17 Aprile 2009

La quiete sulla riva destra del Serio

di Andrea Bonfiglio (Blog Nembro. Interviste Scrittori)

Aurora Cantini

Aurora Cantini

Insignita del titolo onorifico di Cavaliere per l’arte e la poesia a Roma e della qualifica di Poeta insigne, premiata al concorso letterario “Firenze Capitale d’Europa”, la scrittrice Aurora Cantini, autrice fra gli altri del libro “I fiori di campo” (Edizioni Il Grappolo), “Nel migrar dei giorni” (Edizioni La Conca) e “Uno scrigno è l’amore” (Circolo Culturale Identità) intervistata su Nembro per Comuni-Italiani.it

I diversi riconoscimenti letterari ottenuti testimoniano un infinito amore per i versi. Come ha coltivato negli anni la sua verve artistica?
Fin da quando avevo sei anni ho sentito prepotente il richiamo della poesia e negli anni questo mio bisogno dell’anima è andato via via affinandosi e modellandosi sul tessuto del mondo, seguendo le pieghe del mio percorso di donna. La mia poesia nasce dal mio stesso essere viva, è una forza a cui non posso sottrarmi.
Quando succede un fatto che mi emoziona molto, dentro il mio cuore si forma una sorta di lago, dove si concentra tutta la mia emozione che preme e vuole uscire attraverso le parole, fino ad annullarmi e sentirmi tutt’uno con il mondo che mi circonda; poi mi sento più leggera.
Io non ho la chiave d’interpretazione per risolvere la pena del vivere che ognuno reca con sé, posso solo essere la portavoce di un dono che mi è stato dato e che spero qualcuno possa condividere con me. Oggi si parla troppo poco di poesia, eppure forse potrebbe essere un modo per trasmettere più amore nel mondo.

Se in un suo libro dovesse presentare Nembro, cosa scriverebbe?
Centro industriale della Bassa Val Seriana, ubicato sulle terrazze alluvionali alla destra del fiume Serio con propaggini anche sull’altro versante della valle, Nembro si trova a 309 m sul livello del mare
Il nome, di probabile matrice celtica nenbren - altura, sembra risalire al romano nemus nemoris - bosco, modificato volgarmente in nembosa, da cui la forma dialettale nember.
E’ in questa naturale cornice collinare che ancor oggi si dipana l’agglomerato urbano intersecato da numerosi percorsi pedonali protetti e da una suggestiva pista ciclabile lungo il Serio.
A monte si eleva con due punte ben distinte il monte Podona che incombe maestoso, ma di facile accesso.
Grazie al suo Percorso Vita e a panoramiche mulattiere e sentieri, che salgono tra faggeti e boschi di latifoglie, si può raggiungere a sinistra la frazione di Lonno, con la pregevole chiesa di Sant’Antonio Abate (che contiene tele di Gian Battista Moroni e Palma il Giovane), il caratteristico Forcellino a 863 metri, e la frazione più alta di Salmezza (1019 m).
Quest’ultima è un bellissimo luogo di poche case in mezzo ai prati, sotto la cresta nord del Podona da cui si gode la spettacolare vista dell’altopiano Selvino-Aviatico, raggiungibile da una strada carrozzabile che scende fino a Nembro.

Dal punto di vista artistico-culturale come offre il paese ai visitatori?
Nella chiesa dedicata a San Barnaba Apostolo si può ammirare l’unica opera che il paese ha del suo famoso cittadino, il grande pittore Enea Salmeggia, detto il Talpino. Risalendo il versante orientale del Pedona si può giungere ad altre amene frazioni, piccoli borghi anticamente abitati che sono interessanti esempi di architettura rustica, splendidi nelle loro chiese quattrocentesche: San Vito, Piazzo e Trevasco. In quest’ultima località sorge la chiesetta della SS. Trinità, ingentilita da un portico leggero su un piccolo sagrato pavimentato con semplici ciottoli e che conserva la pala dell’altare maggiore di Palma il Giovane. Sulla sommità del colle San Pietro che sovrasta l’abitato, un sentiero e una scalinata portano alla chiesetta omonima, in posizione incantevole e immersa nel silenzio, costruita dove prima vi era l’antica residenza fortificata dei Suardi, su consiglio di San Bernardino.

