Il Sindaco di Alviano Nazario Sauro Santi intervistato per Comuni-Italiani.it
Alviano e il Natale: l’atteso arrivo della “vecchiarella”.
La Vecchiarella è il cuore dei festeggiamenti per il Natale.
E’ una tradizione che si riallaccia a quella cristiana delle anime sante del purgatorio. Questa vecchiarella, la notte dell’Epifania, fa il giro di tutte le case del paese, chiedendo l’elemosina per celebrare sante messe in suffragio delle anime del purgatorio. E’ un uomo travestito da donna, probabilmente perché un tempo a una donna non era concesso girare fino a tarda notte in compagnia di soli uomini.
Un rito che abbiamo ripreso 30 anni fa, dopo che per 10 anni era stato abbandonato, arricchendolo con un po’ di folklore locale. Oggi siamo in 40 che, la vigilia dell’Epifania, vestiti come i nostri antenati pastori andiamo alla questua di casa in casa, con la gente ad attenderci fino a notte fonda. Non c’è porta cui non andiamo a bussare; va detto che rispetto al passato ci siamo anche un po’ modernizzati per gli spostamenti, con la differenza che se prima si rincasava alle sei di mattina oggi completiamo il giro alle due di notte.
…“andiamo”, “completiamo”, anche lei è coinvolto in prima persona?
Fin da ragazzo e a maggior ragione adesso in qualità di primo cittadino. Compito delle istituzioni è anche quello di preservare manifestazioni che esaltano le radici della sua gente. In ogni famiglia alvianese che si rispetti c’è un profondo attaccamento alla “vecchiarella”, sia nel prendervi parte, sia nella generosità verso l’elemosina richiesta. Siamo 400 famiglie in tutto e ogni volta riusciamo a raccogliere intorno ai 6 mila euro.
Soldi che vengono investiti in che modo?
Il ricavato va alle missioni, agli orfanotrofi, agli ospizi gestiti da sacerdoti che ripagano il gesto dicendo messa in suffragio delle anime del purgatorio. Siamo felici e orgogliosi nel constatare che con un piccolissimo sacrificio - che tale non è per chi ama questa festa - si possano alimentare le speranze di tanti meno fortunati di noi. Parlano da sole le lettere di ringraziamento di missionari del Congo, del Sud America, che ci scrivono “grazie ai vostri soldi abbiamo acquistato un motore per il pozzo” e altre attrezzature che in quel contesto difficile sono di vitale importanza.
Grazie a questa manifestazione sopravvive l’arcana lingua di Alviano. In quali forme?
Al suono di timpani, organetti e campanacci, recitiamo per tutta la notte un canto in dialetto tipico alvianese, una sorta di preghiera per ottenere le elemosine. Recitiamo anche altre poesie in vernacolo, opera dello scrittore locale Italo Valeri, cui va il merito di aver tradotto in versi antiche costumanze alvianesi degli anni ‘20-’30 del secolo scorso - gli anni in cui, come diciamo da queste parti, “la fame si batteva con le pertiche” -, preservandole dall’oblio del tempo.
Oltre che alla sua lingua, la storia di Alviano è indissolubilmente legata al Castello rinascimentale.
E’ tra i più belli conservati in Italia, come attesta una targa dell’associazione Castelli d’Italia esposta nell’edificio. Recentemente restaurato dopo un grave incendio che nel 2004 ne aveva distrutto una parte, è da sempre il cuore pulsante - qui tra gli altri ha sede il municipio - della città e sede suggestiva di spettacoli e concerti.
All’interno ospita due musei: uno dedicato della civiltà contadina con tutti gli strumenti che ricordano la vita quotidiana dei campi; l’altro è uno spazio multimediale dedicato ai capitani di ventura, in particolare alla storica figura di Bartolomeo D’Alviano. In pochi lo conoscono, nonostante su di lui esista un’ampia letteratura - più o meno una ventina di volumi -, ma in Veneto, dov’è tuttora sepolto (nella Chiesa di Santo Stefano a Venezia), è annoverato tra i più celebri capitani di ventura e apprezzato per la sua opera di promozione delle arti. Quand’era signore di Pordenone fece costruire i primi opifici e una scuola d’arte.
A Bartolomeo D’Alviano il suo comune deve molto.
A lui e alla sua famiglia è legato il periodo, tra XV e XVI secolo, di maggiore fioritura del nostro comune. In primavera, ogni anno, ricordiamo, con una rappresentazione in costume antico, l’avvenuta consegna da parte del padre di Bartolomeo, Francesco, della storica pergamena, nella quale lo stesso, insieme alla moglie e ai due figli e alla presenza del sacerdote e di un notaio, donava alla popolazione di Alviano le case del borgo e gli appezzamenti di terra circostanti. Alla rievocazione è associato il nostro “Palio dei somari” in cui si sfidano le varie borgate del comune.
Il binomio perfetto che racchiude Alviano è storia e… natura.
