26 Luglio 2008

San Ferdinando e il mare

di Andrea Bonfiglio (Blog San Ferdinando. Racconti di Viaggio)

San Ferdinando è un borgo costiero di circa quattromila anime che si estende lungo il litorale tirrenico della Calabria. Ci arrivo quasi per caso, dopo essere stato indirizzato altrove da amici. Una certa riluttanza alle tipiche località balneari, note più per la loro reputazione da “oasi del divertimento” che per l’effettiva valenza paesaggistica, mi ha indotto a girovagare per qualche tempo senza meta, fino a raggiungere inaspettatamente questa destinazione.

San Ferdinando - Viale Autonomia - lungomareParcheggio la mia auto nei pressi del lungomare e scendo in strada, diretto verso la spiaggia. Sono da poco scoccate le sette del mattino. In giro non c’è molta gente; per lo più si nota qualche anziano probabilmente intento a portare a termine una salutare camminata, come consigliato dal medico di fiducia. A ben vedere, infatti,  il suggerimento sembra essere perfetto: l’aria è fresca, pulita, ed il sole si affaccia tiepido dietro qualche tipica nube “marinaresca”. L’ampia ed estesa passeggiata, realizzata in piastrelline grigie e rosate, sapientemente sistemate in alternanza, costituisce un forte richiamo anche per i podisti più restii. Le numerose panchine collocate sotto le minute palme che si ergono a intervalli regolari lungo questa caratteristica passerella, nonché la presenza costante di un basso muretto a mo’ di seduta che la separa dalla spiaggia, rappresentano due ulteriori motivi di convincimento anche per gli ultimi pigroni.

Proseguo nel mio lento incedere verso la riva, solleticato da una piacevole brezza che mitiga la precoce arsura ed accompagnato dal premuroso sguardo della statua di Santa Barbara che dalla sommità di un piedistallo veglia sull’intero abitato. Lungo il percorso incontro più di qualche rifiuto che campeggia sulla sabbia color ocra: che peccato! Getto così lo sguardo oltre il recinto che delimita i confini di uno stabilimento privato e non mi sorprendo di constatare che lì la situazione igienica è nettamente migliore. Qualche passo più tardi mi trovo già sul bagnasciuga ed osservo incuriosito uno dei tanti operosi pescatori, impegnato a rattoppare una rete sfilacciata. Accanto a lui sostano, rovesciate, un paio di coloratissime barche di legno che attendono pazientemente il momento propizio per salpare. Il mare è piuttosto calmo; credo che non dovranno aspettare molto.

Distolgo l’attenzione dalla scena e volgo nuovamente il capo all’orizzonte. Il cielo e le acque si fondono quasi in un’unica sfumatura, mentre la tiepida schiuma biancastra delle onde mi massaggia i piedi. Alla mia destra, in lontananza, si erge il promontorio della vicina Nicotera che con  i suoi grappoli di case arroccate tra la fiorente vegetazione, costituita prevalentemente da piante di agrumi e fichi d’india, rappresenta un magnifico affresco naturalistico. Dalla parte opposta, in perfetta antitesi, spicca una delle più maestose opere dell’uomo: il porto di Gioia Tauro. Le colossali gru, ornate da regolari striature orizzontali di tonalità bianca e rossa, che ad un primo acchito sembrano mostri ferrosi (ne conto almeno una decina) spuntati dagli abissi per terrorizzare gli astanti, si rivelano poco a poco suggestivi elementi del paesaggio.

Più passa il tempo e più vengo rapito dalle contrastanti realtà che caratterizzano San Ferdinando e vengo assalito dalla convinzione che questa sia la destinazione ideale per quanti fuggono dal solito, patinato caos vacanziero.

(Foto di GJo in Licenza GFDL)

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