9 Ottobre 2008

Approdo al porto degli ulivi

di Andrea Bonfiglio (Blog Rizziconi. Racconti di Viaggio)

Una classica mattinata calabrese. Il sole è un tizzone ardente che infiamma la terra, mitigata, lungo la costa, da una leggera brezza marina che accarezza dolcemente le spiagge e gli abitati.
La vampa è un assillo ed il quotidiano rimedio offerto dalla cosiddetta “vita del bagnante” è una soluzione tediosa. Urge trovare un altro espediente.

Casualmente nella cassetta della posta si materializza un volantino pubblicitario che reca in intestazione: “Il porto degli ulivi”. Si tratta di un centro commerciale – uno dei pochi di quest’area geografica – inaugurato di recente nel comune di Rizziconi, piccolo borgo ubicato in provincia di Reggio Calabria. Pare proprio un segno del destino, così non posso far altro che tenerne conto.

Una giornata diversa mi attende: una giornata di shopping in un ambiente reso ospitale dalla frescura generata da una schiera di enormi condizionatori industriali. Attraverso città quali Rosarno e Gioia Tauro e dopo circa mezz’ora di viaggio mi trovo a destinazione.

Porto degli Ulivi - Centro CommercialeUna gettata di cemento si erge sopra un’estesa lastra di catrame nerissimo, adornato da bianche striature di vernice che segnalano l’area adibita a parcheggio. Tutt’attorno ettari ed ettari di piantagioni d’ulivo. Fusti imponenti, probabilmente secolari, stando ordinatamente in fila nei campi, sorreggono floride chiome verdeggianti. L’orizzonte è una chimera; da qui non si vedono che alberi. Di fronte ad una simile veduta è facile comprendere l’origine del nome del nuovo centro commerciale.

I veicoli in sosta sono un centinaio. L’incedere della gente che oltrepassa l’ingresso in entrata ed in uscita è uno spettacolo che ricorda vagamente quello di un formicaio. Le chiacchiere, le risa, le grida, il rumore metallico dei carrelli, che scorrono lungo l’asfalto, e la musica diffusa dagli altoparlanti spezzano l’armonico silenzio che regnerebbe sovrano in quest’angolo remoto di natura calabra.

Entro anch’io, come fanno tutti. Subito un brivido corre lungo la schiena: è il freddo partorito dai climatizzatori che si contrappone al corpo accaldato. I numerosi negozi, orlati da insegne che espongono immagini ammiccanti, catturano l’attenzione per i loro colori sgargianti e la lucentezza delle vetrine. Si può comprare ciò che si vuole, a patto che si abbia sufficiente denaro. Abiti, gioielli, elettrodomestici, complementi d’arredo, generi alimentari e qualsivoglia altro articolo sono a disposizione degli acquirenti.

Dopo aver fatto un primo giro per familiarizzare col luogo, osservando tutte le varie boutique dall’esterno, scelgo di entrare nel locale più grande: il supermercato Auchan. Le immense corsie costellate da scaffali ove è esposta merce di ogni tipo mi causano subito uno strano senso di disorientamento. Tra tutti i prodotti presenti mi sembra, incredibilmente, di non essere in grado di scegliere cosa voler acquistare. Afferro così un pacco di pasta e mi dirigo velocemente alla cassa. Dopo la prolungata permanenza tra le mura di questo edificio, simili a quelle di tanti altri, sparsi nelle principali metropoli italiane, dimentico per un attimo di trovarmi in un città di provincia del meridione.

All’uscita mi viene spontaneo guardarmi attorno e pormi una domanda. E’ stata una scelta giusta quella di rinunciare all’arroventato paesaggio della Calabria per chiudermi in un comune acquario artificialmente rinfrescato?

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10 commenti a “Approdo al porto degli ulivi”

  1. Marcello Di Sarno scrive:

    L’articolo è scritto bene e pieno di suggestioni, soltanto….quella scritta Auchan lo sporca un po’. Personalmente avrei omesso di citarlo, anche perché non può essere caratteristico del comune di Rizziconi: stiamo parlando di un catena internazionale di supermercati - ne ho uno vicino casa mia, tanto per la cronaca -che non ha alcun legame con il territorio.
    Scusami Andrea, non è una polemica contro di te. Semplicemente, da giornalista quale sono, ho voluto esprimere il mio punto di vista su quella che dovrebbe essere la cifra editoriale di questo blog.
    Per quanto un territorio possa essere spoglio di elementi storici, artistici o culturali mi rifiuto di pensare che lo si debba identificare con un supermercato Auchan.

