La lontana nascita di Spilimbergo si perde tra due date. La prima, incerta, è più un’epoca che una data, ed è quella romana. I resti del castelliere di Gradisca, sulla riva sinistra del torrente Cosa ci testimoniano tracce di “vita”. L’altro momento, decisamente più preciso, è quello del 1120: è l’anno del primo documento che reca il nome di Castrum de Spengemberg, a riguardo del castello, ancora in piedi. A rinforzo della prima tesi, però c’è la storia del sito, che sorgeva in prossimità della strada romana che, attraverso il Tagliamento, congiungeva Sacile a Gemona, perciò alla Germania. Insomma, a Spilimbergo si vive da millenni!
Il paese oggi conta circa 12.000 abitanti e fa parte della provincia di Pordenone. La sua storia, iniziata in epoca romana, è proseguita sulla scia di quella di molti paesi del Friuli. Dominata da Signori nell’Alto Medioevo, dal 1420 passa sotto il dominio della Serenissima, subendone gli alti e bassi. Tra il 1600 e il 1700 Spilimbergo vive la sua fase più florida, tanto che vi lavorarono diversi artisti di grandissima fama. Allievi di Vitale da Bologna affrescarono per oltre 500 mq il Duomo e altri artisti di diverso spessore, tra i quali Narvesa, Pomponio Amalteo e addirittura Irene (allieva di Tiziano morta troppo presto). Dal 1797 anche Spilimbergo passa all’Austria a causa degli accordi presi da Napoleone a Campoformido. Diventa quindi parte del “Regno d’Italia” dal 1866.
Pur non essendo celeberrima a livello nazionale, una sua peculiarità ha permesso a Spilimbergo di farsi conoscere nel Belpaese e anche a livello europeo. E’ infatti molto rinomata la sua attività nell’ambito dei mosaici.
Nel 1920, a seguito di ricostruzioni dovute al Primo Conflitto, a Sequals – pochi chilometri da Spilimbergo - veniva creata la “Cooperativa Mosaicisti”, con l’intento di riunire i massimi esponenti del Mosaico Moderno.
Due anni più tardi, questa volta a Spilimbergo, ci fu l’inaugurazione della “Scuola Mosaicisti del Friuli”, che “si pone come obiettivo l’impegno didattico, il sodalizio tra tradizione e rinnovamento, tra realtà produttiva e realtà culturale. Nella luminosità dei laboratori di mosaico e di terrazzo, martelline, ceppi e taglioli ancora oggi scandiscono il tempo di un lavoro di lontana memoria (quello del mosaicista e quello del terrazziere)”.
Tra i principali lavori, al primo dopoguerra risale la decorazione parietale e pavimentale (10.000 metri quadrati di mosaici) del Foro Italico di Roma su bozzetti di Giulio Rosso, Angelo Canevari, Achille Capizzano e Gino Severini. Nel secondo dopoguerra, invece, vengono realizzati i mosaici della Chiesa del Monastero di S.Irene di Chrysovalandou in Likovrisi Attikis presso Atene e la decorazione musiva del Santo Sepolcro a Gerusalemme: i due interventi, su cartoni dell’agiografo greco Blasios Tsotsonis, sono pensati nel rispetto dei canoni bizantini.
Ancora oggi la scuola vanta un primissimo ruolo a livello mondiale.
Per quanto riguarda, invece, il folklore locale, si può dire senza troppe remore che la manifestazione clou del paese è la Rievocazione della Macia. La festa è inserita nella cornice storica del borgo vecchio, all’interno di quella che era ai tempi la prima cinta muraria costruita. Questa manifestazione ha il pregio di ricreare fedelmente il clima di quella che poteva essere la vita quotidiana del paese, che agli inizi del 1700 era senza dubbio uno dei più importanti centri politico-culturale dell’intero Friuli. In essa sfilano parecchie comparse della città e delle comunità ospiti, con il compito di rendere omaggio al conte. Il nome della rievocazione arriva dall’antica unità di misura di Spilimbergo, la macia appunto.
Ogni giorno vengono inoltre ricreate vicende passate atte a rallegrare la città, tra le tante, c’è il Palio dell’Assunta. Nell’occasione i campioni dei borghi storici concorrono in una speciale corsa: a piedi, difatti, si percorre il tracciato della seconda antica cinta muraria, ognuno brandendo la propria insegna. Questa tradizione non nasce dal nulla, anzi. E’ fatta per rammentare e tramandare ai posteri l’antico e forte legame che univa Spilimbergo con la Patria del Friuli.
Ovviamente, come in ogni palio che si rispetti, emergerà per forza di cose un vincitore: a esso, come premio, l’onore di conservare per tutto l’anno il trofeo ligneo.
Infine, tra le tante tradizioni festose, c’è anche la “Disfida delle due Casate”, gara di tiro con l’arco tra i campioni delle due casate in cui era divisa la famiglia comitale.
(Foto di Tiesse in Pubblico Dominio)
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