A quando risalgono le origini cittadine?
Le origini di Nembro sono antichissime, come confermano ritrovamenti archeologici di tombe neolitiche. La dominazione romana, ricca di ritrovamenti, e la Signoria feudale del vescovo di Bergamo resero la cittadina un importante centro commerciale e sede di plebania ecclesiastica. In questo periodo esisteva accanto al paese, in posizione dominante su di un colle, un castello per la difesa, costruito nel 1135 dalla nobile famiglia dei Vitalba, che lo trasformò poi in chiesa: oggi è conosciuto come il Santuario della Madonna dello Zuccarello.

Cosa ha da offrire Nembro, in termini di opportunità culturali e artistiche, ai suoi abitanti e ai visitatori?
La mia città in questi ultimi anni ha davvero cambiato volto, grazie alla creazione del Centro Culturale della Biblioteca. Si tratta di un edificio avveniristico in vetro trasparente, supportato da elementi in cotto smaltato fissati su una struttura portante di acciaio e inserita in un complesso di fine ottocento dirimpetto a Piazza Italia, nel cuore della città. Costruito su area regalata dal Patronato Scolastico Nembrese sorto nel 1896 (uno dei primi in Italia), ospitò prima la Scuola Comunale, quindi l’Amministrazione e negli anni Novanta il Centro di Formazione Professionale di stato per i servizi alberghieri e la ristorazione.
Un Centro inteso come valorizzazione del patrimonio storico locale, centralità nella vita del paese, in cui hanno modo di sprigionarsi le forze culturali e il variegato mondo delle Associazioni: un luogo dove tutti i nembresi, dai bambini agli anziani, trovano spazi e occasioni di crescita e confronto.

Quali sono le attività svolte?
Qui, in spazi luminosi e confortevoli, secondo orari d’apertura ampliati, con 2 aperture serali e orario continuato il sabato, oltre ad uno spazio ristoro per una pausa caffè e ad un cortile interno a cielo aperto, adulti e bambini hanno la possibilità di trascorrere il tempo libero incontrandosi, sfogliando riviste, periodici e quotidiani nazionali, curiosando tra le novità o le proposte librarie, ascoltando musica, navigando in internet, creando momenti di incontro con altre culture e partecipando alle attività organizzate dalla Commissione Cultura e Biblioteca o da altre Associazioni e Gruppi che operano sul territorio, tra cui la Convenzione delle Donne, il Caffè Letterario, il Coro Anghelion, il Gruppo Gherim, Arci e Delesco.

Un ruolo di primo piano è dato dall’Associazione di volontariato Onlus “Amici della Biblioteca”, che si occupa di organizzare interventi culturali destinati a tutti i cittadini.
Nella Sala Informatica si organizzano cineforum, film per gruppi ed eventi musicali, mentre nelle Sale Polifunzionali insonorizzate e munite di impianti home theatre vengono proposte a cadenza regolare rassegne, mostre di pittori locali, kermesse ed eventi culturali della zona, incontri, conferenze; negli spazi espositivi si allestiscono mostre pittoriche e fotografiche; si propongono appuntamenti di animazione con sempre nuove proposte di attività ludico-creative; periodicamente vengono organizzati corsi operativi o di approfondimento a 360 gradi (si va dal giardinaggio alla semina, alla scrittura creativa, al ballo popolare e tradizionale, agli origami e al  cucito, alla cucina, all’acquarello, all’intaglio, alle memorie e alle rievocazioni).
Poi c’è un ampio Spazio Morbido con soffici arredi, ove i bambini possono giocare in libertà e scoprire il mondo dei libri e rilassarsi godendosi le fiabe raccontate; uno Spazio Ricerche guida gli studenti nella preparazione dei piani di studio.
All’interno dell’edificio si trova l’Ufficio Scuola che, direttamente coinvolto, integra e approfondisce le varie direttive e i percorsi da seguire per la comunità.

Quali sono gli eventi da segnalare secondo lei?
In collaborazione con il Comune si propongono al Teatro San Filippo Neri, situato nel complesso dell’Oratorio, le Rassegne teatrali d’Autunno e Primavera “Palcoscenico”, con nomi noti (Lella Costa, Marco Paolini, Gioele Dix, Panariello, Angela Finocchiaro, ecc.), prime cinematografiche, appuntamenti artistici, eventi musicali ed esibizioni folcloristiche di spessore ed entità notevoli.
Nel periodo estivo, nell’ambito dell’iniziativa “Nembroestate”, si aprono alcune delle pregiate ville ottocentesche nei cui giardini si tengono concerti musicali, recital, eventi e manifestazioni all’aperto, sia diurne che serali.
In occasione della festa dell’Immacolata Concezione, in collaborazione con l’Associazione Negozianti si allestiscono i mercatini dell’artigianato e dell’antiquariato lungo tutta la via Carso, antica via d’accesso al paese che attraversa il torrente omonimo.
Da non perdere, infine, il tradizionale Corteo dei Magi che attraversa tutta la cittadina il giorno dell’Epifania e nel quale è coinvolta tutta la cittadinanza, oppure quello dell’ultima domenica di Carnevale.

