6 Maggio 2008

Da Caput Umbriae a polo internazionale di cultura

di Marcello Di Sarno (Blog Spoleto. Interviste Sindaci)

Il sindaco di Spoleto Massimo Brunini intervistato per Comuni-Italiani.it

Come si presenta la sua città a chi oggi la vive quotidianamente?
Spoleto è una città molto suggestiva, affascinante sicuramente per i turisti, ma anche per gli spoletini che la vivono Massimo Bruniniquotidianamente. In questi ultimi anni abbiamo avviato numerose azioni di recupero, restaurando completamente tutti i più importanti palazzi storici della città e creando un sistema di mobilità alternativa che, grazie a scale mobili e tapis roulant sotterranei, permetteranno al centro storico di tornare a respirare, liberandolo finalmente dalle auto. In questo modo siamo riusciti, in circa dieci anni, a ridare nuova vita a spazi e luoghi inutilizzati da troppo tempo.
Sicuramente oggi Spoleto vive tutta questa attività con qualche disagio, causato dalla presenza di numerosi cantieri, ma quello che otterremo a breve come comunità sarà di gran lunga superiore, in termini di benefici e di vivibilità, rispetto alle difficoltà che i cittadini devono oggi sopportare.

Tre validi motivi per visitarla?
Spoleto è una sintesi mirabile tra arte, cultura e natura. È una realtà molto affascinante, difficilmente riscontrabile altrove, che ha avuto nel secolo scorso la capacità e la fortuna di aprirsi al mondo, grazie alla presenza di istituzioni e manifestazioni culturali di primo ordine come il Festival dei Due Mondi, il Teatro Lirico Sperimentale e il Centro Italiano di Studi sull’Alto Medioevo, per citare solo le più importanti, mantenendo una dimensione ed un rapporto con l’ambiente invidiabili.
Spoleto, insomma, è una città che unisce la vivibilità di un piccolo centro con l’internazionalità delle sue manifestazioni e la “salubrità” del suo ambiente, il tutto “condito” da una feconda continuità delle sue tradizioni gastronomiche che, certamente, non guasta.

Chi ne ha fatto la storia?
Spoleto è una città dalla storia plurimillenaria. Colonia romana sin dal 241 a.C., meritò il titolo di municipium optimo iure già nel 90 a.C. e mantenne il titolo di Caput Umbriae fino al XIX secolo. Non vi è dubbio, però, che il periodo di maggior fulgore coincide con l’epoca longobarda, quando Spoleto fu Capitale dell’omonimo Ducato.
Lo scorso anno, precisamente nel mese di agosto, abbiamo inaugurato, all’interno della Rocca Albornoziana, il Museo Nazionale del Ducato di Spoleto che presenta le complessità delle sue vicende storiche e documenta la storia del Ducato e quella del territorio spoletino a partire dalla metà del IV secolo e fino al XV secolo.
Con l’Unità d’Italia il ruolo di Spoleto è stato ridimensionato e questo, a cavallo tra il XIX e il XX secolo, ha certamente condizionato lo sviluppo del territorio. La nostra forza, nel secondo dopoguerra, è stata quella di riuscire a diventare di nuovo un punto riferimento importante - e non solo in Italia - in ambito culturale. Ciò si deve soprattutto ad una prestigiosa istituzione come il Centro Italiano di Studi sull’Alto Medioevo e a due eccezionali manifestazioni artistiche: il Teatro Lirico Sperimentale, che ha superato i 60 anni di attività, e il Festival dei Due Mondi, giunto alla 51esima edizione.
Ritengo che i loro fondatori, l’avv. Adriano Belli e il Maestro Giancarlo Menotti, meritino una citazione nella storia della città. Se oggi Spoleto è conosciuta come Città della Cultura a livello internazionale, non vi è dubbio che molta parte del merito vada a loro.

Per quale aspetto della sua città va personalmente fiero?
Spoleto è una realtà talmente tanto ricca che risulta difficile fare un elenco dei suoi aspetti migliori. Effettivamente i motivi di orgoglio sono tanti: primo fra tutti il suo patrimonio, sia quello materiale che immateriale. Una città capitale per venti secoli trasmette tante cose e il rammarico è che non si riesce a completare tutto il lavoro necessario a far vivere tanta ricchezza.
La vera sfida è quella di far crescere nella comunità la consapevolezza di sè: uniti si possono fare cose eccezionali.

Tra progetti da portare a termine e traguardi ambiziosi da perseguire, come vede il futuro della sua città?
Credo che gli spoletini possano essere orgogliosi di vivere in questa città. L’inizio del nuovo millennio ha visto Spoleto recuperare molto del ritardo accumulato negli ultimi centocinquanta anni: abbiamo creato nuove possibilità di sviluppo; abbiamo intrapreso un percorso di eco-compatibilità per tutte le azioni messe in campo; abbiamo pensato e voluto una città completamente a misura d’uomo; la nostra principale manifestazione, il Festival, si è dotata di una nuova organizzazione che ha le carte in regola per riconquistare l’antico prestigio e fare da volano per la crescita complessiva del territorio. La Spoleto che vedo oggi è molto diversa e, credo, anche migliore. Un buon amministratore deve pensare e lavorare guardando avanti, avendo grande attenzione ai giovani che hanno diritto di avere occasioni di crescita e di affermazione.
Sicuramente sarà necessario continuare ad impegnarsi e a lavorare molto, ma credo fermamente che il futuro di questa città sarà positivo e prestigioso.

Una domanda che vorrebbe sentirsi rivolgere sulla sua città e la risposta che darebbe.
Siamo alla vigilia della formazione di un nuovo parlamento e di un nuovo governo e, quindi, in un momento in cui si prendono impegni, si fanno programmi. Mi piacerebbe che tutti coloro che si candidano a rappresentare questo territorio a livello nazionale chiedessero al sindaco di indicare almeno due priorità della città che poi, qualunque ruolo andranno a ricoprire, cercheranno di onorare e di realizzare.
La risposta sarebbe pronta e netta: il completamento della Tre Valli - indispensabile per connettere questo territorio con le grandi vie di comunicazione - e il consolidamento del Ponte delle Torri, immagine e simbolo di questa città, patrimonio dell’umanità, che deve essere adeguatamente tutelato e preservato.

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