Busca i baci si danno, si ricevono ma soprattutto si mangiano.
I baci in questione sono dolcissime palline di nocciola e cioccolata, preparate secondo la tradizione rigorosamente artigianale dalle confetterie della cittadina piemontese. Oltre al gusto classico, e intramontabile, la fantasia degli artigiani ha introdotto nuovi ingredienti: cocco, fragola e rum!
Busca è una centro del cuneese ai piedi del Monviso, vicino al torrente Maira, un affluente del Po, che dà il nome a tutta la valle.
È una zona che alterna gole a radure in cui dominano le conifere. Alcune delle cime che circondano la valle superano anche i tre mila metri come monte Maniglia, Rocca La Marchisa, Monte Chersogno, Pelvo d’Elva. La Francia non è lontana: la si può raggiungere tramite un sentiero sul Col de Maurin.
Busca si trova nella pianura del fondovalle, collegata da una stretta strada sul Colle della Bicocca alla vicina valle Varaita.
La valle di Busca è una della sedici valli in cui si parla ancora la lingua occitana provenzale, riconosciuta come lingua minoritaria italiana nel 1999. Una lingua antica, citata da Dante nel De Vulgari Eloquentia, tramandata grazie alla tradizione orale.
A Busca e dintorni si narrano leggende e racconti in occitano, con protagonisti esseri fantastici che abitano i boschi: come le masche (streghe buone) e i sarvan (personaggi metà umani metà animali).
L’occitano, o lingua d’oc, unisce territori distanti: oltre ai paesi in provincia di Torino, Cuneo, Imperia e addirittura [Cosenza, anche alcune regioni della Francia del sud e la val d’Aran in Spagna.
Per esempio il nome del centro, Busca in piemontese, diventa Buscha in occitano, e sembra derivi dal più antico Buscaje che significa boscaglia, bosco, citato per la prima volta in un documento del 1123. Le sue origini non sono chiare: l’ipotesi più accredita è quella germanica. La valle è stata infatti abitata sia da liguri sia dai celti e in seguito colonizzata dai romani, come testimoniano i numerosi reperti archeologici, tra cui le lapidi e le necropoli.
La storia della cittadina è legata a quella del marchesato di Busca e Lancia che, nel XII secolo, estendeva il suo dominio ai territori tra Cuneo e Saluzzo e quindi a tutta la valle Maira.
Del castello, sede dei Marchesi per più di cento anni, oggi restano i ruderi noti come Castellaccio. La posizione strategica sulla collina era stata scelta con tutta probabilità secoli prima dai romani per l’antico castrum.
Poi Busca, passò in mano ai Savoia e, nel Cinquecento, sotto il dominio prima delle truppe spagnole e poi di quelle francesi. La dominazione francese si ebbe di nuovo tra fine Seicento e inizio Settecento.
Durante la seconda guerra mondiale i cittadini di Busca furono protagonisti di atti di abnegazione, per questo il Comune è stato insignito della Medaglia d’argento al merito civile.
Una passeggiata nel centro storico di Busca è anche un viaggio nella sua storia. Per esempio le mura medievali sono state realizzate attorno al Quattrocento e conservano, in alcuni tratti, la merlatura guelfa. Curioso un graffito che inneggia a Luigi XIV di Francia: il visitatore lo può ammirare vicino alla Porta Santa Maria, costruita tra il XV e XVI secolo.
Uno dei simboli della città è la chiesa della Santissima Trinità che sorge sulle rovine di un’antica roccaforte del ‘200 costruita accanto alla torre, probabilmente romana, che gli abitanti chiamano torre della Rossa, o in piemontese,’l cioché.
Sempre nel centro storico si possono visitare alcune chiese che ospitano affreschi attribuiti ai fratelli Matteo e Tommaso Biazaci da Busca, pittori attivi nel Quattrocento in Piemonte e Liguria. Tra queste: Santo Stefano, San Sebastiano e la chiesa romanica di San Martino, che dà il nome al colle in cui si trova.
Tornando al centro storico, e superando porta Santa Maria, si arriva alla chiesa dedicata a Maria Vergine Assunta, progettata nel Settecento dall’architetto Francesco Gallo.
Infine, allontanandosi di poco da Busca e salendo su una collina, ci si imbatte nel castello del Roccolo, costruito nel 1831 dal marchese Roberto d’Azeglio, fratello del più noto Massimo. Si tratta di una residenza di villeggiatura e piacere in stile neogotico circondata da un vasto parco secolare. Il suo nome deriva dai roccoli, reti usate nella zona per la caccia agli uccelli.
(Foto di Simone Utzeri, per gentile concessione)
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