Carlo Iacubino, giornalista sportivo, intervistato sulla sua città, San Severo, per Comuni-Italiani.it
Cos’è che l’ha spinta verso il giornalismo?
Dopo la laurea in Scienze Politiche all’Università “La Sapienza” di Roma, mi sono specializzato nel settore dell’informazione. Le varie esperienze lavorative mi hanno permesso di approfondire le mie conoscenze e la mia professionalità nel giornalismo, nell’ambito dell’ufficio stampa e della redazione on-line (oltre che scritta e televisiva). Il passo successivo fu quello di sfruttare quanto fatto fino a quel momento in un settore che unisce impegno e passione: quello sportivo.
Che rapporto ha con San Severo?
Mantengo un rapporto splendido con la città che mi ha dato i natali e dove ho tuttora i miei genitori. Ma se agli affetti familiari aggiungiamo i ricordi, i sapori gastronomici, gli odori, la cultura e le tradizioni della città che mi hanno visto diventare uomo, allora capisco il significato e l’importanza di continuare a viverla, anche se in maniera limitata e ad interessarmi di tutto ciò che riguarda l’ambito cittadino.
Ci presenti in poche battute la sua città.
San Severo è situata all’estremo nord della Puglia, a circa 40 km dal Molise, ha una superficie di 333 kmq e una popolazione che sfiora i 60 mila abitanti. E’ situata in una posizione strategica, servita dall’autostrada A-14 (a un solo chilometro dalla città), dalla S.S. 16 Adriatica e dalle ferrovie nazionali, oltre a quelle del Gargano, rappresentando la città di riferimento per tutto il promontorio.
Pur essendo state ritrovate tracce dell’epoca neolitica, la nascita della città può farsi risalire all’età longobarda e bizantina, quando venne insediato nel territorio dauno il culto del santo apostolo del Norico Severino, abate benedettino del V secolo. Sorse quindi la chiesa dedicata a San Severino, intorno alla quale si formò la città, in origine chiamata Castellum Sancti Severini, poi divenuta San Severo.
Quali i luoghi cittadini più suggestivi?
Il centro storico è la maggiore attrazione della città: le sue chiese, le sue vie e viuzze, i palazzi sono i protagonisti di quanti passeggiano al suo interno. Vedendola dall’alto balzano agli occhi i numerosi campanili che danno una dimensione strutturale del centro storico rispetto al resto esteso della città. Camminando per le vie del centro, non rimane inosservata ai visitatori la chiesa di San Severino, monumento nazionale di stile romanico, dedicata al primo patrono della città. Poco distante sorge la cattedrale di Santa Maria Assunta che conserva dipinti settecenteschi al suo interno (di D’Elia, Mollo su tutti) e il fonte battesimale risalente al XII secolo. Interessante anche la facciata della chiesa di San Lorenzo, esempio perfetto di compromesso tra rococò e classicismo.
Una piccola chicca nascosta per i lettori?
A poche decine di metri dalla chiesa di San Lorenzo sorge il Teatro comunale, intitolato a Giuseppe Verdi. E’ uno dei maggiori teatri della Puglia e dell’intera penisola, inaugurato il 9 dicembre del 1937 con Andrea Chénier di Umberto Giordano, che vide come protagonista Rosetta Pampanini. L’edificio sorge nell’antico e vasto giardino del monastero delle Benedettine ed è stato realizzato in stile neoclassico. Da subito distintosi per la sua programmazione qualitativamente alta, il teatro ha accolto l’esibizione, tra gli altri, di Raffaele Viviani, Paola Borboni, Titina e Peppino De Filippo, Nino Taranto ed Erminio Macario.
Ci descriva le qualità principali della sua città.
Conosciuta soprattutto per il vino, ambito nel quale la città si distingue per esserne una delle prime al mondo per la produzione e la commercializzazione, San Severo è storicamente una realtà legata all’economia primaria. Infatti non solo la produzione di vino, ma anche quella di olio, di pomodoro, di cereali, di barbabietole sono il punto di forza della città. Ma quella che potrebbe sembrare un paesone di contadini, in realtà è una città che si è ben sviluppata nel settore terziario e, soprattutto, nel commercio. Storicamente favorita dalla sua posizione geografica, che da sempre ne fa un punto di riferimento, la città vanta la possibilità di avvalersi di una miriade di piccole e medie imprese dedite a questo settore, senza dimenticare, ad esempio, l’imponente mercato settimanale (del giovedì) che mette in risalto proprio la storica propensione al commercio del popolo sanseverese.
Quali le manifestazioni che si tengono a San Severo?
Le maggiori manifestazioni pubbliche sanseveresi sono soprattutto quelle legate alla religione.
