24 Aprile 2008

L’Atene di Romagna, giardino della via Emilia

di Marcello Di Sarno (Blog Savignano sul Rubicone. Interviste Sindaci)

Il sindaco di Savignano sul Rubicone Elena Battistini intervistata per Comuni-Italiani.it

Come si presenta la sua città a chi oggi la vive quotidianamente?
Non è facile offrire un ritratto definito della città di Savignano in questo savignano-sul-rubicone-sindaco.jpgmomento. Abbiamo vissuto molte e veloci trasformazioni, la popolazione è aumentata, fanno parte della nostra comunità anche altri popoli e persone; il tessuto produttivo è fra i più vivaci e dinamici della provincia; dal punto di vista anagrafico abbiamo una popolazione giovane, in controtendenza rispetto al resto del paese; nuovi servizi come la Biblioteca dei Ragazzi, l’Asilo Nido Intercomunale, il centro Auser di via Moroni, la riapertura del Teatro cittadino, l’attivazione del mercatino dei produttori del sabato pomeriggio hanno modificato oltre che l’assetto urbanistico, anche quello della socialità e dell’aggregazione.
Ad animare la vita savignanese stanno contribuendo anche locali di recente apertura, soprattutto enoteche e ristoranti, che offrono una vasta scelta enogastronomica di qualità, oltre a costituire felici interventi di recupero strutturale all’interno del centro storico. Tutto questo fa parte di un’evoluzione tuttora in atto, perché i cantieri aperti sono molti e su vari fronti.
Savignano è una città aperta, in fieri, che si sta ripensando in versione moderna.

Tre validi motivi per visitarla?
Indubbiamente per l’enogastronomia. A Savignano il Caseificio Rodosio produce il primo squaquerone certificato in Italia. Si tratta del formaggio fresco tipico romagnolo da sposare con la “piadina” per gustare una vera specialità locale. Abbiamo poi il Sangiovese della Cantina Spalletti Colonna di Paliano prodotto sulle nostre colline e ripetutamente premiato. Alcuni ristoranti del centro cittadino hanno raggiunto l’eccellenza, tra questi la Trattoria dell’Autista che ha toccato il record di presenze della stagione alla “Prova del cuoco” di Rai Uno. Un bel risultato!
In secondo luogo è una città immersa nella storia, dall’età etrusca fino alle guerre mondiali. Il nome che porta, quello del fiume Rubicone, è noto in tutto il mondo e meta frequentatissima dai turisti, anche extra continente. L’evolversi della storia ha lasciato a Savignano tracce evidenti al Museo Archeologico del Compito Don Giorgio Franchini, che sorge al centro di una zona archeologica di straordinaria importanza dove sono state ritrovate, fra l’altro, dodici fornaci risalenti all’età etrusca, fino a ora il complesso più importante di tutta l’Italia del Nord, sia per il numero che per l’ottimo stato di conservazione.
Il Ponte Romano in pietra sul Rubicone eretto nel I sec. d. C., ha accompagnato l’evolversi del nostro borgo, tra varie traversie, fino ad andare completamente distrutto nel 1944, quando i tedeschi in ritirata posero mine sulle pile e lo fecero saltare. Nel 2005 si sono conclusi gli ultimi lavori di restauro.
Le ville e i palazzi nobiliari che oggi in parte ospitano edifici pubblici e in parte sono ancora abitate dai proprietari, tradiscono l’anima intellettual-borghese di Savignano, che nel ‘700 fu definita, per lo spessore della sua vita culturale, l’Atene di Romagna.
E questo è il terzo motivo per cui vale la pena di venire a conoscerla: la presenza di realtà di eccellenza. Fra queste, in ambito culturale, l’Accademia dei Filopatridi che ebbe fra i suoi soci Gioacchino Murat, Pio VII, Vincenzo Monti, Pietro Giordani, George Byron e quale Presidente effettivo Giosue Carducci (1878-1898) che annovera quale Presidente Onorario in perpetuo. Il patrimonio dell’Accademia vanta oggi 80.000 titoli tra cui manoscritti, Incunaboli, Cinquecentine ed edizioni bodoniane. Il pezzo più pregiato è un codice datato al XII secolo dell’allora nascente Università di Bologna. E’ un trattato di diplomatica, che tra l’altro fu rubato, approdò in America per poi essere stato ritrovato da un ricercatore e restituito all’Accademia, tratta di diplomatica. Il codice era destinato ai segretari dei potenti del mondo e insegnava come curarne la corrispondenza, scrivere le bolle e quant’altro.
Per quanto riguarda invece l’arte contemporanea, ci tengo a segnalare la preziosa scultura di Ilario Fioravanti “Il monumento al Partigiano” che da qualche mese “abita” il rinnovato Parco “Don Cesari”.
Su tutt’altro versante ma sempre in ambito culturale desidero ricordare infine che Savignano è la culla della tradizione della musica e del ballo popolare romagnoli, poiché vi è nato e vissuto il musicista Carlo Brighi, detto Zaclèn, precursore del genere “liscio” di cui fu poi protagonista il maestro Secondo Casadei che pure visse a Savignano sul Rubicone. Una tradizione oggi raccolta nella sede della editrice Casadei Sonora e nell’ambito del centro di documentazione virtuale Liscio@museuM.
Non posso omettere di ricordare poi l’eccellenza del Savignano Immagini Festival (SI FEST), il festival di fotografia che quest’anno approda alla XVII edizione e che rappresenta un luogo d’incontro e di scambio tra fotografi professionisti e appassionati di fotografia. Le diverse attività, quali mostre, incontri e workshop, organizzate parallelamente, hanno progressivamente fatto del nostro festival un appuntamento di fama nazionale ed internazionale e hanno condotto sulle rive del Rubicone i più grandi maestri della fotografia.

