10 Agosto 2008

La festa del grano: un appuntamento da non dimenticare

di Maria Scarinzi (Blog San Lorenzo Maggiore. Alla Scoperta della nostra Italia)

Convento Madonna della StradaSpighe di grano dorate dai raggi del sole e cullate dal vento fanno da sfondo ad un paesaggio fantastico. I terreni coltivati a vigneti e uliveti si interrompono per lasciare spazio al “grano della Madonna”. Enormi distese giallo oro saltano all’occhio di chi si avvicina a San Lorenzo Maggiore e gli preannunciano un grande evento.

Gli abitanti del luogo, le persone dei paesi limitrofi e tutti coloro che sono a conoscenza della festa che ogni anno, ormai da secoli, si tiene in onore della Madonna della Strada, aspettano con ansia la prima domenica di Luglio quando, dopo quasi un mese dall’inizio delle celebrazioni, all’antico Convento giungono dei carri stracolmi di grano per onorare la Madonna.

Costruito a pochi chilometri dal fiume Calore e vicino all’antico ponte Janare, del quale è ancora oggi possibile vedere i resti, il Convento della Madonna della Strada ha da sempre offerto riparo e rifugio ai pellegrini in viaggio. Questa massiccia costruzione, risalente al XII secolo e architettonicamente molto semplice, è caratterizzata da un interno ad un’unica navata, con un’abside rialzata e un deambulatorio che corre intorno all’altare, sormontato dal quadro della Madonna (una delle numerose copie). Una delle caratteristiche fondamentali, e che il visitatore non può non notare, è quella che qui definiscono “Scala Santa”, una scala presente all’interno della Chiesa e che i pellegrini scendono, spesse volte in ginocchio, nel raccolto silenzio della preghiera, per recarsi là dove fu ritrovato il quadro della Madonna. Le pareti sono prive di ex-voto, quasi a sottolineare che debba essere il grano che verrà donato a sopperire a questa mancanza.

Così, l’antico e miracoloso ritrovamento dell’icona raffigurante l’immagine di una Madonna nera, ha fatto nascere una delle più belle feste del grano che si tengono nel beneventano. Questa festa semplice, libera da qualsiasi voglia di spettacolarizzazione e custode ancora della sua essenza primitiva, riesce a manifestare la vera natura del laurentino. La mietitura, la costruzione dei carri, il dono del grano, la sua trebbiatura e la sua vendita diventano un espediente attraverso il quale il devoto riesce ad “uccidere” simbolicamente il grano e metterlo al suo servizio, ma soprattutto a ringraziare una divinità.

Qui, ogni anno il passato sembra tornare presente e dettare le regole ad un futuro sempre più prossimo. Certo i cambiamenti legati al trascorrere degli anni sono ben visibili: la tecnologia e i moderni trattori hanno sostituito i buoi che in passato trainavano i carri stracolmi di grano, eppure è ancora possibile respirare il profumo di un tempo lontano che, come un ospite atteso e desiderato, viene a far visita ad un presente in continuo fermento.

Canti, preghiere, applausi e gioia fanno da sfondo a questa giornata che, iniziata con una breve processione, si conclude con il dono del grano il quale viene scaricato al lato della chiesa dove si costruirà un’enorme “casazza”. Costruzione “Casazza”Così, il grano, uno degli alimenti fondamentali dell’alimentazione umana, diventa, per chi lo dona, una sorta di ex-voto e, per chi invece cerca di “rubare” qualche spiga dalla “casazza”, una reliquia da conquistare e custodire tutto l’anno nella propria casa quale simbolo del Sacro.

Tuttavia uno dei momenti più importanti al quale nessuno vuole mancare è la trebbiatura. Se la mietitura, così come la costruzione dei carri, sono avvenute nel più profondo silenzio e ad esse hanno preso parte solo i membri della famiglia, è durante la trebbiatura che si può respirare la collettività del rito. La polvere che si alza, il duro lavoro e l’abilità di persone esperte che si muovono con grande maestria intorno ad un’antica trebbia fanno da sfondo ad una giornata intrisa dall’essenza del sacro e la semplice e quasi scontata trasformazione delle spighe in chicchi e paglia diventa per i laurentini una sorta di evento miracoloso.

Tale miracolo sembra accrescere la propria importanza quando ci si rende conto che questa festa continua ad esistere anche in terre lontane come l’Australia e l’America, abitate da laurentini che in un antico passato hanno dovuto fare il loro “Addio ai Monti” ma hanno portato con sé un pezzetto d’Italia.

E allora per un giorno, o meglio per un mese, a San Lorenzo Maggiore si continua a dialogare con il passato, si continua a dare spazio ad una tradizione iniziata da persone ormai scomparse, puntando su un’identità molto forte formatasi nel passato e ancora viva grazie allo sforzo di un intero paese.

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