I riti della Settimana Santa, in particolare quelle del Venerdì Santo, raccolgono la partecipazione della gente della città dell’Alto Tavoliere. Proprio nel giorno dell’uccisione di Cristo, ci si sveglia prima dell’alba per essere presenti, con commossa partecipazione, all’Incontro: tre sacri cortei, dopo aver percorso varie strade principali cittadine, convergono nell’antica piazza Castello dove le statue dell’Addolorata e del Cristo corrono l’una verso l’altra. L’abbraccio tra la Madre e il Figlio è però impedito dalla Croce che si pone improvvisamente tra loro. Alla sera, invece, si snoda per le vie della città, dalla chiesa di Santa Lucia, la toccante processione con l’effigie di Gesù morto, racchiusa in una fastosa urna barocca, seguita da un’altra pregevolissima statua della Vergine dolorosa.
Se la Settimana Santa rappresenta un momento di grande religiosità del popolo sanseverese, la festa patronale della Madonna del Soccorso unisce sacro e partecipazione al vastissimo programma dei giorni a cavallo con la terza domenica di maggio. La “Festa” coinvolge tutti i cittadini, anche quelli che vivono distanti che ne approfittano per trascorrere qualche giorno nella propria città, ma anche tantissimi turisti e curiosi. Il passare della Madonna del Soccorso per le maggiori arterie cittadine, accompagnata dai santi compatroni San Severino Abate e San Severo Vescovo, è scandito dalle assordanti e fantasiose batterie pirotecniche (“i fuochi”), momento di esaltazione del vero sanseverese che non accetta critiche sull’aspetto mondano dei festeggiamenti perché “ognuno esprime la propria religiosità nel modo più confacente”. Legato alla festa vi è infatti il “Palio delle Batterie”, nel quale i vari rioni della città si sfidano nell’organizzazione del “fuoco” più spettacolare. Il tutto coinvolge parecchie decine di migliaia di persone, tra le quali la folla dei fujenti, un’intrepida ressa di giovani che segue il percorso dei fuochi correndo a breve distanza dalle esplosioni.
Qual è il luogo che lei preferisce?
Sicuramente, percorrendo le vie cittadine, si è colpiti dalla bellezza della via in discesa che collega la piazza del Municipio con il teatro e che poi prosegue per il viale della villa comunale. Partendo proprio dalla piazza antistante la sede del comune, senza farsi distrarre dai negozi situati a destra e a sinistra, si può cogliere il passaggio tra l’antico e il moderno, tra il centro storico e tutto ciò che è venuto dopo, in un continuo percorso che prende in rassegna chiese e palazzi.
Cosa cambierebbe del suo Comune?
Non è una città che riscuote particolare pubblicità, a mio avviso, a livello nazionale e anche oltre. La scarsa visibilità nel panorama artistico, storico e culturale italiano sono sicuramente l’handicap che la città non è riuscita mai a superare, testimoniato dal fatto che i numerosi turisti, spesso di passaggio, rimangono colpiti dalle bellezze di un centro abitato che avevano pensato solo da “appoggio” prima di proseguire verso altre località del Gargano (soprattutto balneari o religiose). La stessa festa patronale incassa esaltanti commenti sulla vastità del programma e delle manifestazioni dai tanti “forestieri”, invitati a trascorrere qualche giorno in città da studenti o da lavoratori fuori sede.
Ci racconti un suo ricordo personale legato alla città.
Quando il vecchio viene messo da parte, i ricordi non svaniscono nel nulla, soprattutto se quel “vecchio” ha fatto parte della vita quotidiana di tantissimi cittadini. Cosi ricordo ancora l’esistenza della ferrovia, ormai in disuso, della tratta tramviaria San Severo-Torremaggiore, paese limitrofo a circa 6 km di distanza. La tranvia entrò in servizio il 25 agosto 1925, anche se l’inaugurazione ufficiale avvenne solo il 19 giugno 1927 e cessò il suo servizio il 31 marzo 1962. Ma anche quando andò in disuso, Viale Due Giugno, che è l’arteria principale della città, conservò i ruderi di quella tratta per almeno due decenni. Con grande curiosità di chi, fanciullo come me, non era riuscito mai a darsi una spiegazione precisa sull’esistenza di una ferrovia in quella che ormai era divenuta la strada più importante per il trasporto su gomma.
Un fatto di cronaca che si lega alla sua città.
Il 3 aprile 2009 ricorre il ventesimo anniversario di un grave fatto di cronaca accaduto nella città di San Severo: in un soleggiato pomeriggio della fine degli anni ‘80 un treno deragliò a circa 120 km/h entrando letteralmente in stazione e distruggendo tutto ciò che incontrò nella sua irrefrenabile corsa.