Chi ne ha fatto la storia?
Se per “storia” intendiamo anche individuarne le radici, gli elementi che ne fondano l’identità, la collocazione geografica di “confine” è impressa nel DNA della città e dei savignanesi. Savignano sul Rubicone si trova a circa metà strada fra Rimini e Cesena lungo la via Emilia e l’asse ferroviario Bologna-Rimini. Il territorio del Comune si estende dalle prime colline pre-appenniniche fino al mare, seguendo il corso del Rubicone fino alla foce.
La nascita di Savignano è legata indubbiamente al crocevia di San Giovanni in Compito, sulla via Emilia. Compitum significa proprio “incrocio”. La Via Emilia doveva incontrare in questa zona una strada che portava presumibilmente all’Appennino e un’altra verso il mare. Al Compitum savignanese, area appunto di confine, sorgeva un abitato già importante all’epoca romana, con botteghe, ville rustiche, un tempio di culto e altri edifici pubblici. La storia del paese va quindi di pari passo con la storia della Città eterna fino alle invasioni barbariche che spingono le popolazioni a spostarsi sulle colline.
Tra i nomi legati all’evolversi delle vicende storiche, posso citare il Cardinale Albornoz, cui si deve la fondazione del primo nucleo dell’attuale Savignano (1359) su incarico dal Papa che intendeva ristabilire la sua autorità nell’Italia centrale. Durante il Medioevo, Savignano resiste all’attacco delle signorie locali (Polentani, Ordelaffi, Manfredi) fino a cadere sotto i Visconti. Nel 1500 è presa da Cesare Borgia per rimanere sotto lo Stato Pontificio, e a parte la parentesi della Repubblica Cisalpina, fino alla proclamazione del Regno d’Italia. Fino al 1933 la cittadina si è chiamata Savignano di Romagna, poi, con un atto d’imperio di Benito Mussolini, venne posta fine ad una diatriba fra storici e letterati che si trascinava da secoli, individuando, nel fiume che attraversa Savignano, lo storico Rubicone.
La storia è fatta dalle persone. Hanno via via costruito l’anima della comunità savignanese gli intellettuali che hanno gravitato intorno all’Accademia dei Filopatridi, gli uomini pubblici come Bartolomeo Borghesi, profondo conoscitore di numismatica ed epigrafista di fama europea, autore di numerose pubblicazioni di cui l’imperatore francese Napoleone III dispose la pubblicazione completa in omaggio al suo genio; Giulio Perticari, insieme a Bartolomeo Borghesi e Girolamo Amati fondatore nel 1801 dell’Accademia savignanese, illustre letterato, animatore di salotti culturali, amico di Pindemonte, Colini e Angelo Mai, marito di Costanza Monti, figlia del celebre poeta romagnolo Vincenzo Monti. E ancora Gino Vendemini, figura eminente della storia savignanese dell’ottocento: principe del foro, grande oratore, storico e poeta, combattente a Mentana e a Bezzecca con Garibaldi, deputato al Parlamento per cinque legislature, sempre eletto a furor di popolo; il palazzo settecentesco dove per tanti anni visse con la famiglia è oggi sede dell’Istituzione Cultura Savignano che gestisce tutte le attività e i servizi culturali cittadini. Fra gli artisti non si può non ricordare Antonello Moroni, che ebbe come maestro Adolfo De Carolis, il quale lo indirizzò all’arte della xilografia, di cui ottenne la cattedra ad Urbino nel 1924.

