24 Aprile 2009

Il fascino discreto di un paesaggio che è identità

di Marcello Di Sarno (Blog Provincia di Ancona. Interviste Province)

La Presidente della Provincia di Ancona Patrizia Casagrande Esposto intervistata per Comuni-Italiani.it

Da due anni alla guida dell’Ente. Quale scenario si è trovata davanti e quali obiettivi ha raggiunto la sua amministrazione?
Sono stata eletta nel maggio 2007. Sembra passata un’era. Allora le condizioni erano affatto diverse. Una certa stabilità ci consentiva di puntare ad obiettivi importanti nella governance dell’area vasta, molti dei quali raggiunti ad un anno dall’insediamento: trasporto locale unico; sistema turistico unico che coinvolge attivamente tutti i 49 Comuni della Provincia di Ancona (ma anche qualche Comune del maceratese che fa parte della Riviera del Conero) nella promozione di un territorio che punta sul paesaggio e la cultura come risorsa economica; abbiamo avviato il bilancio partecipativo, concrete azioni di politica sociale per la casa e le fasce più deboli; un portale multimediale assai efficace nel rendere trasparente e visibile l’attività dell’ente.
Poi, come tutti sappiamo, la crisi finanziaria internazionale si è violentemente riversata sull’economia reale e la nostra giunta ha elaborato un piano di sviluppo che, modificando le priorità, non cambia gli obiettivi. Cosicché, con senso di responsabilità, abbiamo approvato il bilancio preventivo nello scorso dicembre, con tre mesi di anticipo rispetto alla scadenza, per mettere a disposizione le risorse economiche da subito.

Patrizia Casagrande Esposto

Misure anti crisi?
Per far fronte alla crisi, la Provincia ha istituito un fondo di garanzia per piccole e medie imprese; ha stabilizzato i precari dell’ente e anticipato la cassa integrazione per gli operai della Antonio Merloni; ha stabilito di non assegnare appalti al massimo ribasso ma di adottare la procedura dell’offerta economicamente più vantaggiosa per tutelare l’ambiente materiale e immateriale da infiltrazioni speculative; ha avviato corsi di formazione per i giovani (denominati Polo del Mare e Polo della Montagna) con fondi europei per oltre un milione di euro.

Lei è senigalliese doc ed è stata consigliere comunale nel Comune di Senigallia. Quanto di quell’esperienza conserva nell’ottica “provinciale”?
Intanto, pensando a Senigallia non si può fare a meno di sottolineare una realtà in controtendenza rispetto all’andamento nazionale: il ruolo prevalente delle donne nella politica. E poi Senigallia è senz’altro la città dell’ospitalità, dell’alta cucina, della fotografia e di molto altro.
Ma, in questo senso, Senigallia non è un’eccezione nel territorio. Sono molte le città e i borghi a vocazione turistica. Si tratta solo di lavorare alla valorizzazione di ciascuno di essi e di creare un circuito attraente con itinerari fruibili.

Lei ama viaggiare, sopratutto su “due ruote”. Quali luoghi dell’Anconetano visiterebbe pedalando?
Le due ruote sono l’ideale per scoprire le bellezze della nostra provincia, a cominciare dal fascino discreto del suo capoluogo con il Parco del Cardeto e la Riviera del Conero da cui risalire fino alla spiaggia di velluto. Di qui ci si inoltra poi nella Gola della Rossa fin dentro il ventre delle Grotte di Frasassi (a Genga) scolpite in 190 milioni di anni.
Personalmente farei un giro per borghi e castelli degustando vini e produzioni tipiche. Mi ritemprerei spiritualmente tra abbazie e monasteri, senza dimenticare un passaggio né alla casa natale di Santa Maria Goretti a Corinaldo (peraltro eletto borgo turistico dell’anno 2008 dall’Unione europea), né alla Santa Casa di Loreto, da dove partirei per un nuovo viaggio sulle tracce di Lorenzo Lotto.
Nei pomeriggi tiepidi, farei invece un tuffo nel passato remoto visitando le otto aree archeologiche - Arcevia, Fabriano, Castelleone di Suasa, Osimo, Ostra Vetere, Sassoferrato, Sirolo. Mi riposerei un giorno per programmare altrettanti viaggi per monumenti, chiese, teatri e fiumi.

C’è un aspetto culturale che tiene assieme i 49 comuni della provincia?
L’elemento identitario centrale è senz’altro il paesaggio con la sua bellezza da tutelare e valorizzare. Non per caso abbiamo organizzato con l’Istao (Istituto Adriano Olivetti di studi per la gestione dell’economia e delle aziende, nda). un ciclo di seminari, tuttora in corso, dove l’urbanistica dialoga con la cultura per condividere, oltre i confini di ciascun comune, questioni e orientamenti che armonizzino le infrastrutture con l’ambiente e gli insediamenti abitativi.

Guardando al suo impegno di offrire un profilo internazionale alla Provincia, quali aspetti del territorio punta a valorizzare in tal senso?
Il nostro territorio ha molti aspetti attrattivi. Basti pensare alle manifestazioni culturali di altissimo livello che richiamano turismo interno e stranieri: la stagione lirica del teatro delle Muse e quella del festival Pergolesi-Spontini, il festival di musica barocca “Cantar lontano” (unico nel suo genere ed esportato in importanti chiese europee), il curioso Summer Jamboree, Adriatico Mediterraneo o Controcanto.
Se, come dicevo prima, proseguiremo nel lavoro di trama di una rete dialogante, destagionalizzare il turismo e rendere la nostra provincia meta di un turismo sostenibile sarà una conseguenza naturale, che si verificherà realisticamente a medio termine.

Che ruolo può giocare il comprensorio anconetano, dal punto di vista economico e dei servizi, in un momento di crisi generale?
Credo che la chiave di volta per il superamento della crisi sia assicurarsi la formazione permanente dei giovani nei diversi campi dei saperi, giovani capaci di aprirsi a un confronto con le dinamiche più credibili del momento in Europa. In questo senso, è un punto di riferimento il protocollo di intesa che abbiamo firmato con la Provincia di Pesaro e Urbino, con l’Università Politecnica delle Marche, con la Regione Marche e la Camera di Commercio di Ancona per ottimizzare le risorse locali ed europee.

Nei prossimi anni, quali obiettivi sarà fondamentale raggiungere per il futuro di questo territorio?
La sfida più importante credo sia riappropriarsi dell’identità culturale, economica e sociale. Per il nostro territorio, ciò significa fare ricorso a quelle risorse che hanno portato la nostra provincia ad avere un livello di qualità della vita molto buono e puntare su uno sviluppo sostenibile, facendo fruttare il patrimonio di una collettività solidale e coesa.
Stiamo lavorando da tempo sui principi di una green economy, basata su una diffusa rete di specificità dialoganti: puntare sulla tutela dell’ambiente e sul ciclo completo dei rifiuti significa rilanciare l’economia e la stessa qualità della vita, così come ripensare il settore del turismo in stretta relazione con l’enogastronomia, la viticoltura, l’agricoltura, la tutela dei corsi d’acqua, la cultura, l’urbanistica. È un obiettivo al quale lavoriamo quotidianamente, con lo sguardo rivolto all’ottimizzazione delle azioni.

Tra sostenitori e detrattori del ruolo istituzionale della Provincia, rispetto alle Regioni e ai Comuni, come vede il futuro di questo ente?
Rispondo con una domanda: “A quale ente dovrebbe essere affidata la governance dell’area vasta?”.

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