Torino, conosciuta in tutta Italia come una città grigia, ha fatto nascere molte stelle dello spettacolo.
Tra questi i coloratissimi Righeira che, negli anni ‘80, hanno appassionato intere generazioni con canzoni tormentone e il loro abiti estrosi.
Stefano Righi, alias Johnson Righeira racconta il capoluogo piemontese, come è cambiato negli anni e come sia ora una città dai mille volti, piena di sorprese per chi, vedendola per la prima volta, non si fa condizionare da pregiudizi.
Torino, nell’immaginario collettivo, è la città senza colori. Perché?
Nel periodo in cui la FIAT ne ha egemonizzato la vita, Torino fu trasformata in un grande dormitorio e perse i suoi colori (almeno apparentemente), per sfumare in un gelido e immobile “bianco & nero”.
Per fortuna, da un po’ di anni a questa parte, la musica è cambiata e io provo un orgoglioso piacere nell’avvertire lo stupore di chi, visitandola magari per la prima volta o dopo molti anni, è costretto a scrollarsi di dosso i pregiudizi e i luoghi comuni che l’avevano accompagnato al suo arrivo.
Cosa le ha insegnato questa città che, a suo dire, non cambierebbe mai?
La “torinesità” che per me significa soprattutto guardare ogni cosa con un certo distacco e con una buona dose di (auto)ironia.
Deve la sua notorietà anche alla sua città?
Tutto sommato, credo di si! In qualche modo i Righeira, sono sempre apparsi ai più come degli strani torinesi, soprattutto per l’ironia e la nostra allegria.
Pochi sanno, invece, che lo humor torinese vanta solide tradizioni: basta pensare a Erminio Macario, Fred Buscaglione, Fruttero & Lucentini, Gipo Farassino, Felice Andreasi, Arturo Brachetti, Luciana Littizzetto. Tutti rigorosamente torinesi!
Quale aspetto cittadino le piace di più e quale, invece, di meno?
Premetto che io sono perdutamente innamorato della mia città e perciò le cose che mi piacciono sono moltissime. Quello però che amo di più è il fatto che è stata, e lo è tuttora, sempre all’avanguardia. Paradossalmente il suo principale difetto è un certo provincialismo, con l’eterno complesso d’inferiorità nei confronti di Milano: città che ogni torinese DOC, in cuor suo, odia (bonariamente?) a morte.
Torino è famosa anche per il suo legame con la stregoneria. Come la pensa a riguardo?
Più che con la stregoneria, direi con la magia. Certo ne ho sentito parlare molto, ma di sicuro sono cose per cui la gente non mette i manifesti in giro e a me non è mai capitato di farne conoscenza diretta.
Dove mi porterebbe se venissi a Torino?
Beh, sicuramente nella zona in cui ho scelto di abitare: tra il mercato di Porta Palazzo di giorno e i numerosi locali del Quadrilatero Romano di sera. Qui, soprattutto durante l’estate, grandi folle si riversano per le strade, dando la sensazione di essere in vacanza a chi è rimasto in città.
Poi al Museo del Cinema, al Parco del Valentino, al Museo Egizio, sulla Mole Antonelliana, al Museo Lombroso (quando lo riapriranno…), ai Murazzi, in piazza Vittorio, in piazza San Carlo, a Superga e in tanti altri posti per me meravigliosi.
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