Recanati è famosa per il suo passato poetico, dato che questo paese ha dato i natali al grande poeta Giacomo Leopardi, scrittore che viene anche descritto dalla Fallaci, nel suo ultimo libro, come un “letterato gobbo che rompeva sempre le scatole con le sue malinconie, la sua pessima salute, la sua scarsa fortuna con le donne, ma che era molto riverito per la sua vena poetica”.
E a passeggiare per le vie di questo paese delle Marche pare quasi di sentirla questa malinconia, forse suggestionata da qualche lettura di troppo delle famose poesie qui ambientate.
Fortunatamente questa città è stata conservata nella sua struttura originaria e per questo passeggiare per le sue vie ci permette, ancora oggi, di godere della sua architettura medievale.
Possiamo, cosi, provare a immaginarci, per un attimo, di essere lui, il grande Poeta Leopardi, e possiamo farlo mentre passeggiando arriviamo di fronte la chiesa di Santa Maria in Montemorello, del XIII secolo, che dà sulla piccola piazzetta, tanto celebrata nel famoso poema “Il sabato del villaggio”.
Quasi si ha l’impressione di vederlo ancora lì, dove, per un attimo, ha quasi dimenticato il suo proverbiale pessimismo; eccolo, mentre ci descrive l’arrivo della donzella e il racconto della signora seduta sull’uscio di una delle case che circondano la piazza.
Quella signora che in sé conserva il ricordo della stessa donzelletta, che anni addietro nello stesso sabato si apprestava ad ornar a dì di festa il petto e il crine.
Probabilmente, in questa piazza, Leopardi usava stare a lungo, magari seduto a riposare sui gradoni della chiesa che, essendo posta un pochino più in alto rispetto al resto, permetteva, e permette tutt’ora, di dominarne un pochino ogni angolo.
Forse, ma questo non ci è dato saperlo, lui amava qui ritemprasi anche perché affacciata a questa piazza troviamo la casa della tanto amata Silvia, in realtà Teresa, figlia del cocchiere di famiglia.
Quasi possiamo provare tenerezza per quest’uomo, forse troppo sensibile per i tempi che furono, tanto da precludersi la possibilità di dichiarare un amore tanto sofferto e vissuto, che forse neanche la più trascinante passione può descrivere e trasmettere.
Continuando per le vie possiamo giungere sino al chiostro di Sant’Agostino d’Ippona, che con il suo giro di porticati ha dato, spesse volte, ombra e ristoro dalla calura al nostro ingobbito poeta. Visibile, anche se decapitata tempo fa da un fulmine, la torre su cui il Passero Solitario usava stare rimirando la campagna.
Se, invece, vogliamo lasciare il poeta e trovare l’uomo, il figlio gobbo di una famiglia di nobili, possiamo visitare la sua casa natale, il bellissimo Palazzo della famiglia Leopardi, ancora oggi abitato dai discendenti, ma, al contempo, aperto al pubblico.
Potremo cosi vedere la bellezza di questo palazzo, cosi come ce lo ha lasciato la sua ultima ristrutturazione, avvenuta nel XVIII secolo.
E’ emozionante entrare nella fantastica ed immensa biblioteca che un tempo ha ospitato la fertile mente del Giacomo scrittore.
Odore di muffa e vecchi libri che pervade l’aria e la sensazione che il tempo si sia fermato rendono suggestiva la visione degli oltre 20 mila volumi qui raccolti.
Altro momento che dona emozione è la vista della sontuosa scalinata all’interno del palazzo.
Un paese che visitato, insomma, ci pare donarci la possibilità girare con un cicerone d’eccezione.
Per tutto il tempo si passeggia con la strana sensazione che all’arrivo Giacomo Leopardi, sia li, ci aspetti, ci saluti; che ci accompagni lungo il cammino, ci illustri il suo paese e che alla fine del giro, si sieda accanto a noi, a riposare; poi infine, alla partenza pare di vederlo salutare, non con un addio, ma con un arrivederci, come quello a lui dolcemente dedicato:
14 giugno 1837 - Arrivederci
Me ne sono “andato” da qualche ora…
La casa di Vico Pero ora è vuota…
Sto bene nel mio Infinito…
(Ritratto di A. Ferrazzi del 1820 circa. Foto di Xavier121 in Pubblico Dominio)
Scrivi un commento
Per inviare un commento devi fare il login.