Il sindaco di Firenze Lorenzo Domenici intervistato per Comuni-Italiani.it
Come si presenta la sua città a chi oggi la vive quotidianamente?
Firenze oggi è una città in grande trasformazione. Io sono sempre stato convinto che le città sono come organismi viventi: per vivere devono rinnovarsi, perché a lungo andare la staticità porta fatalmente al declino. Per questo abbiamo intrapreso una sfida difficile ma indispensabile perché Firenze, città della cultura e della civiltà, non si chiuda in se stessa ma resti viva e vitale, al passo con i tempi e con il mondo che cambia, per arrivare ad essere una “comunità sostenibile”. Abbiamo avviato un processo di grande rinnovamento, cercando di mantenere l’equilibrio fra la necessità di conservazione e la sfida dell’innovazione.
Quindi chi vive oggi Firenze, residenti e turisti, insieme ai tesori dell’arte e della cultura, e alla vita pulsante di ogni giorno, trova anche opere e cantieri che sono il segno di questa trasformazione: dalla realizzazione della tramvia (indispensabile in una città assediata dal traffico privato) al raddoppio degli spazi della galleria degli Uffizi; dalla realizzazione del nuovo Palazzo di Giustizia al recupero delle aree industriali dismesse; dal raddoppio del tratto fiorentino dell’A1 alla costruzione del nuovo teatro del Maggio musicale fiorentino alle Cascine, che partirà in autunno.
Tre validi motivi per visitarla?
I milioni di turisti che ogni anno vengono a Firenze sono attratti soprattutto dai tesori più conosciuti: il David, gli Uffizi, Duomo e Battistero, piazza della Signoria e Palazzo Vecchio, Palazzo Pitti, Santa Croce… Firenze però possiede decine di tesori meno conosciuti che in qualunque altra città sarebbero la principale attrattiva, ma qui restano un po’ nell’ombra: come lo straordinario Cenacolo di Andrea del Sarto nella chiesa di San Salvi, o il sorprendente Museo di storia naturale della “Specola”… ma sono solo due esempi fra tanti.
E poi consiglierei di passeggiare per le strade dell’Oltrarno, ricche di botteghe artigiane che non hanno uguali al mondo; e di guardare sempre, quando si cammina per le strade del centro, dentro i portoni aperti dei palazzi: appaiono scorci di cortili e giardini belli da togliere il fiato.
Chi o cosa, secondo lei, ne ha fatto la storia, ne ha plasmato l’identità?
La storia di Firenze si insegna sui libri: l’Umanesimo e il Rinascimento sono stati fondamentali per l’Italia e per la civiltà occidentale. Ed anche oggi restano un patrimonio straordinario che continua a vivere. Ma non dimentichiamo che Firenze è stata Capitale d’Italia, si è liberata da sola prima dell’arrivo delle Forze alleate nel 1944, è la città che ha saputo superare il dramma dell’alluvione del ’66.
La sua storia ha fatto di Firenze una città orgogliosa e fiera, ma anche aperta al mondo, al confronto, al dialogo con gli altri.
Per quale aspetto della sua città va personalmente fiero?
In realtà non ce n’è soltanto uno, sono moltissimi. Ma visto che devo scegliere, voglio citare un’eccellenza di Firenze forse non adeguatamente conosciuta: quella che riguarda l’alta formazione.
Nonostante la nostra sia una città di medie dimensioni, qui hanno sede la nostra prestigiosa università pubblica, l’Istituto universitario europeo, l’Istituto di Scienze umane e sociali; qui hanno sedi decine di università straniere, europee ed americane, oltre ad innumerevoli istituti privati; qui si fa ricerca di altissimo livello, penso al Polo scientifico del nostro ateneo ma anche all’Opificio delle pietre dure, laboratorio all’avanguardia nel mondo per le tecniche di restauro.
E’ anche attraverso l’alta formazione che Firenze si apre al mondo, cresce, si rinnova.
Tra progetti da portare a termine e traguardi ambiziosi da perseguire, come vede il futuro della sua città?
E’ facile parlare di futuro a Firenze, ma molto spesso se ne parla attraverso stereotipi, modelli convenzionali spesso proiettati sul passato, che ci restituiscono l’immagine di una città che, volente o nolente, non esiste più. Naturalmente dobbiamo cercare di salvaguardarla in tutti gli aspetti più prestigiosi e interessanti; ma questa città, come tutte le altre città del mondo, è collocata in un contesto globale, per cui non possiamo pensare ai problemi del futuro come se riguardassero soltanto noi, mentre in realtà non sono che la manifestazione di un processo generale che riguarda tutti e che definiamo globalizzazione.
In questo contesto, oltre a cercare di preservare ciò che è prezioso per la comunità cittadina, bisogna anche cercare di innovare e cambiare. Ecco perché io credo che oggi il nostro obiettivo primario sia quello di fare di Firenze una comunità sostenibile, capace di affrontare problemi sociali, economici ed ambientali in modo equilibrato, che riesca a migliorane la qualità della vita e che possa dare risposte capaci di guardare davvero al futuro.
Una domanda che vorrebbe sentirsi rivolgere sulla sua città e la risposta che darebbe.
In un momento del dibattito pubblico in cui si parla tanto di sicurezza, la domanda potrebbe essere su come Firenze affronta questo tema.
Firenze, pur essendo città da sempre aperta all’accoglienza e alla tolleranza, non si può chiamare fuori rispetto alla domanda di sicurezza dei cittadini. Quindi noi stiamo cercando di agire su due fronti: da un lato le indispensabili politiche per l’accoglienza e l’integrazione, dall’altro le misure per il rispetto delle regole e della legalità, che sta alla base della convivenza civile e da cui nessuno può derogare.
E proprio un’ amministrazione che ha sempre messo al primo punto le politiche sociali, come Firenze, può e deve agire anche perché tutti i cittadini si sentano sicuri e non si superi la soglia dell’intolleranza e della paura: questo sì, che metterebbe in pericolo l’integrazione e la stessa convivenza civile.
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