Qual è il luogo della città che preferisce?
E’ il belvedere su cui svetta la chiesa della contrada di San Faustino, dove io abito, con il suo campetto di calcio, il parco-giochi pubblico e la sua oasi di verdi giardini che digradano lungo un tracciato pedonale verso Crespi Basso.
I primi documenti, del 1248, parlano di una chiesetta sorta lontano dal centro abitato tra vigne e campi, su terreni i cui benefici erano di proprietà dei Canonici di San Martino. Dell’antica chiesa campestre rimane solo una parte della facciata, ma il delizioso portico ad arco, la scalinata tra aiuole multicolori, il tracciato d’entrata tra bassi cespugli e roseti, l’ampio terrazzo a balcone ne fanno ancora oggi un angolo di semplicità e tramandano profumo di campi, di erba, di sole e di vento. Quando giunsi per la prima volta a Nembro, proveniente dall’altopiano di Selvino-Aviatico, frazione Amora, superai l’acuta nostalgia proprio tra quel verde sereno e fresco, dove hanno giocato i miei bambini con i loro amici e compagni e partecipato alle varie iniziative e ricorrenze. Ricordo ancora con rimpianto il curato don Giuseppe Adorati, che venne a casa mia a conoscere me e la mia famiglia e mi fece sentire subito accolta.

Quali sono, a suo dire, i simboli che meglio rappresentano l’essenza della città?
Sicuramente uno di questi è il santuario della Madonna dello Zuccarello.
Dedicato inizialmente alla Beata Vergine delle Grazie e successivamente a Maria Madre della Misericordia e poi, dopo il 1500, alla Beata Vergine Addolorata, fu costruito nel 1374 su un verde poggio a nord-ovest, dove il nobile Bernardo Vitalba aveva il suo castello del 1135 che modificò in chiesa.
E’ uno dei Centri mariani tra i più noti e frequentati del bergamasco. Con il suo ampio portico e la suggestiva massicciata sulla roccia è perennemente visibile a chi sale lungo la valle, illuminato anche nelle ore notturne. Da alcuni anni il complesso del Santuario intorno alla chiesa è stato ampliato per realizzarvi ambienti per i pellegrini e un Centro di Spiritualità. La festa patronale, particolarmente frequentata dai nembresi, ricorre l’8 agosto e vede il ritorno dei numerosi emigranti. Anche in questa chiesa è collocata una tela di Enea Salmeggia detto il Talpino: La Natività.
Sul maestoso e marmoreo altare maggiore l’affresco della Madonna Addolorata del 1500 accoglie il visitatore con immensa dolcezza e, insieme a numerosi ex voto, testimonia la fede e la devozione che lega i nembresi al santuario. Pregevoli gli altri affreschi interni. L’atrio del Santuario, abbellito da un sontuoso porticato, fu fatto realizzare su disegno dell’ingegner Luigi Angelini. Vi si accede, oltre che per una carrozzabile, anche attraverso una antica mulattiera lungo la quale sorgono numerose santelle, Tribuline (ben 17!), fatte costruire verso la fine del Seicento a cura della Confraternita del Santo Rosario e recentemente restaurate, rappresentanti i Misteri del Rosario. Del castello rimangono solo lo stemma dei Vitalba e le tracce dell’antico fossato.

Ce ne sono altri?
Un altro luogo suggestivo è la Piazza Umberto I, su cui domina l’imponente facciata della chiesa arcipresbiteriale di San Martino di Tours, detta la Plebana o ol cesù, che si impone all’ammirazione di tutti gli amanti dell’arte; è sovrastata dalla maestosa doppia cupola ellissoidale, eretta nel 1752 su disegno dell’architetto Luca Lucchini che copiò il disegno della arcipresbiteriale di Morbegno, Sondrio.
L’antica pieve, edificata nell’anno 800, sorgeva nella stessa località, presso la chiesa dei Disciplini e dedicata ai santi Martino e Battista.
L’interno luminoso è decisamente splendido per il monumentale respiro architettonico, per la ricchezza di lesene, pilastri, colonne, cornicioni, decorazioni e stucchi, per l’armonia delle forme e l’ariosa spazialità; in una cappella laterale sono custodite le reliquie di San Bonifacio; numerosi e di ottimo livello i dipinti di Antonio Cifrondi, Giovanni Raggi, Marinoni, Paolo Ceresa oltre a quelle del pittore nembrese Enea Salmeggia detto il Talpino, nato nella frazione di Salmezza nel 1565 circa e morto a Bergamo nel 1626 (come la Vergine in gloria, Cristo Crocifisso, I Misteri del Rosario, …). Il culto di San Martino è veramente antichissimo per i bergamaschi.
La piazza, completamente ristrutturata negli anni duemila, offre ampie zone pedonali con comodi punti di sosta e si mostra come salotto della vita sociale.

