29 Dicembre 2008

Una città piena di vita con un enorme potenziale culturale

di Sofia Riccaboni (Blog Civitanova Marche. Interviste Scrittori)

Marco Apolloni si definisce “un nessuno che vuole diventare qualcuno” e comincia il suo percorso di ascesa iniziando da Civitanova Marche: città, dove abita e in cui ha presentato il suo ultimo libro, che gli ha dato molto e tanto ancora ha da offrire ai giovani e ai cittadini tutti.

Marco Apolloni

Marco Apolloni

Appassionato di filosofia e di cinema. Quanto la passione per quest’ultimo si lega a Civitanova?
Ricordo che quando ero piccolo, finite le partite, la domenica pomeriggio andavo sempre con i miei genitori al Cine-Teatro “Rossini” della mia città.
Era il nostro rito domenicale, come per gli americani lo sono i classici barbecue.
Oserei dire di essere cresciuto al buio di quella sala, con il ronzio della pellicola che si srotola e l’odore inconfondibile di pop corn che impregna l’aria.
Un amico di mio padre strappava i biglietti all’ingresso e, per me bambino, quell’uomo era un’istituzione: era il Mangiafuoco della favola di Pinocchio che apriva le porte del suo mondo magico. E, stranezza del tempo, gli anni passano e più vividi diventano i ricordi.
Questa è una cosa che tutte le persone di una certa età sperimentano sulla loro pelle. Ad esempio: mia nonna ricorda meglio un episodio della sua infanzia, seppur insignificante, che quello che ha mangiato un’ora prima.

Quali i motivi per cui una persona dovrebbe visitare Civitanova Marche?
Sono tanti, ma si possono riassumere in tre principali: perché c’è il mare; perché è la patria delle calzature (Della Valle, Cesare Paciotti, Fornarina, solo per citare i marchi più famosi); perché è la mia città.
Beh, forse quest’ultima non può essere una ragione sufficiente, ma suvvia concedetemela!
Ad ogni modo, Civitanova Marche è una città piena di vita e vivibile al tempo stesso, sviluppando la sua natura commerciale senza, però, trascurare la ben più importante dimensione umana.

Perché come sono i suoi compaesani?
Noi marchigiani siamo un po’ particolari e i civitanovesi non fanno eccezione in questo: diffidenti all’inizio con i forestieri. Questo, però, è soltanto un nostro modo di proteggerci; tendiamo ad aprirci gradualmente quando scopriamo di avere davanti persone autentiche come noi.
Ricordo le parole di un editore sul conto di noi marchigiani: “Marco si vede da come scrivi che sei marchigiano… Assomigliate verosimilmente alle creature del sottosuolo che popolano i capolavori dostoevskijani”. Affermazione, a mio parere, non priva di fondamenta e che, vista la mia passione per Dostoevskij, reputo un complimento!

In tour nella città, dove mi porterebbe?
Ci sono molte cose da vedere nella mia città: il molo è una di queste. C’è una lunga passeggiata romantica per coppiette, i gabbiani che gracidano e acciuffano qualche pesce, le voci dei pescatori che confabulano sul pescato e poi, beh, il rumore del mare.
C’è un monumento a San Benedetto del Tronto, dove c’è scritto: “Lavorare, lavorare, lavorare, preferisco il rumore del mare”. In questi versi ritrovo qualcosa di Civitanova Marche. Spesso e volentieri, invece che correre freneticamente da un posto all’altro giusto per far passare le proprie giornate, dovremmo piuttosto trovare pace e contemplare quell’assoluto spettacolo che è il mare. Un dono che Dio ci ha fatto per naufragare con più dolcezza, parafrasando un poeta delle mie terre, il fu Giacomo Leopardi.
E ancora ci sono anche diverse chiese belle da vedere, come quella di San Marone in stile romanico e i reperti archeologici che testimoniano le antiche origine del comune, originariamente composto da due nuclei abitativi differenti e unitisi, in modo definitivo, solo nel 1938.

