Al confine tra la Capitanata e l’Irpinia, sorge Panni comune del foggiano, di appena 865 anime.
Una millenaria tradizione a metà strada tra il mito e la narrazione storica fa di questa terra uno dei più importanti centri di conservazione e di divulgazione della zampogna.
Storia, presente e futuro di questo antico strumento nel territorio di Panni sono al centro delle attività dell’associazione “La Zampogna del Capricorno”.
Comuni-Italiani.it ha intervistato il presidente dell’associazione, Antonio Mauriello.
Quando e con quali scopi nasce l’associazione?
L’associazione è nata nel 2009. Attivando ogni sorta di iniziativa culturale (festival, conferenze, seminari di studio, scuole di musica, laboratori per la costruzione degli strumenti musicali, progetti nelle scuole, ecc.), l’associazione intende promuovere la cultura musicale di Panni e dell’intera Capitanata, non trascurando, però, gli aspetti storici, folklorici, ambientali del suddetto territorio.
Intende promuovere la storia e la cultura degli antichi Dauni, che, 1000 anni prima di Cristo, possedevano un’elevata civiltà e un territorio che giungeva nel Molise, nella Campania, nella Basilicata e nel Barese. Il lavoro di promozione culturale si innesta, poi, nella vasta area geografica che ha visto svilupparsi il grandissimo ed importantissimo fenomeno della transumanza.
Come siete arrivati alla scelta del nome “La Zampogna del Capricorno”?
L’idea nasce dalle ricerche dello studioso Angelo Capozzi, lo storico del nostro gruppo. Il paese di Panni, al tempo degli antichi Dauni, è stato dedicato al dio Pan, tanto che la sua immagine è ancora presente nello stemma del paese.
La zampogna di Panni è anche, quindi, una zampogna del dio Pan e siccome tale divinità è associata al segno zodiacale del Capricorno, nasce il nome “La Zampogna del Capricorno”.
Come nasce la tradizione della zampogna a Panni? C’è un fatto storico che lo spiega?
Per rispondere a questa domanda ci rifacciamo alle ricerche di Angelo Capozzi. Nello stemma di Panni il dio Pan, poggiato su un cane, ha nella mano destra un bastone e nella sinistra il flauto di Pan, cioè la siringa. Il bastone simboleggia tutti gli elementi maschili del cosmo, la siringa tutti quelli femminili.
Secondo il nostro storico i sacerdoti del dio Pan hanno, deliberatamente, trasformato il bastone in un bordone di zampogna, la siringa nel chanter con tre fori. Cioè hanno riproposto l’immagine del dio Pan, molto presente nell’iconografia del dio, in chiave musicale, sonora, per poter, attraverso il suono, armonizzare gli elementi maschili del cosmo con quelli femminili. Che sia uno strumento natalizio deriva dal fatto che il dio Pan, al solstizio di inverno, con la zampogna incoraggiava la rinascita del sole e, in più, dirigeva il caos da lui stesso provocato verso un nuovo ordine cosmico.
Per capire il perché la zampogna di Panni è nata nel nostro particolare territorio, bisogna inquadrare la storia del paese all’interno della storia dell’Antica Daunia. E allora Capozzi ci spiega che i primi coloni pre-greci e greci, cercarono di ricostruire nelle nostre terre un piccolo Peloponneso, con ad est Argos Hippium, una probabile colonia di Argo del Peloponneso (la futura Arpi), mentre ad occidente vollero ricostruire l’Arcadia, con centro proprio Panni, il paese riconosciuto del dio Pan. Non mancano altri riferimenti importanti in tal senso: Lucera = Laconia, Troia = Trezene, ecc.
Come cercate di diffondere questa preziosa eredità musicale tra le nuove generazioni?
Sono circa 10 anni che promuovo in prima persona la conoscenza, il recupero e la riproposizione di questa antichissima zampogna, girando anche l’Italia, partecipando ad incontri culturali, a festival, ecc. , quasi sempre accompagnato dall’ultimo zampognaro di Panni rimasto: Francesco Capobianco. In tale lavoro sono stato aiutato da Alfonso Mansolillo, da Gianni Mastrangelo, da Angelo Capozzi. Ho, con quest’ultimo scritto il volume “La Zampogna di Panni”.