Per quale aspetto della sua città va personalmente fiera?
Sono particolarmente fiera di essere concittadina di persone, attive tutt’oggi, che hanno realizzato i loro progetti con risultati eccellenti e noti nel mondo: penso alla moda che deve a Savignano il nome di un poeta della scarpa come Giuseppe Zanotti, o di una delle firme dell’abbigliamento più note come Liviana Conti; ad aziende di fama internazionale come la farmaceutica Valfarma di Roberto Valducci; tra i giovani, penso ai fratelli Dardari al cui genio informatico si deve la progettazione del primo videogame - nascono dalla loro passione per l’informatica più sofisticata, i software per la gestione automatica della messa in onda televisiva più evoluti del momento -; penso ancora a uomini di scienza come Bruno Gridelli. Medico e manager, ha collaborato all’avvio di uno dei primi programmi di trapianto di fegato in Italia e come direttore scientifico dell’Ismett di Palermo ha fatto crescere in Sicilia un modello sanitario tra i più avanzati d’Europa. Oggi è direttore medico scientifico dell’University of Pittsburgh medical center international division.
Da qualche tempo è divenuto savignanese d’adozione Ilario Fioravanti, scultore tra i più quotati dell’epoca contemporanea che mi ha confidato di aver trovato sulle rive del Rubicone un’ottima qualità della vita.
Sono particolarmente orgogliosa di essere Sindaco di una città che è ancora in grado di offrire quel rispetto della persona e quell’intimità necessarie al buon vivere.

Tra progetti da portare a termine e traguardi ambiziosi da perseguire, come vede il futuro della sua città?
Come i miei concittadini ben sanno, sto lavorando ad alcuni progetti che non vedranno la loro conclusione con il mio mandato perché impegnativi e di lungo corso: mi riferisco al progetto “Sette Piazze” per il recupero del centro storico e la progetto di riqualificazione ambientale e urbanistica “Parco del Rubicone” che mira a rendere fruibile nel tempo libero e della socialità tutta l’area verde a ridosso del nostro fiume, un tratto di circa quindici chilometri fino alla foce. Meno ambiziosi ma altrettanto importanti i progetti di costruzione di due scuole nei quartieri Castelvecchio e Valle Ferrovia di cui mi sto occupando in questo momento.
Il mio intento è quello di accompagnare in maniera adeguata il cammino di Savignano verso il futuro di quella che si configura sempre più come una “città” e che io vorrei dotata di maggiori servizi e infrastrutture (stiamo attendendo e lavorando per far si che arrivi il nuovo casello autostradale) senza perdere di vista la qualità ambientale del nostro territorio e la sua dimensione “vivibile”. Siamo uno dei comuni con la più alta percentuale di verde della provincia (la percentuale del solo verde pubblico per superficie complessiva si attesta intorno allo 0,81. Dal rapporto sul numero di abitanti, ad oggi 16.447, si ricava che ogni abitante ha a disposizione più di 11 metri quadrati di verde pubblico).
Infine, vedo un futuro collocato all’interno dell’Unione dei Comuni del Rubicone (con i confinanti comuni di San Mauro, Pascoli e Gatteo). Con la sua forza numerica e la sua vivacità imprenditoriale ed economica l’Unione si appresta a diventare il terzo polo della Provincia di Forlì-Cesena.

Una domanda che vorrebbe sentirsi rivolgere sulla sua città e la risposta che darebbe.
Vorrei che mi si chiedesse se Savignano è una città sicura.
Il recente potenziamento degli organici delle forze dell’ordine (8 uomini per la Polizia Municipale dell’Unione e 5 nuovi arrivi alla locale Stazione dei Carabinieri), l’implementazione del sistema di video sorveglianza con 14 nuove telecamere e il costante e stretto rapporto con le istituzioni deputate al controllo e alla sicurezza del territorio, mi consentono di rispondere positivamente a questa domanda. A queste azioni di monitoraggio e custodia del territorio, abbiamo unito poi iniziative legate alla “prevenzione” che attraverso il coinvolgimento della cittadinanza (per esempio con le consulte di quartiere) e la istituzione di appositi tavoli, come per esempio quello permanente per l’immigrazione, mirano a rafforzare quella rete di solidarietà e di partecipazione necessaria ad una buona coesione sociale e quindi ad una maggiore tenuta sul versante della sicurezza.

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