Il sindaco di Valsavarenche Pierino Jocollè intervistato per Comuni-Italiani.it
Come si presenta la sua città a chi oggi la vive quotidianamente?
Quello di Valsavarenche è un comune di alta montagna, situato all’interno della valle omonima, lunga all’incirca 24 chilometri, da sud a nord, disseminata di numerosi villaggi, circa 16 di cui alcuni ormai disabitati, posti ad una quota minima di 1.192 metri sul livello del mare ad una massima di 1.960, mentre la quota più elevata del territorio tocca i 4.061 metri del Gran Paradiso.
La superficie comunale è di circa 139 chilometri quadrati con appena 190 residenti (minor densità italiana) e una altitudine media record di ben 2.494 metri. La massima parte del territorio è rappresentato da ghiacciai, morene, praterie e pascoli alpini e boschi.
La presenza turistica, forte soprattutto in estate, tocca punte di oltre 5.000 presenze dislocate nei vari alberghi, camping, case per ferie, appartamenti privati e rifugi alpini. Questa fortissima escursione di presenze comporta dei notevoli problemi di dimensionamento delle infrastrutture.
Tre validi motivi per visitarla?
Tre ottimi motivi per visitare la nostra valle sono:
- il territorio comunale è interamente ricompreso nei confini del Parco Nazionale del Gran Paradiso, primo e più importante parco italiano, con tutto ciò che ne consegue, dalla natura incontaminata alla presenza numerosissima di animali e specie botaniche protette;
- presenza del gruppo montuoso del Gran Paradiso, con la cima omonima alta 4.061 m., unico 4.000 interamente situato in territorio italiano. La relativa facilità di ascensione, raggiungibile anche con gli sci, lo rende meta di numerosi alpinisti da marzo a settembre;
- per chi ama emozioni un po’ più forti: Dry Canyoning Adventure Park, una via ferrata in corso di allestimento sulla salita al Gran Paradiso, palestre di free climbing e cascate per ice climbing.
Chi o cosa, secondo lei, ne ha fatto la storia, ne ha plasmato l’identità?
La storia contemporanea di Valsavarenche è stata fortemente influenzata dal fatto che sul suo territorio fossero presenti, intorno alla prima metà dell’800, gli ultimi esemplari di stambecco (ibex capra ibex) dell’intero arco alpino. Ciò ne comportò inizialmente la protezione e, successivamente, intorno al 1856, la creazione della riserva reale di caccia da parte di Vittorio Emanuele II. Paradossalmente ne derivò un forte sviluppo della specie.
Nel 1919 Vittorio Emanuele III, poco appassionato di caccia, regalò la riserva allo Stato italiano che ne costituì nel 1922 il primo parco nazionale, la cui presenza è tangibile in quasi ogni attività umana sul territorio.
Per quale aspetto della sua città va personalmente fiero?
Sicuramente per la capacità sinora dimostrata di salvaguardia del territorio e di valorizzazione del grande patrimonio storico ed architettonico presente.
Tra progetti da portare a termine e traguardi ambiziosi da perseguire, come vede il futuro della sua città?
Una delle maggiori criticità è rappresentata da una presenza turistica molto limitata nelle stagioni autunno-inverno-primavera, per cui lo sforzo dell’Amministrazione è concentrato sulla realizzazione di infrastrutture (ad esempio l’innevamento programmato per la pista di sci nordico in località Pont) o eventi (ad esempio convegni o sessioni di corsi di specializzazione universitarie) tali da creare presenze in tali periodi.
Una domanda che vorrebbe sentirsi rivolgere sulla sua città e la risposta che darebbe.
Quali personalità native o originarie di Valsavarenche hanno dato lustro alla città?
Emile Chanoux, qui nato nel 1906, martire e padre dell’autonomia valdostana ed assertore di una Europa dei popoli in una organizzazione federale dei vari stati.
Federico Chabod, nato nel 1901 da padre originario di questo comune, fu il più grande storico italiano del XX secolo.
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