12 Giugno 2010

Una storia in “rosa” nella terra valentiniana

di Marcello Di Sarno (Blog Terni. Interviste Giornalisti)

Valentina Marchetti, laureata in Scienze della Comunicazione, è giornalista pubblicista dal 1993.
Attualmente è capo redattore dell’emittente televisiva regionale Tele Umbria Viva. L’inizio della carriera è legata alla redazione locale de Il Messaggero, seguita dall’esordio nel web come redattrice per la rete civica del Comune di Terni.
Lo sport è la sua passione di sempre, anche se oggi si occupa di più settori dell’informazione.

Sport, storia e crisi occupazionale sono tre chiavi di lettura per comprendere il suo vivere Terni da giornalista e cittadina, come si evince dall’intervista rilasciata per Comuni-Italiani.it

Valentina Marchetti e il giornalismo: quando e come si è consumato questo matrimonio?
E’ un’unione nata grazie alla mia passione per lo sport, a 17 anni sembrava il modo più veloce per conoscere e vivere dall’interno quel mondo che seguivo con passione attraverso la tv e i giornali sportivi. Poi un giorno scrissi a Franco Arturi, che curava una rubrica sulla Gazzetta della Sport, confidandogli i miei propositi da giornalista; fu gentilissimo! Pubblicò la lettera riservandomi una grande disponibilità… vedere il mio nome scritto lì, nero (in questo caso) su rosa, mi fece capire che poteva essere la mia strada. Buffo pensare che oggi mi occupo di tutto tranne che di sport!

Teatro di questa unione è stata Terni. Che stimoli ha trovato nella sua città?
Terni, più che gli stimoli, mi ha fornito l’occasione. Appena diplomata, infatti, sono timidamente approdata alla redazione locale de Il Messaggero, dove la prima cosa che ho imparato è stata l’assoluta necessità di abbandonare ogni sentimento che avesse a che fare con la timidezza. Un’esperienza importante, condivisa con professionisti validi dai quali ho potuto anche carpire molto perché questo è un mestiere che si impara soprattutto sul campo, rubacchiando il meglio da ogni collega.

Valentina Marchetti

Guardando al suo impegno con Tele Umbria Viva, come si caratterizza l’informazione a Terni: cosa significa fare giornalismo qui?
Significa, credo, fare giornalismo come in qualsiasi altro luogo. Le problematiche sono grossomodo le stesse in qualunque realtà, solo proporzionate alle dimensioni del posto. La dimensione locale in più ti permette di approfondire quegli aspetti che un’edizione nazionale non avrebbe modo di fare, in particolare di dar spazio alla gente.

L’informazione sportiva è stata la sua prima passione. Che ruolo ha lo sport nella comunità ternana e in quali forme è attivo?
Come dicevo prima il giornalismo sportivo è stato senza dubbio l’inizio della mia avventura lavorativa malgrado oggi mi occupi di argomenti diversi. Ho iniziato dai campetti di periferia seguendo campionati di promozione ed eccellenza, fino alla Ternana della Serie B e purtroppo negli ultimi anni della Lega Pro.
I ternani sono un popolo viscerale o forse lo sono stati; i risultati negativi della prima squadra di calcio locale hanno sicuramente spento molti entusiasmi, ma, dal mio punto di vista, la bellezza della città sta anche nella moltitudine di discipline sportive che vanta. Dal calcio a 5 che ha per anni militato nella serie A, al volley con squadre sia al maschile che al femminile impegnate in campionati di A2 e B1.
Ma penso anche al tennistavolo con un palazzetto che spesso è teatro di competizioni internazionali; alla scherma che ospita gli allenamenti di campionesse come Margherita Granbassi, il basket, il canottaggio sul lago di Piediluco per fare solo alcuni esempi.
E il tutto muove un flusso costante di piccoli campioni in erba. Peccato dover constatare che la crisi economica negli ultimi anni si è abbattuta anche sulle casse delle società sportive, minandone le fondamenta e a volte limitandone la continuità.

