Sono da poco scoccate le undici: è ora di partire. Il classico zaino da viaggio è ormai pronto, non resta altro da fare che avviarsi all’uscita. In strada attende già l’auto di un amico, disponibile ad offrirmi un passaggio fino alla stazione. Pronti, via, si parte! La città pistoiese di Quarrata dista meno di trenta minuti da Prato, pertanto siamo a destinazione in un baleno. Consueti saluti di rito e poi su verso i binari. In mano stringo già il biglietto per Bologna, tappa intermedia del mio percorso, ma il treno conta qualche minuto di ritardo. Per fortuna, l’attesa dura poco…
Mi accomodo nel mio scompartimento e mi avvicino subito al finestrino. Dopo poco la locomotiva si muove: le rotaie si perdono all’orizzonte. Resto seduto per l’intero tragitto, mentre il convoglio taglia l’Appennino. Un voce roca annuncia finalmente la mia meta, così mi preparo e scendo a terra.
Lo scalo ferroviario del capoluogo emiliano è a dir poco caotico: gente che va e gente che viene senza sosta. Mi curo poco di ciò, poiché devo controllare l’orario ed il binario di partenza del mio prossimo treno. Sono costretto ad aspettare venti minuti, allora decido di rilassarmi in sala d’attesa. Imprevisto, però, un velo di malinconia mi assale quando lo sguardo scivola su d’una lapide che commemora i nomi delle vittime dell’attentato del 1980.
Il cronografo, tuttavia, non si commuove e ostinato prosegue nel suo incedere: è nuovamente ora di partire. Eccomi così in carrozza; destinazione Forlì. Quattro chiacchiere con gli altri viaggiatori ed in men che non si dica mi trovo già al traguardo! Mi dirigo subito all’ufficio turistico, a pochi passi all’esterno della stazione, e chiedo informazioni stradali. Una gentilissima impiegata dall’inconfondibile accento locale mi spiega pazientemente come raggiungere il centro urbano, fornendomi persino una cartina con le vie principali. Torno in strada e mi dirigo alla più vicina fermata del bus, puntualissimo nella sua tabella di marcia. Con l’aiuto di un cortese autista individuo piazza Aurelio Saffi e scendo di fronte all’imponente Palazzo delle Poste.
Il quadro circostante è davvero suggestivo. Sull’ampio slargo, infatti, si affacciano storici edifici come Palazzo Albertini e quello del Podestà, per non parlare dell’artistico Palazzo Comunale, il cui nucleo storico risale all’anno Mille. A catturare l’attenzione dei viandanti, tuttavia, risulta indubbiamente essere l’Abbazia romanica di San Mercuriale che assieme al relativo campanile – alto più di settanta metri – costituisce il simbolo della città.
Piacevolmente ispirato dal primo impatto con il borgo proseguo la mia passeggiata d’ispezione tra le arterie che si diramano altrove. Mi trovo quindi a percorrere via delle Torri, giungendo in piazza Ordelaffi e in piazza Duomo, ove spicca la bianca colonna votiva della Madonna del Fuoco. Più tardi è la volta dei corsi intitolati alla Repubblica, Mazzini, Garibaldi e Diaz, autentici scorci del vivere forlivese. Non passano inosservati alcuni emblemi cittadini come la Chiesa di Santa Maria della Visitazione, la Torre Numai, il Teatro Comunale o il palazzo Gaddi, ma la mia attenzione è rivolta in altro luogo: Piazza Dante Alighieri.
Si svolge in loco, difatti, l’annuale rassegna letteraria organizzata dal centro culturale l’Ortica e patrocinata dal Comune, dalla Provincia e dall’Università di Bologna. Non ho difficoltà a raggiungere la sede e mi godo così un piacevole spettacolo, fatto di prosa e versi creati da artisti di molteplici regioni. Un epilogo lieto ad un caldo sabato pomeriggio di maggio vissuto in Emilia-Romagna.
(Foto di Perkele)
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