Tra le macerie furono recuperate 8 vittime, un numero che può sembrare limitato rispetto alle proporzioni che la tragedia avrebbe potuto assumere: infatti, fortunatamente, parte della stazione, proprio quella più devastata (sala d’attesa, bar) era inutilizzabile perché proprio in quei giorni era interessata da lavori di rifacimento. Ma oltre a macchinisti e personale delle ferrovie, persero la vita anche operai impegnati nell’opera di ristrutturazione. Fu una tragedia che colpì profondamente la cittadinanza che si unì al profondo dolore di quanti persero i propri cari con una partecipazione straordinaria.
Ci sono dei personaggi illustri da ricordare vissuti nel suo comune?
Arte, musica, e letteratura hanno avuto come protagonisti illustri sanseveresi. Ad iniziare da Andrea Pazienza, pittore e soprattutto fumettista, cui Benigni ha dedicato il film “Il piccolo diavolo”. Zanardi, Pompeo, Pentothal sono i personaggi creati dal fumettista, ormai divenuti “cult” per gli amanti del genere e alcuni ripresi nel film “Paz” del 2002. Numerose le collaborazioni di Pazienza, tra le quali ricordiamo Linus, Corto Maltese, Frigidaire, Comic Art. Andando indietro di qualche secolo è certamente da ricordare il principe Raimondo Di Sangro, che nel ‘700 divenne un celebre esoterista, inventore, anatomista, militare, letterato ed accademico italiano. Nella musica rientrano le opere di Luca De Nuzzo, vincitore del premio “De Andrè”, di Nazario Tartaglione e soprattutto dei trascorsi pugliesi di Matteo Salvatore. Anche la letteratura ha avuto i contributi dei sanseveresi Nino Casiglio, Enrico Fraccacreta, Raffaele Niro, Alessandro Minuziano, Luigi Violano e Mario Carli.
Un fatto di storia, anche recente, legato alla vita della sua città.
Pochi, sanseveresi e non, conoscono un capitolo amaro della storia cittadina riconducibile al 23 marzo del 1950. All’indomani di uno sciopero generale, i braccianti di San Severo insorsero contro le forze di polizia innalzando barricate e assaltando le armerie e la sede del Movimento Sociale Italiano. Gli scontri causarono un morto e una quarantina di feriti tra civili e militari, tanto è vero che la città venne occupata militarmente (addirittura con carri armati) e la notizia ebbe risonanza fino in America, pubblicata dal New York Times. Un fatto storico che, se tralasciamo per un attimo le motivazioni politiche, trova successive manifestazioni in ben altri contesti mondiali: esercito contro cittadini come a Praga nel 1968 o come a Tienamen nel 1989.
Cosa aggiungerebbe per completare il quadro che abbiamo di San Severo?
Definire San Severo in un’unica parola, o in poche parole, è impresa assai ardua.
E’, se vogliamo, la città dei tanti paradossi, o dei compromessi, della modernità che si fronteggia con la tradizione, della destra politica che si nasconde nella sinistra e viceversa, della malavita che combatte la sua battaglia quotidiana e della tanta gente, fortunatamente la maggioranza, che rimane sempre calda, accogliente e simpatica.
E’ la città nella quale puoi incontrare un carro trainato da un cavallo, ma anche un ufficio postale o una delle tantissime banche in cui non si aspetta mai più di dieci minuti.
E’ la città che si può criticare sotto vari aspetti, ma poi viaggiando per l’Italia ci si può accorgere che ovunque le cose potrebbero non andare affatto meglio.
E’ la città che può offrire tutto e niente, ma che certamente si sta muovendo più sul primo che sul secondo e la realizzazione dell’università, oltre alle già esistenti scuole, biblioteche e centri culturali ne sono una testimonianza.
E’ la città nella quale puoi camminare ad occhi chiusi e non perdere la dimensione temporale perché ogni momento, ogni periodo dell’anno ha il suo odore: da quello aspro e di stoppie bruciate d’estate a quello pungente dell’inverno, da quello d’arrosto (di “torcinelli”, tipici della festa patronale) a quello del fumo dei caminetti che annunciano il periodo natalizio, da quello di uva che manifesta il momento della vendemmia a quello dell’incenso che accompagna tante manifestazioni religiose. Ma chi non è mai stato a San Severo probabilmente si troverebbe di fronte ad un miscuglio disomogeneo di odori, di sapori e di colori e, quasi certamente, non ne coglierebbe l’autentico significato rispetto a chi ci ha vissuto.
Scrivi un commento
Per inviare un commento devi fare il login.