Se volete fare un viaggio indietro nel tempo, tra vicoletti, chiese, mura e palazzi medioevali, Viterbo è ciò che fa per voi: “La città dei Papi”. Qui si respira ancora un’aria antica, e per via delle testimonianze storiche e per via del fatto che i suoi abitanti hanno sempre preferito una tranquilla vita di provincia distante anni luce dal caos metropolitano.
Le origini della città risalgono ai primi insediamenti etruschi anche se il vero e proprio periodo d’oro si è avuto nel medioevo, quando il territorio fu prima ghibellino poi sotto il diretto controllo dello Stato Pontificio. Ancora oggi è possibile ammirare, la cinta muraria con i merli a coda di rondine tipici delle cittadine guelfe e le porte di accesso al centro abitato, tra cui si segnalano “porta Romana” e “porta Fiorentina” ubicate rispettivamente in direzione delle omonime città.
Nel centro storico di Viterbo si trova il Palazzo Papale risalente al periodo di dominazione pontificia da cui deriva l’appellativo di “città dei Papi”. La storia narra che i cardinali che avevano il compito di eleggere il nuovo Pontefice, trovandosi particolarmente bene nella città, prolungarono i tempi del consiglio fino a raggiungere i tre anni. I cittadini Viterbesi, stanchi di sfamare gli alti prelati decisero allora di fornire solo pane e acqua, chiudere a chiave (cum clave) i portoni dell’edificio e togliere il tetto al palazzo in maniera tale che i religiosi, ormai stremati, definirono in breve tempo il nome del nuovo Papa. A seguito di tale vicenda nacque l’abitudine di chiudere i cardinali in una stanza fino alla fatidica “fumata bianca” ed ebbe origine la parola “Conclave”.
Viterbo, tuttavia, non offre solo bellezze storiche ma anche delle impareggiabili attrazioni naturali, prime fra esse le acque termali che possono essere godute nei centri benessere oppure nelle “pozze” di acqua sulfurea localizzate in vari siti e fruibili gratuitamente. Pensate che addirittura Dante, il sommo poeta, ne elogia le caratteristiche nel XIV canto dell’Inferno con le seguenti parole:
“Quale del Bullicame esce ruscello
che parton poi tra lor le peccatrici
tal per la rena giù sen giva quello.
Lo fondo suo ed ambo le pendici
fatt’eran pietra e margini di lato.“
La posizione della città è invidiabile, infatti a pochi chilometri si trova sia il lago di Bolsena che quello di Vico, se invece un’escursione è quello che fa per voi, è possibile recarsi sulla Palanzana, il piccolo monte di origine vulcanica che sovrasta la città e di cui si può ancora vedere il vecchio cratere.
Ma le sorprese non sono finite qui, la sera del 3 settembre in occasione della festa del patrono, Santa Rosa, è possibile ammirare un evento senza eguali. Per omaggiare la protettrice del luogo, si effettua il trasporto della Macchina di Santa Rosa: 100 persone, i facchini, caricano sulle spalle e, attraverso un percorso cittadino, conducono fino alla chiesa in cui sono conservati i resti della Santa, un campanile in ferro e carta pesta alto 30 metri. Lo spettacolo è di quelli che lasciano a bocca aperta ed è un appuntamento che i viterbesi non si lasciano scappare, tutte le luci del centro vengono spente e solo il passaggio della “Macchina” riaccende con i suoi lumini e le sue fiaccole i cuori degli avventori.
Immergetevi anche voi nel pittoresco quartiere medievale di San Pellegrino e se non basta… ci sono sempre le acque termali…
(Foto di Alessandro De Marchi in licenza Creative Commons)
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