5 Dicembre 2008

Palermo e le sue tradizioni… culinarie

di Maria Salerno (Blog Palermo. Alla Scoperta della nostra Italia)

Cannoli siciliani

Cannoli siciliani

Molte volte, forse troppe, accade di conoscere il carattere di un popolo o di una città  attraverso i luoghi comuni. Ecco allora che i genovesi diventano i tirchi per antonomasia, i romani i caciaroni per eccellenza, i  napoletani i simpatici per definizione.

E i palermitani?
Loro passano per quelli che si portano la teglia di pasta al forno pure sotto l’ombrellone con 40° all’ombra; che si fanno spedire la cassata dalla mamma quando la permanenza al di là dello stretto diventa troppo lunga; che si abbuffano di cannoli infischiandosene dei chili di troppo.

Vivendo a Palermo o anche trascorrendoci solo una breve vacanza, non si fa  fatica a rendersi conto di quanto l’esperienza del mangiare sia centrale nella vita dei suoi cittadini. Qui più che altrove, il cibo media le relazioni e fortifica le tradizioni.

Ecco che la festa di San Giuseppe diventa il trionfo della sfincia con la ricotta: una sorta di bignè gigantesco fritto e ripieno, oltre che di ricotta, di crema, pistacchi e scorzetta d’arancia.
Il 13 dicembre, la devozione a Santa Lucia si trasforma nell’abitudine di ingrossare fin dal mattino (meglio se si prenota il giorno prima) le fila ai bar per acquistare le immancabili arancine: al burro, alla carne e come la fantasia gastronomica all’occorrenza suggerisce.

Qualsiasi periodo dell’anno poi è buono per gustare il tradizionale cibo da strada palermitano: le panelle, piccole frittelle a base di farina di ceci; la focaccia con la milza, che qualcuno fa risalire addirittura agli arabi e di cui esistono due versioni - la schietta condita con fresca ricotta di pecora fritta ricoperta da cacio cavallo tagliato a listarelle e la maritata alla quale si aggiungano le interiora del vitello; lo sfincione ovvero una sorta di pane condito con sarde salate, cipolla, pecorino, origano, salsa di pomodoro e mollica di pane.

In ogni modo, il rapporto dei palermitani col cibo, va ben oltre la ricca tradizione gastronomica.
Quando si rientra a Palermo da un viaggio, la prima cosa che ti domanda tua madre non è: “A che ora arrivi?”, ma: “Hai mangiato?”
A prescindere dalla risposta, un secondo dopo, immancabilmente, ti domanderà: “Che cosa vuoi mangiare?”
Insomma, quella di nutrirsi è una priorità - se non un pensiero fisso - quanto meno ricorrente.

A differenza di quanto accade in molte città poi, gli orari per il consumo dei pasti fuori casa si dilatano considerevolmente. Difficilmente qui ci si sentirà dire: “Mi dispiace, ma la cucina è chiusa!”
Palermo è una sorta di mensa perennemente aperta: il pranzo della domenica è l’unico per il quale ci si inizia a preparare di buon mattino per concluderlo alle 4 del pomeriggio!
Ciò perché qui il mangiare non è quello che di solito si riconduce al comune sentire, ma è incontrarsi, condividere, raccontarsi, consolarsi delle piccole e grandi afflizioni che la vita di ogni giorno ci riserva.

(Foto di Stefano Mortellaro in licenza Creative Commons)

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1 commento a “Palermo e le sue tradizioni… culinarie”

  1. serena79 scrive:

    E’ tutto assolutamente vero! Infatti la prima sera “in vacanza” i Palermitani restano rigorosamente digiuni perchè si presentano al ristorante alle 22! :-))

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