2 Novembre 2008

Una sfida contro sé stessi

di Sara Radicia (Blog Porto Sant'Elpidio. Racconti di Viaggio)

Agosto. Voglia di trascorrere pochi giorni di relax in un appartamento consigliato da una mia vecchia amica. Il posto è carino, un villaggio turistico con appartamenti colorati di bianco. Come sempre ho bisogno di un po’ di tempo per ambientarmi, ancora ogni tanto mi guardo la mappa degli alloggi per non perdere tempo a girare per trovare la mia casetta. Fa caldo, ma non è quello che mi preoccupa di più. Ogni mattina, infatti, devo svegliarmi presto perché devo passare alla fase più impegnativa del mio allenamento. Adesso devo correre mezz’ora senza far pause. Chi pratica questo sport sa che è un traguardo da nulla eppure è importantissimo. E’ il primo traguardo che raggiunto ti dà la carica per andare avanti, perché da questo momento in poi puoi dire di aver sorpassato il primo gradino. Ce la stai facendo, ormai il pericolo di perdere la grinta è al minimo, la stanchezza non ti coglie più, al massimo puoi avere qualche problema col fiato.

Dopo aver passato un pomeriggio sulla spiaggia si torna all’alloggio, si fa una cena veloce e si esce in macchina o a piedi. Il centro non è tanto grande ma c’è spazio per tutto, la zona pedonale, i ristoranti, la discoteca, gelaterie e bar, perfino un palco attrezzato per i concerti. La zona di Porto Sant’Elpidio dove sto passando le mie vacanze è quella che si potrebbe definire riservata alle famiglie, perché è molto tranquilla, mentre tutti i servizi più “alla moda” sono distanti due tre chilometri, che si possono tranquillamente percorrere a piedi, sempre che ne abbiate l’intenzione. L’aria della sera è fresca e una serie di chioschi e bar si affacciano sulla strada, nei quali l’umanità variegata della cittadina si ritrova a pochi metri dal mare.

Il posto è piacevole, il paesaggio, da pochi anni rimodernato con un lungomare è appena sporcato da un’unica macchia. Una lenta ma inesorabile erosione sta spostando la costa verso l’entroterra. Il mare guadagna sempre più terreno e sta letteralmente mangiandosi la spiaggia. Dopo una giornata di pioggia ebbi l’occasione di vedere il risultato di questo evento naturale, acuito dal vento e dal mare mosso. La spiaggia era retrocessa di almeno due metri e appena finita la tempesta dovettero passare con le macchine per pulire e rimettere almeno parte della sabbia mancante. E’ un evento molto pericoloso per il paesaggio anche perché la linea delle costruzioni potrebbe essere attaccata dal mare se questo non fosse fermato. So che per diminuire almeno in parte il fenomeno sono state costruite delle finte “dune” sotto il livello dell’acqua per rompere l’onda e diminuire la forza con cui questa si getta sulla spiaggia. Mi auguro che presto si trovi un metodo specifico per affrontare il problema, che è comune a molte spiagge, non solo italiane.

Le mie serate finiscono presto, qualche ora di svago e metto la sveglia per uscire alle sette in tenuta sportiva. Un poco di riscaldamento e, appena inizia la passeggiata pavimentata, si parte: piano, respiro controllato, piedi in linea, falcata media. Pochi passanti mattinieri passeggiano con calma nel mio stesso percorso. Controllo il ritmo e riesco a superare la prima metà della mezz’ora senza problemi. I successivi cinque minuti mi danno qualche problema e la parte peggiore è come sempre l’ultima. Devo solo concentrarmi. Durante i primi giorni d’allenamento mi sono inventata un mantra, perché avevo letto che molti atleti professionisti lo usavano e quando mi trovavo al limite delle mie possibilità me lo ripetevo. Uno, due. Mantra e controllare il fiato. Uno, due. Sento il solito dolore che colpisce la milza sotto sforzo. “Non è niente sto solo bruciando. Pensa a come fanno i corridori seri”. La capacità della corsa dopo tutto risiede al 90 per cento nella nostra mente.

Controllo l’orologio e mancano tre minuti, ormai è finita. Una sensazione di spossatezza e di soddisfazione mi porta a finire la corsa. Mi fermo a riposare davanti ad un chiosco di pescatori da dove i gabbiani osservano curiosi e affamati alcune barche che tornano dalla pesca. Sono contenta e vedo un pescatore che mi sorride. Sono e felice e decido di comprarmi una cena appena uscita dal mare. Dopo tutto ho vinto una scommessa.

(Foto dal sito marioandrenaccisindaco.it su Licenza Creative Commons)

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