Quali sono tre buoni motivi per visitare Nembro?
La suggestiva atmosfera dei secoli passati si può rivivere ancora oggi a Nembro passeggiando per le vecchie vie del borgo medievale, tra antiche costruzioni e ville in pietra da taglio, portali scolpiti, eleganti bifore sulle facciate dei palazzi.
Il lungo Serio, con la sua estesissima via ciclopedonale, offre scorci d’armonia e rilassanti passeggiate a due passi dalla vita cittadina.
La collina, silenziosa e vigile, permette di volgere lo sguardo lungo la vallata, ammirando deliziosi belvedere, dirompenti punti di osservazione e balconate con spettacolari viste all’alto tra visioni mozzafiato.
Le piazze, i cortili e gli spazi ricreativi incastonati nel borgo permettono di vivere una seconda vita in mezzo alla gente, rilassandosi e gustando l’evolvere del giorno.
I numerosi monumenti artistici sono rappresentati dalle sue chiese ricche di capolavori.

Un forestiero le si avvicina per strada e le chiede un suggerimento per un itinerario turistico cittadino. Dove lo indirizza?
Per chi giunge da Bergamo l’entrata d’obbligo è la contrada Viana, con la chiesa di San Rocco in marmo di Zandobbio, sorta su base di una piccola chiesa dove si riunivano i Disciplini, movimento mistico molto diffuso nella bergamasca del XV secolo e che considerava fondamentale la penitenza fisica esercitata mediante “flagello”. Di estremo valore l’altare maggiore del Seicento in legno scolpito e dorato, decorato con statue. Il coro, settecentesco, è composto da 13 stalli in legno di noce.

All’inizio dell’abitato si trova la stupenda fontana zampillante con lo stemma del paese, un leone rampante che brandisce la spada, sopra la rotatoria e la chiesa di San Nicola, tra le più antiche del paese (1494), con 7 altari e il portale del 1512. Edificata accanto a quello che era un tempo Convento degli Eremitani di Sant’Agostino, soppresso nel 1790 e oggi trasformato in casa di riposo per anziani con diretto accesso alla chiesa, conserva quadri del Cavagna, del pittore nembrese Giovanni Carobbio (1686-1752) e di Palma il Vecchio.

In via Oriolo sorgono la torre e la porta dette de Plizolis (Pellicioli) di epoca medievale, ora ridotte ad abitazione. Insieme al portone, la torre chiudeva la strada detta “del maglio”, poi della “Cartiera” e oggi via Camozzi. Deviando per via Vitalba si può imboccare la mulattiera per il Santuario dello Zuccarello o la piazzetta dell’Emigrante.
Il sinuoso asse centrale del borgo (via Ronchetti, monsignor Bilabini, Mazzini) allinea a sinistra la quattrocentesca chiesa di San Sebastiano, costruita interamente con ciottoli arrotondati dall’azione dell’acqua sistemati a lisca di pesce (detti “borlanti”), ricca di affreschi.
A destra v’è poi la chiesetta di Santa Maria Assunta in Borgo, già citata in un documento del 1396. Tracce di tombe, botteghe e una strada, sono oggi visibili sotto il presbiterio, accessibile tramite una botola. Pregevoli i numerosi affreschi del secolo XV e stemmi e monogrammi di San Bernardino. Durante la prima guerra mondiale fu utilizzata da soldati feriti. Dopo anni di abbandono è stata recentemente restaurata e portata all’antico splendore, permettendo così di salvare un patrimonio ricco di storia che appartiene a tutti. L’antica e storica via Mazzini, con i suoi numerosi negozi, sbocca al termine nella vasta piazza Umberto I il cui fondale è disegnato dalla Parrocchiale.

