In Provincia di Cagliari c’è un piccolo comune molto interessante dal punto di vista storico e culturale per l’intera isola: Villaspeciosa. Nelle sue campagne è, infatti, ubicato il mosaico pavimentale meglio conservato della Sardegna.
Il paese si trova a venti chilometri da Cagliari, tra la pianura del Campidano e il Sulcis, raggiungibile tramite la strada statale che va verso Iglesias. Il prezioso mosaico è poco distante dal comune, nel sito archeologico di San Cromazio, un centro di età tardo-romana e alto-medioevale.
Sulla sua superficie di 160 metri (è il più grande di tutta l’isola) vi sono raffigurati motivi geometrici che si intrecciano a quelli vegetali in cui spiccano i disegni di alcuni vasi realizzati con tessere bianche, verdi, nere e ocra.
Da quanto appreso, le parti che lo compongono risalgono a periodi diversi: i pannelli posti attorno al rettangolo centrale sono del IV secolo inoltrato, mentre la zona interna di colore bianco, nero e ocra risale al periodo fra il V e VI secolo.
La chiesetta fu infatti ripavimentata nel periodo bizantino e ornata con un vaso centrale con grandi anse, realizzato con tessere più grandi che richiamano le decorazioni degli altri pannelli. Vi sono coppe (kantharoi) usate per il vino, spighe, foglie d’edera, acanto e pampini e anche piccoli scudi a mezzaluna.
I motivi del sito di San Cromazio sono quelli dell’età pagana, poi assimilati dalla cultura cristiana, e si ritrovano simili in pavimenti romani del nord Africa. Il villaggio vicino al paese fu abitato anche nell’alto medioevo, in seguito è stato probabilmente abbandonato dagli abitanti che si sono trasferiti nell’area in cui sorge ora l’attuale Villaspeciosa.
Attorno all’anno Mille la chiesa fu distrutta e i suoi materiali utilizzati per costruire la chiesa romanica di San Platano, poco distante dal sito archeologico.
Questo piccolo gioiello merita di certo una visita: è una delle poche chiese sarde, infatti, a due navate, di lunghezza diversa, costruita dai monaci Vittorini che arrivavano dalla Provenza. Particolare la facciata, divisa in tre parti, che è stata realizzata con i marmi bianchi, il tufo trachite e il calcare prelevato dalla chiesetta di San Cromazio.
Attorno a San Platano vi è un ampio cortile lastricato in pietra, e un parco in cui l’ultima domenica di agosto si svolge una sagra dedicata al santo. La festa inizia dal martedì con la preparazione del pane; il venerdì successivo, poi, le donne in costume portano il cibo dal paese, mentre gli uomini portano dalla campagna le frasche tradizionalmente di ontano (s’abiu, in sardo) per costruire un pergolato davanti alla chiesa , dove si pranza tutti insieme.
La domenica, poi, c’è la festa religiosa con la processione a cui partecipano i fedeli che arrivano anche dal Sulcis. La statua del santo è trasportata da un carro trainato da due buoi, mentre si cantano le canzoni dedicate al santo dette Is goccius, accompagnate dalla musica della fisarmonica e del suono delle Launeddas, un tipico strumento a fiato costruito con tre canne. Le sue origini sono antichissime, risalgono addirittura alla preistoria, al periodo nuragico, tanto che un bronzetto ritrovato a Ittiri raffigura proprio un suonatore di launeddas, la cui musica è alla base del ballo sardo.
Per i tesori archeologici si può visitare Villaspeciosa tutto l’anno, chi capita invece a fine agosto ha l’occasione di partecipare a una festa tipica del campidanese, una simbiosi tra sacro e profano.
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