29 Agosto 2008

Lisciano Niccone, ovvero un viaggio tra natura e storia

di Leonardo Guerrini (Blog Lisciano Niccone. Alla Scoperta della nostra Italia)

Il paesaggio circostante Lisciano Niccone è da favola: ci troviamo a circa 10 chilometri dal Lago Trasimeno; poche centinaia di metri e sconfiniamo nella Val di Chiana. Paesaggio tipicamente collinare, con richiami montani. Qualche centinaia di abitanti che, c’è da scommetterci, nelle classifiche demografiche sfoggiano una vita media tra le più longeve. La storia di questi luoghi è monopolizzata dagli Etruschi. Insomma, il classico paese (pardon, Comune!) che potrebbe ospitare una fiction televisiva, alla stregua di Gubbio o Città della Pieve. Non escludo che si sentirà presto parlarne, in termini cinematografici.

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Pensando a questo borgo antichissimo, viene quasi subito in mente il legame unico e indissolubile tra storia e natura. Del resto, è il nome stesso a dimostrarlo: Lisciano, secondo gli storici, prende spunto da Lisus o Licius, un antico proprietario terriero addirittura dell’epoca romana. Niccone è un chiaro riferimento al torrente che, tra l’altro, denomina l’intera vallata.

Il nobile connubio si ripropone ovunque. Chi arriva qui nota subito i percorsi di trekking che la stessa amministrazione comunale organizza assieme alla Comunità Montana dell’Alto Tevere. Chi ne segue almeno uno, presto o tardi, incontrerà sulla sua strada un castello medievale.

Sorriderete, un po’ sorpresi e divertiti, per il particolare gergo utilizzato a Lisciano Niccone. Qui si incontrano almeno tre tradizioni dialettali: il perugino, colorito dalla vicina Magione; l’influsso della Val di Chiana con il suo carico di toscanità; e qualche contaminazione romagnola. Ora individuabile soltanto nelle pronunce degli anziani; fino a qualche decennio fa, complice la relativa chiusura dei monti circostanti, il dialetto liscianese era materia di studio di esperti linguisti, per la sua originalità.

Una bella cavalcata, una corsa tra le colline in mountain bike, una semplice passeggiata a piedi, stimola sicuramente la fame dei turisti. Anche a tavola, non poteva essere altrimenti, il dualismo natura-storia si ripropone con tutta la sua forza. C’è una sagra che è dedicata ai bringoli. Cosa sono? Una felice rievocazione di un piatto povero del mondo contadino di Lisciano. La storia merita di essere raccontata: nelle lunghe e fredde serate invernali, quando ancora la televisione non esisteva, le donne si ritrovavano a conversare e a sbrigare assieme le faccende domestiche. Con i poveri mezzi che madre terra forniva, preparavano una sorta di spaghetto, con un semplice impasto di farina e acqua: i bringoli.

Ora non dobbiamo pensare a un paese chiuso tra le sue mura e il suo passato, sterile ad ogni “contaminazione” di modernità. I liscianesi, da tempo, hanno aperto il ponte levatoio per “oltrepassare il fosso”. Accanto alle abitudini agricole, che si traducono in risorse economiche, si affianca la continua ricerca verso l’accoglienza dei turisti, sempre più numerosi. Gli agriturismi assumono un ruolo preponderante, non potrebbe essere altrimenti.

Nel mese di luglio la cittadina ospita anche alcuni eventi di un importante festival musicale. La sua sede principale si trova nel paesino di Preggio. Il Preggio Music Festival è una blasonata manifestazione svolta da artisti che coniugano le loro meritate vacanze, con concerti di prim’ordine.

Giuro che non sono della Pro Loco ma un salto a Lisciano Niccone, al posto vostro, lo farei!

(Foto di Larry Ferrante in licenza Creative Commons)

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