Intervistiamo su Aosta, Donato Arcaro, guida turistica e guida escursionistica naturalistica della Valle d’Aosta
Cosa l’ha portato ad essere una guida turistica?
Ero già guida escursionistica naturalistica, diventare anche guida turistica mi dava la possibilità di allargare la mia offerta, di proporre ai miei clienti qualunque tipo di itinerario, considerando la conformazione territoriale della mia regione: dalle escursioni nei parchi naturali alle visite ai siti storici. In Valle d’Aosta spesso questi due aspetti si fondono, ci sono molti castelli ed altre splendide opere in luoghi di grande interesse naturalistico: penso al ponte-acquedotto romano di Pondel, un’opera originale e grandiosa, di forte impatto visivo, che attraversa un orrido davvero spettacolare, circondata da un ambiente naturale molto affascinante.
Cosa ti piace di più del tuo lavoro?
Questa è un’attività varia, che svolgo in maniera autonoma, fondata sul contatto con la gente, e per questo, richiede di mettersi in gioco sempre, per migliorarsi continuamente attraverso il confronto con gli altri. Mi piace raccontare la mia regione e cercare di trasmettere l’amore per la mia terra, interagire e discutere con i gruppi è solitamente piacevole e stimolante, anche se a volte ci sono clienti e situazioni difficili da gestire: classi scolastiche poco motivate, persone piene di pregiudizi e preconcetti. Ma ho conosciuto anche turisti fin troppo curiosi che mi hanno costretto a cercare risposta a molte domande sulla realtà locale della Valle d’Aosta. Domande che non mi ero mai posto e alle quali sul momento non avevo saputo rispondere.
Cosa offre ai turisti che si affidano a lei?
Nel corso degli anni ho molto cambiato il mio approccio alla professione. Inizialmente mi concentravo unicamente sui contenuti, la mia naturale capacità comunicativa mi permetteva di essere sufficientemente chiaro e interessante, senza annoiare il turista. Con gli anni ho appreso però che adeguare questa mia capacità alle esigenze dei singoli turisti era di importanza fondamentale: così ho migliorato la capacità di sintesi e affinato le tecniche di espressione. L’esperienza mi ha anche insegnato ad essere più attento alle esigenze pratiche e concrete dei gruppi, agli aspetti organizzativi, ai bisogni dei bambini e degli anziani in particolare.
Per quanto riguarda i programmi, mi piace proporre itinerari alternativi, in luoghi meno noti della mia regione o percorsi a tema in siti più noti. Devo però riconoscere che il grosso della clientela richiede gli itinerari più classici e collaudati.
Mi piace anche far conoscere ai viaggiatori i prodotti tipici della Valle d’Aosta: la fontina, i suoi vini, i suoi salumi. Si tratta di prodotti caratteristici, strettamente legati al nostro territorio, naturali, che aiutano a comprendere lo spirito del luogo.
Ci parli di Aosta
Aosta è una città a dimensione umana; secondo i commenti dei turisti è tranquilla e pulita. La periferia è anonima ma il centro storico è ricco di fascino, con monumenti e tracce del passato più o meno recente. Aosta è una città piccola, con 34.000 abitanti. Per questo molti si stupiscono che sia un capoluogo di regione. Come molte città italiane è il risultato di 20 secoli di stratificazioni sociali e culturali. Per la sua storia particolare, conserva testimonianze eccezionali dell’epoca romana e di quella medievale, mentre ci sono poche opere notevoli risalenti al periodo successivo al XVI secolo. Negli ultimi anni si stanno rivalutando e restaurando angoli trascurati o degradati, che meritano maggiore attenzione agli occhi dell’opinione pubblica. Aosta oggi vive certamente una realtà privilegiata, come risulta dalla recente indagine del Sole 24 Ore che ha visto questa città in testa alla classifica delle città italiane con una migliore qualità della vita.
Cosa attrae un turista ad Aosta?
Quando chiedo un commento al termine delle visite guidate alla città, ciò che sento dire più spesso è che l’esperienza risulta superiore alle aspettative, e questo è per me una grande soddisfazione. Spesso i turisti sono attratti da aspetti che a noi valdostani appaiono normali. I tetti in lose, ad esempio le nostre tipiche coperture in pietra, ai turisti appaiono come una cosa straordinaria. Ovviamente, è soprattutto la natura incontaminata e spettacolare di questa zona ad attirare maggiormente i turisti: gli inverni innevati donano un aspetto quasi fiabesco alle montagne e a certi angoli della città. In primavera e in estate il clima e le temperature miti consentono un flusso turistico costante: è infatti questo il periodo migliore per visitare la città, con le bellissime fioriture e le giornate lunghe, e soprattutto per la varietà delle proposte culturali. Mentre per chi è alla ricerca di un periodo di tranquillità consiglio di farci visita in autunno.
Qual è l’itinerario che lei consiglia più spesso per una visita lampo?
Chi visita Aosta non può non andare a vedere i principali monumenti romani, quelli che hanno dato ad Aosta il soprannome di “Roma delle Alpi”: dal ponte romano all’Arco di Augusto, dalla Porta Praetoria al teatro e al criptoportico forense. Inoltre sono ancora ben conservati diversi tratti delle mura con le relative torri, che hanno subito trasformazioni durante tutta l’epoca medievale. Sicuramente da non perdere è il capolavoro del medioevo valdostano, la collegiata di Sant’Orso, con il famoso chiostro romanico del XII secolo. La chiesa, di impianto romanico poi trasformata in stile gotico flamboyant, ha nel coro degli stalli lignei di altissima qualità e di grande fantasia. Di grande interesse è anche la cattedrale, costruita a cavallo dell’anno Mille su un’antica domus ecclesia. Se si dispone di più tempo, vale la pena visitare gli affreschi romanici dell’inizio del secondo millennio nel sottotetto di Sant’Orso, la chiesa paleocristiana di San Lorenzo, il chiostro gotico della cattedrale.
Riferimenti:
www.naturaosta.it
(Foto per gentile concessione di Donato Arcaro)
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