Il sindaco di Venezia Massimo Cacciari intervistato per Comuni-Italiani.it
Come si presenta la sua città a chi oggi la vive quotidianamente?
La prima immagine, immediata, è quella della grande presenza di turisti giornalieri, “pendolari” e quindi di una estesa rete di negozi rivolti alle loro esigenze, soprattutto nel centro della città; con uno sguardo un po’ più attento si può cogliere, tra i veneziani, la presenza di molti anziani e di pochi bambini (fenomeno del resto comune a tutti i centri storici). Ma questa, pur vera, è soltanto la “fotografia” superficiale. Se invece approfondiamo lo sguardo, facciamo cioè una “radiografia”, vedremo una straordinaria vitalità sia economica e produttiva (penso al porto e alla cantieristica, per esempio), sia culturale (dalle Università alle biblioteche, dalle mostre alla musica: Biennale, Marciana, Fenice, Fondazione Cini, Guggenheim, Palazzo Grassi sono soltanto i primi nomi che vengono in mente, di rilievo internazionale), sia artigianale (con prodotti di eccellenza su scala mondiale come il vetro di Murano o il merletto di Burano). E questo, per Venezia città storica; ma non bisogna dimenticare che la mia città è anche Mestre e Marghera: ma il discorso ci porterebbe lontano…
Tre validi motivi per visitarla?
Il primo appare scontato, ed è il suo patrimonio monumentale e artistico, che ripete un messaggio di civiltà perenne, quanto mai necessario all’uomo di oggi. Il secondo è il suo unicum urbano: basti pensare alla pedonalità dell’intera città o alla suddivisione dei flussi di traffico tra terra e acqua, per cui Le Corbusier additò Venezia a modello e profezia della futura città ideale, un unicum urbano che meglio si coglie nelle zone meno centrali, e quindi anche meno affollate. Il terzo è il suo essere “città a misura d’uomo” che ne costituisce la cifra distintiva tra tutte le mete turistiche: città da esperire secondo la propria misura, percorrendola a piedi e rapportando quindi a se stessi distanze, altezze, dimensioni, una esperienza che sarà arricchita se fatta dal punto di vista ancora più giusto, quello dell’acqua.
Chi ha fatto la storia della sua città?
Nel passato più lontano, soprattutto i mercanti; in quello più recente anche gli imprenditori, compresi i capitani d’industria. Ed è anche per questo che, nella attività amministrativa, io continuo a ricercare la massima concertazione con le categorie economiche cittadine, soprattutto quelle legate al turismo, prima industria della città; e insieme mi impegno ad attrarre forze economiche in città: per queste ho voluto il “Club Amici di Venezia”, composto da sponsor di grande rilievo, e che contribuisce alla tutela del patrimonio della città, al presidio nel tempo della sua immagine, alla organizzazione di iniziative. Non si tratta di una semplice sponsorizzazione, ma di una vera e propria partnership grazie alla quale gli “Amici di Venezia” partecipano alla governance della città.
Tra progetti da portare a termine e traguardi ambiziosi da perseguire, come vede il futuro della sua città?
Venezia – e qui la intendo nel suo intero e articolato territorio, dalla laguna alla città storica alla terraferma – ha straordinarie risorse, opportunità, potenzialità: il suo storico ruolo di città-ponte tra Occidente e Oriente, di crocevia di traffici di persone, di merci, di idee (e quindi anche di luogo di dialogo tra popoli e cultura) si ripropone oggi in termini fino a pochi anni fa impensabili. La caduta del muro di Berlino, l’ampliamento dell’Unione Europea, la “caduta dei confini” con la Slovenia, l’arrivo di persone e di merci dai Paesi dell’Oriente in forte crescita, come l’India e la Cina, ha reso di nuovo Venezia spazio strategico di snodo tra l’Europa e l’Oriente, le ha ridato una nuova centralità. Il futuro è aperto a una vera e propria “rivoluzione”, perché queste potenzialità e opportunità sono singolarmente idonee ad affrontare il futuro: bisogna però che tutti i veneziani, gli amministratori per primi, sappiano coglierle.
Una domanda che vorrebbe sentirsi rivolgere sulla sua città e la risposta che darebbe.
Mi piacerebbe mi si chiedesse di Mestre, che per territorio e popolazione è la parte maggiore del mio Comune, e sulla quale continua a gravare la ingiusta leggenda nera della più brutta città d’Italia. Risponderei che in questi ultimi quindici anni, Mestre è cambiata e migliorata in modo tale da proporsi già oggi – e ancor più in un prossimo futuro – come “nuova città” esemplare per tutto il Nord Est. La riqualificazione della sua piazza principale, Piazza Ferretto, è un caso di studio a livello europeo, volano per la sfida di una nuova qualità urbana; il Parco di San Giuliano, realizzato là dov’era una discarica di inquinanti, si avvia a diventare il più grande parco urbano d’Europa; il Bosco, in fase di costante ampliamento, farà di Mestre la città “più verde” d’Italia; il Parco scientifico tecnologico da già una risposta modernissima al declino della vecchia produzione industriale di Marghera; il Centro culturale Candiani è oggi il massimo produttore di eventi culturali dell’intero Comune… Mi piacerebbe si sapesse che Venezia è anche questo: una città di terraferma nuova e bella.
(Foto su concessione del Comune di Venezia - Servizio Videocomunicazione)
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