Da giornalista a semplice cittadina. Quali luoghi della città le sono più cari o rappresentano meglio la sua quotidianità?
Terni è la città dove sono nata e dove non mi dispiace vivere. Gode di quella tranquillità che spesso manca nella grandi metropoli, pur non essendo affatto né troppo piccola né troppo provinciale. È una città a portata di mano. La mia quotidianità si sviluppa inevitabilmente per lavoro nel cuore della città, dal Comune al palazzo della Provincia, dalla caserma dei Carabinieri alla Questura.
I luoghi invece più “sentimentali” sono altri, fuori dal caos urbano che mi è capitato di osservare dalle distese erbose di Sant’Erasmo o protetta dal verde dei giardini la “Passeggiata”; luogo di lunghi pomeriggi di relax, ma anche di studio e preparazione alla maturità.

Terni e la cultura. Quali stimoli offre sotto questo profilo?
Terni è una città che nella Seconda guerra mondiale ha subito 108 bombardamenti, quindi diventa difficile trovare una vera e propria parte storica. Per molti aspetti è una città moderna ma, al tempo stesso, negli ultimi anni si è puntato molto sul polo museale, sulla riqualificazione dell’anfiteatro Fausto, sulla rivitalizzazione di luoghi come San Gemini, la cascata delle Marmore, Carsulae, sito archeologico che sulla Flaminia attira molti turisti.
Di recente ha ospitato la mostra di Piermatteo d’Amelia e nel corso dell’anno è teatro di diverse manifestazioni dal tradizionale “Cantamaggio ternano” alle iniziative per il San Valentino, patrono della città che da il nome appunto agli eventi valentiniani, tra musica, arte e performance di vario genere.

Scavando nell’album dei ricordi, c’è una notizia o articolo su Terni che suscita in lei maggior orgoglio professionale o partecipazione emotiva?
La sensazione di assistere e raccontare qualcosa di importante che rimarrà nella storia della città, l’ho avuta con l’articolo redatto nel 2005 sulla crisi del magnetico che portò in piazza un’intera città, al fianco dei lavoratori della Thyssen Krupp Acciai Speciali Terni. Così come i servizi, più recenti, legati alle manifestazioni di piazza per la difesa dei posti di lavoro alla Basell, multinazionale americana-olandese che ha annunciato la chiusura per fine anno.

Un editoriale per raccontare cosa apprezza e cosa cambierebbe della Terni di oggi.
Un punto a favore di Terni è la presenza di stranieri, ospita infatti ben 102 etnie differenti; una forza ma allo stesso tempo anche un tallone d’Achille. Esattamente come per gli italiani, anche tra gli stranieri si nascondono i criminali e va riconosciuto che la città, negli ultimi tempi, ha registrato un aumento di criminalità: all’appello ci sono 5 o 6 omicidi che scuotono un Comune che conta 112mila abitanti. Non aiuta poi la presenza di uno dei carceri di massima sicurezza del paese.
Da cambiare forse ci sarebbe la mentalità, l’arretratezza e l’apatia che troppo spesso caratterizza la vita politica ed economica della città. Troppo spesso Terni si è fatta scappare treni importanti che difficilmente tornano indietro.

Alla luce della sua esperienza sul web, come vede il futuro della professione giornalistica rispetto alla nuova frontiera del digitale e alle forme di citizen journalism?
Oltre alla carta stampata e alla tv, ho collezionato anche una parentesi nel giornalismo on line; quindi se dico che, inevitabilmente, ogni settore richiede specifiche tecniche legate al mezzo che si utilizza per veicolare le notizie, e che andrebbero conosciute, lo dico con cognizione di causa. I nuovi media, il digitale è tutto progresso che sicuramente migliora la qualità della fruizione, ma credo anche fermamente che la professionalità vada rispettata e difesa se vengono osservate e messe in pratica quelle regole deontologiche che dovrebbero caratterizzare il mestiere, che distinguono il giornalismo dal “citizen journalism”.
Forse oggi è più facile aprire le porte a giovani collaboratori vogliosi di fare ed imparare, senza poi insegnare veramente, piuttosto che sistemare chi la gavetta l’ha già fatta.

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