10 Ottobre 2008

Il campanilismo costruttivo del Matese

di Marcello Di Sarno (Blog Spinete. Interviste Sindaci)

Il sindaco di Spinete Michele Calabrese intervistato per Comuni-Italiani.it

Come si presenta Spinete a chi oggi la vive quotidianamente?
Spinete è un paese di collina di 1500 abitanti, posto di fronte al Matese. Ha una grossa tradizione di emigrazione iniziata negli anni ’50 e ’60 e indirizzata per lo più su tre direttrici: Nord America e Australia. In quest’ultima oggi vive la comunità più ampia di oriundi, che con le sue 1800 unità supera di gran lunga il numero complessivo dei residenti. Altre comunità più piccole sono presenti in Canada e Stati Uniti.
Dagli anni ‘90 è tradizione organizzare con loro un incontro – all’estero o qui da noi –  quasi sempre nel periodo estivo. Siamo orgogliosi di questi cittadini, nipoti dei nostri emigranti, che per la maggior parte ricoprono ruoli di prestigio nei loro paesi, sia a livello istituzionale che produttivo.
La nostra economia gode di buona salute, d’altronde gli spinetesi sono noti per la loro proverbiale parsimonia; in buona sostanza non amano spendere tanto, specialmente per le cose superflue. Michele CalabreseC’è un tasso di disoccupazione che potrei definire fisiologica guardando alla situazione generale del Molise, che viene controbilanciata dal profondo spirito di abnegazione dei miei concittadini. Molti hanno un doppio lavoro, alcuni si dedicano a quel poco di terra coltivabile di cui disponiamo.
Il nostro territorio è molto esteso, suddiviso in una zona centrale e in 13 borgate rurali. Nella zona centrale c’è un disegno urbano molto antico, con edifici addossati l’uno all’altro e attraversati da piccole stradine. Al contrario nelle borgate c’è un’edilizia recente, caratterizzata da villette a uno o due piani.

Tre validi motivi per visitarla?
Per iniziare qui c’è un ambiente tranquillo, sano, privo di elementi inquinanti. Gli unici odori sono quelli naturali della terra.
Ogni anno non mancano le attrattive culturali che coincidono con le festività estive, Natale e Carnevale. La nostra Pro Loco è in questo senso molto attiva nel proporre ogni volta un carnet di iniziative originali.
Un discorso a parte merita la rappresentazione storica che di solito organizziamo durante il periodo estivo. Si tratta di un “Protocollo del 500” che coinvolge il centro storico, dove viene ricreata la quotidianità dell’epoca attraverso i costumi e l’allestimento di antiche botteghe artigiane. E’ un impegno faticoso e alquanto dispendioso, dal punto di vista economico, per un piccolo comune come il nostro, per cui non possiamo garantire con regolarità la scadenza annuale.

Chi o cosa, secondo lei, ha plasmato l’identità degli spinetesi?
Non c’è un evento ben definito. Parlerei di una lunga fase storica in cui i nostri avi tra innumerevoli difficoltà e rinunce sono riusciti a tenere in vita Spinete. Ciò ha contribuito da un lato a rafforzare il sentimento della famiglia, dall’altro a favorire una certa attitudine allo studio, vissuto con serietà e spirito di sacrificio.
Infatti c’è un’altissima percentuale di laureati, equivalente al 2% – dato record a livello regionale – del riferimento complessivo della popolazione, per lo più si tratta di ingegneri. Quest’anno abbiamo avuto nello stesso giorno tre laureati con 110 e lode, un evento per una ristretta comunità come la nostra.

Per quale aspetto del suo Comune e della sua gente Michele Calabrese, da cittadino prima ancora che da sindaco, va fiero?
Vado fiero per quest’attenzione ai valori importanti, come la famiglia e lo studio. Non voglio ridurre tutto a freddi numeri, ma tanto per rendere l’idea qui da noi si contano uno-due casi di separazione. Quando s’inizia un progetto di vita, non ci sono difficoltà o ostacoli che tengano, lo si porta avanti fino in fondo, con fede sincera. Così nel crearsi una famiglia, così nell’affrontare la carriera universitaria.
Non per ergermi a sociologo, ma da tutto ciò si ricava una visione di vita ben definita che si trasmette di generazione in generazione. Ognuno si sente investito della responsabilità di dare merito ai sacrifici compiuti dai propri genitori.
E sì perché a sostenere i nostri studenti nelle Università di Napoli, Milano e Campobasso ci sono anche le famiglie più umili, dove si campa con un solo stipendio da operaio e dove la moglie oltre al lavoro di casalinga trova il tempo di curare un piccolo fazzoletto di terra.

Tra progetti da portare a termine e traguardi ambiziosi da perseguire, come vede il futuro di Spinete?
Su tutti c’è un’emergenza in particolare che caratterizza il nostro territorio: la precarietà delle sedi scolastiche. Le scuole materna e media si trovano in locali prefabbricati; quella elementare è ospitata in una struttura che è stata adibita all’uso ma che non risponde a tutte le esigenze della piccola utenza.
Per queste ragioni gli sforzi dell’amministrazione comunale sono indirizzati primariamente verso la ristrutturazione di alcuni immobili da utilizzare come plessi scolastici.
L’altro settore delicato riguarda la rete stradale, dove l’obiettivo è quello di migliorare le vie di collegamento con la superstrada, al fine di rilanciare l’industria artigianale locale. A Spinete c’è un florido artigianato di carpenteria metallica, con tre realtà imprenditoriali che vantano una solida presenza nel mercato del settore.
Insieme alle prime due emergenze esposte, aggiungo un traguardo prestigioso che auspico di raggiungere nel mio secondo mandato, e cioè l’acquisizione al patrimonio comunale del Palazzo marchesale, nato come fortilizio normanno. L’edificio, di proprietà dell’antica dinastia Imperato – i cui eredi vivono tra Roma e Pescara – e che oggi versa in totale stato di abbandono, potrebbe ospitare un museo contadino e dell’emigrante e fungere da sede ufficiale per incontri ed eventi di carattere culturale. Inoltre, la vicinanza della principale chiesa del paese – di origine medievale, intitolata a Santa Maria Assunta – ne fa ipotizzare l’utilizzo quale suggestiva location di buffet matrimoniali.

Una domanda che per lei è d’obbligo rivolgere su Spinete e la risposta che darebbe.
Spinete rispetto ai paesi circostanti resiste allo spopolamento verso i centri più importanti – leggi Bojano, Isernia, Campobasso. Qual è il motivo?
La risposta è che all’origine c’è un campanilismo costruttivo che permea il suo tessuto sociale. Ciò non preclude una convinta apertura all’accoglienza di nuovi residenti, in particolare di immigrati che vengono in Italia per cercare una miglior sorte. In quest’ottica rientra il progetto che sto portando avanti insieme con il nostro dirigente scolastico, di mettere a disposizione degli adulti dei corsi serali per apprendere l’italiano.
Nella quotidianità si concreta un forte spirito di solidarietà. Un esempio su tutti: a una giovane di coppia di rumeni che aveva perso il proprio bambino in un incidente, abbiamo offerto un loculo, attivando un finanziamento con il Piano sociale di zona.

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