Dal lato opposto si raggiunge il Centro Cultura, il Municipio  (ex “Casa del Fascio” edificato nel 1940 e la “Casa del Balilla” oggi “Cinema Modernissimo” in riqualificazione), fino all’ampliato e attrezzato giardino pubblico e parco-giochi Campo Rotondo, alcune splendide ville ottocentesche come Villa Bonandri poi Blumer; il vialone del Cimitero porta alla zona dell’ex filatura Blumer, fondata intorno al 1870 dallo svizzero Giovanni Blumer vicino a due salti d’acqua della roggia Seriola, trasformata nel 1936 in metallurgica, oggi soggetta a riqualificazione pedonale e viabilistica per l’attuazione del Tram Veloce. La pista ciclopedonale e la via panoramica conducono fino al ponte cinquecentesco sul fiume Serio, da dove si può accedere, a nord, verso Albino e Pradalunga e a sud alla frazione Gavarno.
Oltrepassando piazza Umberto I si può facilmente raggiungere a piedi l’Oratorio, nonché il teatro. Accanto parte la strada carrozzabile che sale a Lonno, San Vito e raggiunge a tornanti l’altopiano Selvino-Aviatico, meta rinomata del turismo lombardo.
Imboccando invece la strada bassa, che attraversa il torrente Carso, tra numerose case quattrocentesche con muri di pietra a vista (come Casa Bonomi), si giunge all’altro capo dell’abitato, con la chiesa di San Faustino e, più sotto, il vicino insediamento industriale della Filatura Crespi con il Villaggio operaio voluto da Benigno Crespi, ispirandosi al modello dei cugini a Trezzo d’Adda nel 1878.
Diventato proprietario del Corriere della Sera nel 1882 rinunciò al progetto di fare di Nembro un villaggio Crespi, limitandosi a costruire le abitazioni e i servizi (Convitto e Asilo Infantile) necessari alla presenza della manodopera. Dal 1972 tutto il complesso è stato scorporato, con la cessione delle case e dell’Ex Convitto al Comune, come già l’Asilo infantile.
Se si prosegue verso l’area detta “Dei Saletti” si nota il complesso sportivo, la pista di atletica e gli impianti di tennis. Una pista ciclabile si ricollega con le sue diramazioni sia a nord (Albino e Pradalunga) che a sud (Alzano, Villa di Serio, Gavarno).

Qual è un motivo per cui andar fiera di vivere a Nembro?
Sicuramente la suggestiva dislocazione dell’abitato garantisce l’intrecciarsi di relazioni sociali incantevoli e nello stesso tempo di godere della propria individualità, in un tessuto dinamico ed estremamente rispettoso dell’altrui aspettativa.
Fieri di essere nembresi per l’intraprendenza dei suoi abitanti sia di oggi che del passato, come Crespi o Blumer; per il valore di personaggi illustri come Enea Talpino, Giovanni Carobbio, ma anche il famoso compositore e jazzista contemporaneo Gian Luigi Trovesi o il maestro Bergamelli; per il coraggio dei suoi emigranti, che hanno portato nel mondo il senso dell’operosità nembrese (è stato anche istituito un Museo dell’Emigrante); per l’ingegnosità delle sue imprese, come il Cantiere Persico che ha ideato Luna Rossa e la statua dell’Arcangelo San Raffaele, posizionata ora sulla cupola del grande complesso ospedaliero alle porte di Milano; per il senso del commercio dei numerosi artigiani; per il rispetto delle tradizioni e dell’enorme patrimonio culturale dato dai suoi edifici storici e religiosi; per l’essere ancorati oggi e sempre alla montagna ma anche proiettati verso il volo di pianura con le sue innumerevoli prospettive.

Qual è il suo ricordo personale più bello legato alla città?
Tra i ricordi più cari vi sono senza dubbio le innumerevoli cerimonie religiose e sociali vissute con la mia famiglia all’interno della comunità o le numerose iniziative ricreative e di svago che hanno coinvolto la mia famiglia insieme a tutta la cittadinanza.
Come poetessa e scrittrice non potrò mai dimenticare gli eventi di cui sono stata protagonista: la presentazione dei miei libri, le varie manifestazioni in cui sono stata chiamata a trasmettere il valore della lettura come passaporto per la speranza e aprire la porta al cuore, oppure quando sono stata direttamente convocata dal Sindaco.
Ma è nella vita di ogni giorno che i ricordi più belli si fanno poesia: essere consapevole che ogni angolo di Nembro è stato testimone di un episodio, di un avvenimento, di un fatto piccolo eppur grande della mia storia, osservare il paesaggio intorno a me e ricordare persone, amici, affetti, vicende allegre e tristi, burle, risate, ritrovare luoghi che mi hanno visto maturare, rivedere volti conosciuti, scoprire legami che non tramonteranno mai, e vivere.

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