sì, ovviamente. Non foss’altro che per quello che altri chiamerebbe ‘l’ottimismo della volontà’’.

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