17 Dicembre 2008

Tra storie e leggende del castello medievale

di Valeria Gatopoulos (Blog Roccascalegna. Alla Scoperta della nostra Italia)

Roccascalegna è un piccolo comune della provincia di Chieti e tutt’oggi conserva ancora l’atmosfera tipicamente medievale di alcuni comuni dell’Abruzzo.

Se da un lato non è facile conoscerne la data di fondazione, dall’altro si potrebbe ipotizzare che i primordi del borgo fossero già esistenti in epoca pre-romana a modo di insediamento pastorale.
Tuttavia il Catalogus Baronum datato intorno al 1050 fa sapere che in tale data esisteva già questo comune, dichiarazione avvalorata poi dai documenti notarili postumi risalenti al 1300 circa.

Veduta del Castello

Veduta del Castello

Il paese sorge lungo il crinale collinare della Val di Sangro: è sorprendente vedere come questo borgo prenda forma incorporandosi nella terra e sembra venirne fuori naturalmente, creando un’atmosfera fortemente suggestiva, in bilico tra distacco e armonia.

Il Castello rappresenta al meglio questo crogiolo di sensazioni; la costruzione si erge maestosa, affacciata a un dirupo, e si compone di quattro torri e di una cinta muraria, conservando l’atmosfera degli antichi combattimenti e degli assalti.

La creazione della struttura si colloca tra il 1200 e il 1400, e il primo documento ufficiale in cui si fa riferimento al castello è datato attorno al 1520. In questo documento si attesta la ristrutturazione del castello con l’aggiunta di quattro nuove torri cilindriche, ancora oggi visibili, che vanno ad accompagnare una già preesistente di base quadrata. Gli studiosi, riguardo quest’ultima, intorno agli anni ‘90 del novecento, hanno detto essere un’antica torre longobarda o normanna.

L’ingresso al castello avviene mediante una scalinata ed è possibile passare da una torre all’altra percorrendo altre rampe di scale scavate nella pietra: così è possibile visitare la Torre del Cuore, chiamata così per un bassorilievo scultoreo a forma di cuore; la Torre del Carcere che portava alle segreta del castello e che incute terrore solo a guardarla; la Torre del forno dove si cucinava il pane e la Torre di Guardia che domina il territorio e che offre una vista spettacolare ai visitatori.

Sul castello aleggia una leggenda cruenta, di cui conservano memoria tutti gli abitanti.

Pare che nel 1646 l’allora signorotto del luogo Corvo de Corvis, reintrodusse lo “ius prima noctis“, con il quale si accaparrava il diritto di giacere con ogni novella sposa del paese. Qualcuno ben presto si oppose a questa imposizione e uccise il barone a coltellate.
Non si sa chi di preciso compì l’atto: c’è chi dice che fu il marito di una giovane sposa che, travestito da donna, diede il ben servito al padrone del borgo; c’è, invece, chi afferma che fu proprio una sposa a uccidere Corvo.

Fatto è che sulle mura della torre, crollata nel 1940, rimase impressa un’impronta di una mano bagnata con il sangue del signore.
I più anziani raccontano di averla vista prima del crollo e di aver provato invano a lavarla via, ma questa tendeva sempre a ricomparire. Addirittura qualcuno sostiene che il pezzo di pietra con la mano impressa fosse rimasto intero.
Non ci è dato sapere chi abbia ucciso il barone, però è bene ricordare che questo personaggio fu realmente esistito e che effettivamente aveva riportato in auge la famigerata legge.

Descrivere la bellezza di questo luogo è impossibile; è più facile visitarlo per poterne assaporare le sensazioni e per lasciarsi estasiare dalla sua atmosfera.

(Foto per gentile concessione di Luca Sulcanese)

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