  2. Massimo Di Bello scrive:

    Bisogna dire che non è un articolo descrittivo sul comune, ma un “racconto di viaggio”, per cui è normale che ci possano essere elementi “estranei” che vanno al di là della descrizione dei punti di rilievo del comune, ma che fanno parte integrante dell’esperienza di chi ha vissuto il viaggio.
    L’articolo va valutato nel suo insieme, ed è indubbio che apre uno spaccato sul comune, “commerciale” sì, ma comunque di rilievo per il comune, che non toglie niente al fatto che possa avere anche altri fattori storici, artistici o culturali di rilievo, magari da approfondire in altri articoli. ;-)

  3. Marcello Di Sarno scrive:

    non mi permetto di contestare la bontà dell’articolo - mi sembra di averlo premesso - al contrario ho sottolineato la stonatura di quella citazione rispetto al tono suggestivo della narrazione.

  4. Paola Perna scrive:

    Io mi associo a Marcello….Anzi purtroppo sarò più cattiva perchè penso che il pezzo stona con tutto il resto del blog….Del resto nella domanda che si pone alla fine, lui stesso ammette di aver perso tempo e di aver rinunciato a godersi tutto il resto della meravigliosa Calabria!

  5. Alessio Postiglione scrive:

    Ma… anche io direi che raccontare un centro commerciale, per quanto bello, possa essere discutibile.

    Infatti, il ruolo giocato dai centri commerciali nel tessuto urbano delle città è molto dibattuto, innanzitutto dagli urbanisti.

    Da un lato c’è chi li loda: questi megastore offrirebbero nuove possibilità di aggregazione sociale e possono rappresentare un buon business per i lottizzatori (aumento del valore fondiario) e per i comuni (Ici, tosap, etc.)
    Soprattutto alcuni piccoli comuni si sarebbero dotati di una nuova risorsa da sfruttare.

    Altri, invece, sottolineano le ricadute negative dei centri commerciali sul territorio: Marc Augè, per esempio, li definisce “non luoghi” che depauperano le relazioni umane. Dove nelle antiche città il centro della vita era la “piazza”, “l’agorà”, nelle moderne città il centro commerciale rappresenta un luogo effimero dove la socialità è limitata solo alle relazioni commerciali.

    Alcuni economisti sottolineano come i centri commerciali possano danneggiare i centri storici. Le persone “vengono spinte” verso la Gdo, mentre il commercio nel centro langue, con un conseguente impoverimento della parte antica delle città.
    Alla fine, gli svantaggi per le città sarebbero maggiori dei guadagni che sono limitati soprattutto ai gruppi portatori di “grandi” interessi.

    Infine, anche gli ecologisti non vedono questi megastore di buon occhio: la merce “a kilometro zero” (quella che non viaggia sui Tir e non inquina) si trova nel “negozio di vicinato” (quello del centro antico). La Gdo, con i suoi enormi parcheggi, sicuramente non è un’attività “verde” (basta pensare alle code di auto che si creano per fare la “scampagnata” al megastore)

    Per concludere: è incoerente bloggare sul prodotto tipico e l’artigianato, sulla vita sostenibile dei piccoli borghi e sullo slow food, e contemporaneamente bloggare su megastore che rimandano ai consumi insostenibili, massificati e fast. Per essere “generalisti”, richiamo di scontentare sia il sostenitore del “borgo antico” che della “neo-città dei consumi”, piuttosto che accontentare entrambi.