Un binomio che si regge soprattutto sulla nostra Oasi, gestita dal Wwf, in collaborazione con la Provincia di Terni e i comuni rivieraschi del lago (Baschi, Montecchio, Guardea e Lugnano in Teverina). Un’area preziosa per il ricco patrimonio faunistico che raccoglie: dai cigni alle oche selvatiche, dalle diverse specie dell’airone (il celerino, il rosso e il bianco) alle folaghe, dai cormorani al cavaliere d’Italia. Le attrezzature tengono conto di ogni esigenza e soprattutto offrono la possibilità di fare dello birdwatching in tutta tranquillità e senza arrecare disturbo agli animali.
Pensi che una volta ho assistito all’evoluzione dei corteggiamenti dell’airone, un evento raro e suggestivo.
Senza tralasciare l’attività di ricerca condotta nei laboratori e il contributo al sapere scientifico fornito dalla “torre-laboratorio”, con spazi destinati allo studio e alla lettura.
Le nostre risorse naturalistiche non si limitano all’Oasi. I nostri boschi di leccete offrono numerose passeggiate nella natura incontaminata; qui si trovano fonti di acqua fredda sulfurea che può essere bevuta o utilizzata per abluzioni, considerate le proprietà terapeutiche per la pelle che le vengono attribuite.
In ultimo, ci sono i piaceri della tavola. In questo periodo, vanno per la maggiore i nostri dolci natalizi, come i “maccheroni dolci” (con mandorle, noci, miele e granella di cioccolato) e il caratteristico “panpepato”.
Ottimi i vini: lungo l’area che da Orvieto va ad Amelia ci sono tre cantine sociali. Non da meno è il nostro olio tra i migliori d’Italia; anche la mia famiglia lo produce per uso personale.
Economia ad Alviano uguale turismo e..
Premetto che il nostro è un turismo che non conosce stagioni, qualsiasi periodo dell’anno è buono per venirci, e i dati confortano questa tesi: 12.000 visite all’anno. L’aspetto negativo, che coinvolge la bassa teverina e la bassa Umbria, è che si tratta di turismo “mordi e fuggi”, rispetto al quale occorrerebbe, da parte delle istituzioni, una risposta concertata in termini di servizi offerti.
Insieme al turismo, la fonte principale è l’agricoltura, cui si associa una discreta attività di piccolo artigianato - lavorazione del ferro, legno e vimini. In generale il lavoro ad Alvino è legato a un forte pendolarismo: molti lavorano a Orvieto, Terni, Amelia e Roma.
Fortunatamente, non siamo mai stati interessati da fenomeni di spopolamento. Anzi stiamo crescendo: siamo partiti qualche anno fa in 1.400, oggi sfioriamo la soglia dei 1.600. La natalità è positiva: 50 bambini alla scuola materna, per una comunità piccola come la nostra non sono pochi.
Nel suo libro dei ricordi, una pagina indelebile legata ad Alviano.
C’è nella nostra chiesa un quadro della Madonna - opera di Nicola Alunno - cui la popolazione locale attribuisce poteri miracolosi. Rubato per tre volte e per altrettante ritrovato. Non posso cancellare il senso di gioia commossa provata per l’ultimo ritrovamento del quadro, nascosto a Caserta dietro un cespuglio e rinvenuto dai carabinieri della zona. La festa che accompagnò il suo ritorno è rimasta impressa nella mia memoria.
C’è un’immagine più triste ma parimenti indimenticabile: quando quattro anni, affacciandomi al balcone di casa, ho visto il tetto del castello crollare tra le fiamme e successivamente il pianto di giovani e anziani per questa sciagura che colpiva la “rocca”, come la chiamiamo noi, il simbolo della nostra identità.
Il futuro di Alviano tra opere completate e progetti da realizzare.
Per quanto riguarda la mia amministrazione, il nostro fiore all’occhiello è sicuramente il restauro del Castello completato nel giro di due anni: a fuoco nel 2004, due anni dopo il progetto è stato ammesso al finanziamento e nel 2008 è stato inaugurato.
Tra opere terminate e altre in corso d’opera, abbiamo messo in campo 6 milioni di investimenti; per un paese di 1.500 abitanti è una cifra impegnativa. Ciò ha permesso di risistemare piazze, strade e scuole che avevamo ereditato in uno stato disastroso.
Completata la parte infrastrutturale, si può passare adesso a una fase di rilancio economico e di promozione del territorio. Se dovessi essere confermato sindaco al prossimo appuntamento elettorale, questo sarà l’obiettivo principale del mio programma: attirare qui nuovi investitori dall’esterno e articolare l’offerta turistica, ampliando il target dei visitatori - in tal senso auspico il completamento dell’ostello della gioventù.
Per il resto va rafforzata la vocazione ambientale del nostro comune, realizzando la centrale fotovoltaica da due mega, il cui progetto è stato già deliberato in giunta.
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