30 Gennaio 2009

Il paese dove il monumento più importante è la natura

di Sofia Riccaboni (Blog Rhêmes-Notre-Dame. Interviste Scrittori)

Con Dario Arkel, scrittore, alla scoperta di uno dei tanti paesini della Valle d’Aosta, Rhemes-Notre-Dame. Un luogo immerso nella natura di una delle regioni tra le più belle d’Italia.

Dario Arkel

Dario Arkel

Qual è la parte più caratteristica di Rhemes Notre Dame?
La vallata stretta che si apre maestosa e improvvisa sulla parrocchiale del Quattrocento. Sullo sfondo (versante sud) la Granta Parei, la Grande Parete, alta 3387 metri.
Dietro di essa una parte di Piemonte che si insinua a est, mentre a sud-ovest la Tarantaise e la Vanoise. Se ti giri, verso nord, cogli invece l’enorme massiccio del Grand Combin (4365m.) La valle appare come un grande corridoio, verde e alberato in estate, bianco e candido in inverno. Sul versante occidentale la Valsavarenche. Si arriva attraverso numerosi passi facilmente abbordabili, il più celebre dei quali è l’Entrelor (3007 m) che tra i monti vuol dire “or è montagna”. Poche sono le case e il turismo non ha ancora toccato i picchi di altri luoghi valdostani.

Qual è il monumento maggiormente simbolico per il suo paese?
La parrocchiale antica, sulla meridiana della quale compare il motto: “Il tempo passa come l’ombra”.
La parrocchiale è un esempio di umiltà, ha la particolarità di chiudere la visuale per un attimo, anche se la strada la coglie lateralmente.
C’è un angolo che chiude la visuale, come se si volesse enfatizzare il panorama che si riapre. Ha un colore chiaro, un giallo opaco e il campanile è aguzzo.
Qui, solo in certi giorni estivi diceva messa un accademico pontificio, Padre Di Rovasenda, solo per un uomo: il Conte Rossi di Montelera. Curiosamente restavano soli, anziani, saggi.
A fianco, il piccolo cimitero del paese, non troppo floreale, austero, mesto, umile anch’esso.

Dovendo consigliare un tour del suo paese quali sono i posti che inserirebbe?
Il grande prato piatto, la Dora di Rhemes, che scende dal ghiacciaio e i sentieri che congiungono la valle con le altre, come sorelle che si danno la mano. Poi, le pinete sericee, la terra nutrita, cangianti i colori. I profumi che penetrano e gravitano tra le narici e il fondo percorribile, piatto come un tappeto, da calpestare a piedi nudi. Camminerei sino al Rifugio Benevolo, oltre il paese del Thumel, e la parrocchiale pastorale di Fos e raggiungere il colle, oltre il lago di Goletta. La natura qui è selvaggia e la vista impareggiabile.
A Sud, oltre la calotta ghiacciata, si intravedono anche i laghi verso St. Foix (Francia) e il rifugio de l’Archeboch. La conca dal colle Bassac-Déré sovrasta il ghiacciaio di Gliairetta, sotto la punta Galisia.
Immancabili anche almeno due tappe eno-gastronomiche: la trattoria Galisia, dove non manca mai la polenta concia, derivazione del canavese, e la cotoletta valdostana, e il ristorante su al Thumel dove si può pranzare a 2000 metri all’aria aperta, sotto il sole e gustare i cibi alpini di tradizione non solo valdostana (pierrade, raclette, etc.).

Quali sono le attività caratteristiche di questo paesino?
Conosciuta per lo sci di fondo e le passeggiate, Rhemes non possiede rilevanti impianti di risalita.
Le feste maggiori sono in estate: la mostra-mercato dell’artigianato (Rencontre des artisans) e le cerimonie enogastronomiche concomitanti con il sopraggiungere dei componenti della cittadina gemellata di Solarolo.

Descriva il paese come lo farebbe uno scrittore come lei?
Comincerei con la Resistenza, descrivendo la grande fatica fatta dal partigiano Federico Chabod che, in pieno inverno, transitò con i compagni dal passo di Galisia e discese verso casa, una delle quattro del paese di Rovenaud, scappando dal rastrellamento nazista in Valsavarenche.
Lui che vede le prime fioche luci nella tempesta. Ecco: quella è Rhemes!!!
Concluderei cercando sue tracce, suoi parenti e suoi ricordi, conscio che di lui - primo presidente della Regione Autonoma, sostenitore dell’appartenenza della Valle d’Aosta all’Italia, insigne storico e accademico di Francia - non è rimasta traccia, se non la titolazione di alcune paravalanghe lungo il tragitto.

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