Ai giovani vogliamo comunque, far conoscere gli strumenti antichi (la zampogna e il flauto con tre fori), in una nuova, inedita proposta musicale, dove i suddetti strumenti ricopriranno una nuova funzione musicale. Con conferenze, libri, CD, siti internet si promuoveranno i nostri strumenti musicali arcaici, tra i quali anche il flauto di Pan.
Per accostare i giovani all’uso dello strumento si è costruita, grazie allo zampognista molisano Piero Ricci (coadiuvato da me) una zampogna di Panni moderna, del tutto simile a quella arcaica, ma con potenzialità musicali maggiori (bordone con tre suoni, zampogna in Fa e in Sol con tutti i suoni della scala), che può suonare sia con altri gruppi musicali che con l’orchestra.
C’è una tradizione di musiche locali legata allo strumento della zampogna?
Il repertorio storico della zampogna di Panni si limita ad una sorta di “Tu scendi dalle stelle” (ciò che si può suonare con tre fori). Sicuramente, in antico, esisteva un repertorio natalizio più consistente, ma, se c’era, non è giunto fino a noi.
Il flauto con tre fori veniva suonato dai pastori, ma in modo estemporaneo, senza riprodurre un determinato repertorio.
La zampogna di Panni: in quali occasioni veniva celebrata quest’antica tradizione?
La zampogna di Panni, a differenza della zampogna comune presente in tutto il Meridione d’Italia, era uno strumento esclusivamente natalizio. Quindici giorni prima di Natale, i gruppi di contadini-pastori, si riunivano per costruirla, con l’otre di agnello (la vittima sacrificale).
Si suonava a Natale e all’Epifania, per le strade: accompagnava il flauto con tre fori, che a Panni sostituiva la ciaramella. La notte di Natale, in chiesa, suonavano insieme 50, 60 zampogne, creando un’enorme commozione tra i presenti, convenuti ad adorare il Bambinello.
C’è un museo o uno spazio espositivo che celebra questo strumento?
La zampogna di Panni e il flauto sono esposti nel Museo della Zampogna di Scapoli e in una sala di esposizione a Panni.
Cos’è differenzia la zampogna arcaica da quella moderna?
La zampogna arcaica di Panni differisce dalla zampogna moderna nel bordone, che in quella moderna produce tre suoni, mentre quella arcaica uno, il chanter produce 7, 8 suoni, contro i tre di quella arcaica. I materiali della zampogna moderna son più affidabili perché in parte sintetici.
E’ migliore l’emissione del suono, la tenuta dell’intonazione e lo strumento dura di più.
Per il futuro che progetti ha l’associazione?
L’associazione vuole diventare un punto di riferimento culturale per la Capitanata e la Puglia, promuovendo non solo la zampogna e il flauto di Panni, il flauto di Pan, ma tutte le tradizioni culturali della nostra provincia, non trascurando minimamente di sviluppare progetti nel mondo della Scuola. Riguardo alla zampogna e al flauto di Panni, il gruppo musicale “Gli amici di Pan” (dell’associazione) sta elaborando un repertorio musicale significativo, che presenti il meglio del folklore canoro della Capitanata e nel contempo nuove proposte musicali, inedite.
Con tutte le iniziative possibili l’associazione vuole concorrere all’elevamento culturale del Subappennino Dauno, della Capitanata e della Puglia, raccordandosi anche con le realtà territoriali alle quale eravamo legati dai vincoli economico-culturali relativi alla transumanza, cioè alla “civiltà dei tratturi”.
2 commenti a “La zampogna e l’armonia di Pan”
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credo che il personaggio che suona la zampogna si chiami Francesco Capobianco e non Antonio Mauriello.
il collegamento a questa intervista è stato inserito sul suo sito qui:
http://zampognadipanni.altervista.org/
alla pagina ” Storia & tradizioni ”
sulla destra potrà vedersi Antonio Mauriello che suona la zampogna.
didascalie corrette, grazie della segnalazione