23 Settembre 2010

Una realtà migliore da consegnare

di Marcello Di Sarno (Blog Siracusa. Interviste Giornalisti)

Damiano Chiaramonte è un giornalista di punta del noto quotidiano Giornale di Sicilia.
Il suo vivere la professione giornalistica non si limita solo all’ambito editoriale, ma abbraccia anche gli aspetti deontologici, che cura attraverso l’attività di segretario provinciale dell’Assostampa siciliana.
A ciò unisce la sua attività di documentarista e di scrittore.

Il rapporto professionale ed umano con la sua città, Siracusa,  tra legalità, economia ecocompatibile e cultura classica, al centro dell’intervista concessa per Comuni-Italiani.it

Com’è maturato il suo ingresso nel giornalismo e che stimoli ha dato la realtà di Siracusa a questa scelta?
Avevo otto, forse nove, anni. A scuola usavo il banco per leggere le notizie del mio personalissimo telegiornale ai compagni che, a distanza di oltre sei lustri, ancora ricordano con ironia e ammirazione quei momenti. Il gusto di raccontare delle storie, con il passare degli anni, è diventata una missione: informare l’opinione pubblica, a qualsiasi costo, senza manipolazioni e con vero spirito di servizio. Siracusa? Vivo nella città più bella del mondo, ma anche tra le più inquinate d’Italia. Culla della Magna Grecia, ma anche terra di mafia. Sono i suoi contrasti che stimolano il mio modo di fare giornalismo e che mi impongono di continuare a farlo per consegnare una realtà migliore a mio figlio.

Damiano Chiaramonte

Guardando anche al suo impegno come responsabile provinciale dell’Assostampa, cosa significa fare giornalismo a Siracusa, tra peculiarità e criticità?
Oltre agli aspetti riportati sopra, aggiungo che la realtà siracusana soffre le criticità che questo mestiere sta vivendo in tutto il Paese. Siamo attaccati ogni momento dai poteri forti e purtroppo anche da noi stessi. I nuovi media hanno reso l’informazione più democratica e accessibile. Ma rischiano di de-professionalizzarla a scapito della qualità, ma soprattutto a danno del pubblico.

Da scrittore sarà un attento osservatore delle dinamiche culturali del territorio. Cosa offre in tal senso il panorama culturale siracusano?
Siracusa è stata il palcoscenico di eventi storici e sociali che hanno contribuito a consegnare ai suoi figli un territorio con una stratificazione culturale ineguagliabile.
La cattedrale, in origine tempio ellenico dedicato ad Atena, diventato luogo di culto cristiano coi normanni e straordinario monumento del tardo barocco siciliano, che conserva intatti i segni della sua storia: le colonne doriche sono ancora lì, tenute insieme dai muri eretti al tempo di Federico II, e sovrastate fisicamente dalla movimentata facciata settecentesca. E’ solo un esempio, forse il più evidente, ma solo un esempio.
A Siracusa, da cento anni ormai, si tengono le rappresentazioni classiche. Vengono rappresentate le tragedie di Euripide e Sofocle e le commedie di Seneca, più o meno come 2700 anni fa. Succede solo a Siracusa; neppure il teatro greco di Epidauro ad Atene può vantare questa tradizione, tanto che l’Istituto Nazionale del Dramma Antico è considerato da Irene Papas “l’istituzione culturale che con la sua attuale forza di divulgazione, meglio di qualsiasi altro ente riesce a trasferire i grandi valori della civiltà greca nel mondo”.
E’ questo l’humus in cui sta germogliano il substrato culturale siracusano. E’ solo questione di tempo per il salto di qualità definitivo.

Ogni giornalista ha il suo album di articoli indimenticabili, ce n’è uno su Siracusa tra quelli che ricorda maggiormente?
Ero il cronista di nera della redazione siracusana del Giornale di Sicilia. Scrissi un’inchiesta a piena pagina sul rapporto tra vittime del racket delle estorsioni e forze di polizia, denunciando disparità di trattamento tra commerciante e commerciante. Una condotta che rischiava di indebolire la fiducia verso le istituzioni a favore delle organizzazioni criminali.
Sono finito sotto torchio prima davanti al capo della squadra mobile e poi interrogato da un magistrato perché volevano che rivelassi la mia fonte interna. Furono momenti poco edificanti e preoccupanti. Ma da quel momento in poi il fronte antiracket riuscì a tenere e ad avanzare sul fronte della lotta alle estorsioni e all’usura.

Parafrasando una rubrica fissa del Giornale di Siracusa:”Dica la sua” su Siracusa tra luci e ombre, in un breve editoriale.
Dico che Siracusa deve sciogliere il legame-cappio con l’industria pesante. Bisogna attivare tutte le iniziative possibili per avviare il complesso ma necessario processo di riconversione del petrolchimico in polo energetico moderno (fonti alternative e ricerca in tal senso).
Contestualmente istituzioni, tessuto economico e cittadini devono scoprire realmente il piacere dell’accoglienza. Non credo in Siracusa capitale del turismo. Spero in Siracusa culla dei viaggiatori.

Nel suo vivere Siracusa da semplice cittadino, in quali luoghi coglie il piacere di vivere questa città?
Non posso resistere al fascino anticamente misterioso del castello Eurialo e al tramonto che ipnotizza affacciandosi dal Ponte Umbertino a cavallo tra il centro storico di Ortigia e la terraferma. Conosco quest’isolotto magico (Ortigia) come le mie tasche, ma riesco a perdermi tra i suoi vicoli nelle mattinate d’inverno per poi ritrovare la strada del mare tempestoso che esplode sui muraglioni medioevali. Sono riuscito a rendere almeno in parte l’idea?

Sulla base dell’esperienza con il quotidiano on line, come vede il futuro della professione giornalistica rispetto alla nuova frontiera del digitale e alle forme di citizen journalism?
Non vedo futuro nella professione giornalistica. Almeno non come la intendiamo ora. La tecnologia sta per cancellare il ruolo di mediatore tra le fonti di informazione e il pubblico. Nel contempo proprio il pubblico sta sempre di più assumendo le conoscenze e le competenze per essere parte attiva nel mondo della comunicazione.

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