28 Gennaio 2009

Dal Duomo alla Certosa, passando sul Ticino

di Emanuela De Fazio (Blog Pavia. Racconti di Viaggio)

Mi piace andare a visitare le città, a fotografare e a percorrere le loro strade immaginando i personaggi del passato che vivevano in esse. Con la fantasia ritrovo il rumore del calpestio degli zoccoli dei loro cavalli e penso che su quello stesso suolo che io ora percorro con le mie scarpe da ginnastica, un tempo correvano calessi, passeggiavano cavalieri e dame.

Mi piace immortalare l’immagine nella mia mente e modificarne il tempo: cancellare le macchine e mettere le carrozze, tirare via l’asfalto e stendere lo sterrato, cambiare gli abiti comodi e le acconciature delle persone e trasformarli fantasticamente in quelli tipici medievali.

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Cupola del Duomo

Tutto questo mi è accaduto anche a Pavia, capoluogo di provincia della Lombardia e città ricca di monumenti medievali, a partire dal castello Visconteo, che mi ha ricordato quello Sforzesco di Milano, in cui non ho potuto fare a meno di immaginare una dama seduta nel suo cortile fiorito che scrutava l’orizzonte, fino all’importante Università, uno dei più antichi atenei italiani che aiuta a rendere più giovane la città.

Giunsi nella piazza del Duomo e, oltre ad ammirare questo grandioso edificio rinascimentale, la mia attenzione si rivolse a dei ruderi di una torre, a quanto pare, crollata nel 1989 a causa di un cedimento strutturale: tragico evento in cui morirono quattro persone e ne restarono ferite altrettante. Accanto alle rovine, un cartello ricorda l’accaduto e testimonia lo sgomento cittadino per una simile tragedia inaspettata.

Proseguii per la città, facile da percorrere a piedi, e arrivai in breve al fiume Ticino dove ammirai lo splendido ponte coperto che fu costruito accanto ai resti di quello passato, distrutto durante la seconda guerra mondiale. Attraversai il ponte, percorribile anche in macchina, e ammirando le case che costeggiano gli argini del fiume, non potei fare a meno di notare come il ponte stesso diventi punto di incontro per i giovani pavesi.

Il ponte coperto

Il ponte coperto

Le bellezze cittadine, però, non sono solo al suo interno ma anche nei dintorni. Sono sempre rimasta affascinata dalla fama della Certosa di Pavia, per questo decisi di andare a visitarla. La Certosa presenta una chiesa e anche un monastero, visitabile (in parte) con la guida di uno dei monaci dell’ordine cistercense.

Lì sono venuta a conoscenza di molte informazioni inerenti la Certosa. Un tempo questa era abitata sia da questi monaci che da quelli certosini di clausura. Questi ultimi in totale erano ventiquattro e ognuno aveva la propria cella, all’interno della quale vi era un tavolo, una sedia, un letto e una porta che dava su un orticello che coltivavano. E’ possibile vedere tutto questo e io lo vidi con estremo piacere e interesse, catapultandomi con la mente in un’altra fantasia.

Scoprii che i certosini non potevano avere nessun tipo di contatto con l’esterno; all’ingresso di ogni cella c’era un meccanismo particolare fatto di legno - presente tuttora -  che serviva a mettere in comunicazione i certosini con gli altri monaci. Era una sorta di confessionale attraverso cui, chi stava all’interno, poteva comunicare con quelli che stavano all’esterno e viceversa, senza però vedersi.

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Certosa di Pavia

Continuai la visita fino al refettorio, nonché sala assemblea, che disponeva di un sistema simile: c’era una grata e un passaggio segreto che serviva ai certosini per ascoltare ciò che gli altri monaci dicevano e quindi gli permetteva di partecipare alla vita del monastero pur non facendosi vedere. Il monaco guida ci disse che a volte accadeva di passare la domenica in questa stanza, mangiando tutti insieme ma osservando rigorosamente il voto del silenzio.
Impossibile non pensare al best seller di Umberto Eco “Il Nome della rosa” vedendo il passaggio segreto. E per l’ennesima volta la mia immaginazione superò ogni limite!

Ascoltando le storie che il monaco ci raccontò, compresi quanto fosse difficile la scelta di vita dei monaci di clausura e riuscii a comprendere in pieno il detto lavoro da certosini, che si rifà proprio al paziente lavoro dei monaci.

Mi è risultato praticamente impossibile non proiettarmi con la mente nel passato! Una giornata indimenticabile!

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