Cosa secondo te andrebbe maggiormente valorizzato a Civitanova?
Fossi il sindaco riqualificherei le aree verdi della città e darei un freno al processo di cementificazione sfrenato che, ormai da anni, sta cambiando volto a questa città.
Comprendo le ragioni del progresso, ma – filosofando – ci sono ragioni che il progresso stesso non può capire. Ad ogni modo, esistono modi alternativi per costruire, magari con materiali edili più ecologici e riducendo al minimo l’impatto ambientale. Con un maggiore sforzo da parte di tutti ciò non è impossibile.
L’avvio della raccolta differenziata è un buon inizio; con un briciolo di buon senso in più sarà possibile crescere un nuova generazione verde a Civitanova.
Un’altra cosa, considerando che è una città da bandiera blu europea, direi che è decisamente migliorabile l’offerta alberghiera cittadina. Le strutture ci sarebbero pure, solo che quelle già esistenti andrebbero rese più appetibili per un turismo giovane, magari con la creazione di appositi villaggi turistici o discoteche. Non dico che Civitanova debba diventare una sorta di Rimini marchigiana, ma una città con un po’ più di brio, con più iniziative culturali – la cultura è l’anima di una città – non guasterebbe e la renderebbe senz’altro più attraente, proprio come una donna con il trucco rifatto!

Civitanova Marche

Civitanova Marche

Cosa rimprovera a questo comune?
Risiedo a Civitanova Marche solo dallo scorso settembre, anche se qui ci sono le radici della mia famiglia paterna - quella materna le ha a Castelfidardo, patria della fisarmonica. In questo arco di tempo, seppur breve, mi sono reso conto che in città dovrebbero esserci più spazi verdi e organizzate un maggior numero di iniziative culturali: mi piacerebbe che la parola Cultura qui, come già è avvenuto altrove, non diventi una parolaccia.

In che modo secondo lei?
Facendo capire ai giovani che la Cultura non è roba da “sfigati” - per voler usare un termine in voga fra i più giovani - ma che è lei stessa una “figata” nel vero senso della parola.
Durante l’ultima presentazione di un mio libro, tenuta qui a Civitanova Marche, un quindicenne si è meravigliato di riconoscere in me un bravo tennista, come se qualcuno gli avesse inculcato che non si può essere sportivi e scrittori al tempo stesso. Niente di più sbagliato!
La Cultura, quella con la “C” maiuscola, potrebbe fare quello che, in alcune città di provincia, fanno stimabili parroci: togliere i giovani dalle strade e farli diventare degli uomini migliori.
Essere un cittadino acculturato significa anche essere più consapevole e con una precisa memoria condivisa.
E un popolo che non è consapevole del proprio bagaglio culturale è destinato, presto o tardi, a estinguersi.

Ha appena pubblicato il suo primo saggio “CineFilosofando”. Come è nato questo volume?
CineFilosofando potrebbe essere tranquillamente definito un libro multimediale. Esso infatti, in buona parte, è nato raccogliendo alcuni saggi che avevo inserito nel mio sito/blog culturale.
Le persone, positivamente colpite dallo stile fresco e dai temi caldi da me trattati, con le loro email e i loro commenti, mi hanno stimolato a racchiudere in un unico testo il “best of” dei miei saggi d’approfondimento e a dar loro un comune filo conduttore: il cinema.
Il sottotitolo implicito del mio libro, “La vita è come un film”, nasce dall’idea che l’esistenza e il cinema sono accomunati da un medesimo tessuto narrativo, che si dipana in un arco ristretto di tempo. E poiché il cinema stesso, in molti casi, è riflessione sulla vita, si aggancia con la filosofia, disciplina di cui sono specializzato.
L’intento principale è stato quello di fare un saggio anticonvenzionale, aperto non solo agli studiosi, ma anche ai semplici appassionati della materia, capace di uscire fuori dall’ambito ristretto delle Accademie.
Così propongo modelli, per esempio anglosassoni - dai Simpson alle correnti filosofiche - cercando di far cultura affrontando argomenti considerati tabù dai cosiddetti “accademici”.
Comunque si tratta di un saggio non troppo infarcito di citazioni, ma che predilige piuttosto intessere una ragnatela d’idee e di visioni.
Non a caso il finale è un vero e proprio inno all’europeismo, di cui io sono un profondo assertore.

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