  6. Massimo Di Bello scrive:

    Il punto non è essere “generalisti”, ma scoprire i nostri comuni in tutti i loro aspetti di rilievo :-)

  7. Marina Greco scrive:

    Mi associo ai commenti precedenti! Non discuto la bontà del pezzo (quindi Andrea, non volermene) ma stona con tutto il resto del blog!
    Vicino casa mia c’è un Auchan e tanti altri centri commerciali….che non sono per nulla identificativi del comune, che non hanno alcun legame con il territorio.
    Mi rendo conto che alcune volte è difficile descrivere le piccole realtà italiane….ma lo scopo del blog, qualcuno mi corregga se sbaglio, è di aprire uno spaccato sui comuni italiani, cogliendone le identità, le caratteristiche, gli elementi distintivi….
    Un centro commerciale non è un elemento distintivo del territorio, tutt’altro!
    Può capitare che un racconto di viaggio contenga “elementi “estranei” che vanno al di là della descrizione dei punti di rilievo del comune”, ma questo articolo è incentrato su un elemento estraneo a qualsiasi punto di rilievo del comune.
    Il blog raccoglie interviste ai sindaci, musei, biblioteche, artigiani….
    …….e centri commerciali?????!!!!

  8. Andrea Bonfiglio scrive:

    Gentili amici del blog,

    esordisco questo mio commento facendovi partecipi della sorpresa che ho provato vedendo nascere questo acceso dibattito. Notando il “polverone” che il pezzo ha suscitato mi pare scortese non rendervi partecipi del percorso che ne ha portato alla stesura. Lo faccio adesso.

    Premetto che non era - non è e mai lo sarà – mia intenzione dare un giudizio politico-economico sulla questione del commercio, della grande distribuzione, della globalizzazione etc. (non è questo il luogo adatto…). Ciò non toglie che ognuno possa avere una legittima opinione, qualunque essa sia. Nessun rancore o astio con chi si è sentito in dovere di criticare il resoconto di questa mia esperienza. Fortunatamente viviamo in un paese libero: liberi di pensare, scrivere, parlare e… criticare.

    Ho deciso di parlare del “porto degli ulivi” in quanto la sua inaugurazione, in un’area prettamente agricola della Calabria, ha rappresentato un’indubbia innovazione (a ognuno il personale giudizio sulla sua bontà o la sua inadeguatezza) nel panorama locale. Lo straordinario fascino del paesaggio e dei prodotti tipici della regione è stato da me più volte sottolineato in altri post (es. Comune di Rosarno, Gioia Tauro…) e non credo possa essere messo in alcun modo in discussione.

    Un centro commerciale – così come altri complessi di moderna concezione – è una realtà con la quale, nel bene o nel male, oggigiorno dobbiamo fare i conti nell’ordinaria evoluzione delle nostre vite. Ritengo quindi che sarebbe folle far finta di niente. Nulla vieta, ripeto, di esprime pareri ed opinioni, o di compiere in concreto scelte differenti.

    Un caloroso saluto a tutti.

    Andrea.

  9. Marcello Di Sarno scrive:

    Ciao Andrea,
    quello che dici è ineccepibile e sottolineo ancora una volta che il tuo articolo non può essere messo in discussione nel suo complesso, in quanto il resoconto soggettivo di un viaggio, è incontestabile proprio perché soggettivo.
    Nel mio racconto di viaggio su Milano, una metropoli con miliardi di posti da visitare, ho parlato quasi esclusivamente della metropolitana, un posto tutt’altro che stimolante dal punto di vista culturale e artistico. Tuttavia è innegabile che sia un simbolo storico e sociale della quotidianità della città, rispetto a quelle di altre città.
    Nel tuo caso parlare di un centro commerciale come elemento innovativo del sistema economica locale è accettabile. La nota stonata è aver citato quel marchio in particolare, che definirei dozzinale e svincolato da qualsiasi aspetto territoriale.
    Così facendo, secondo il mio modesto parere, hai compromesso la bontà del tuo articolo. Già al momento il tuo articolo viene identificato come il pezzo sul supermercato Auchan e non sul comune di Rizziconi di cui nessuno ricorderà più il nome.

  10. Massimo Di Bello scrive:

    Eheh, Marcello sei tu che lo identifichi come l’articolo su Auchan, non è detto che tutti facciano lo stesso! E’ sempre pericoloso generalizzare le proprie opinioni.

    Parlare di un centro commerciale specifico, in una zona ad alta densità abitativa come Napoli, avrebbe meno senso, il centro non avrebbe niente di particolare carattere locale. E sarebbe uno di tanti.

    Mentre in questo caso è indubbio il rilievo che ha questo centro nel contesto locale.

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