Ogni anno è la festa più attesa e più sentita dagli abitanti di Brusciano, piccolo paese in provincia di Napoli.
La Festa dei Gigli è un evento assolutamente appassionante e coinvolgente, pieno di folklore e gioia.
Tutto è organizzato nei minimi dettagli per stupire ogni anno, sempre più, i cittadini e le migliaia di visitatori che arrivano da Nola, Pomigliano d’Arco, Marigliano e da tanti altri paesi vicini.
La festa ha origini antichissime e prese il via in seguito a un miracolo di Sant’Antonio di Padova che guarì il figlio di una povera ragazza del paese napoletano. Questa per devozione e in segno di ringraziamento, durante la processione annuale dei fedeli nel giorno della ricorrenza, gettò dal balcone fiori e sedici ostie. Queste, raggiunto il manto stradale, formarono una corona concentrica.
“Ostie leggere versate al vento. Sul capo fermasi del Dio Bambino. A foggia quasi di un cappellino. Erano sedici le ostie versate. Ma solo tredici si sono fissate. Le altre andarono in preda al vento. Che gran prodigio! Che bel portento”: recitano le rime di una poesia votiva composta proprio in quel periodo ed entrata nella cultura locale.
La passione per questa antica vicenda, che risale al 1875, accompagna infatti la storia del paese napoletano tanto da dare vita a una delle feste più tradizionali e partecipate.
La Festa è così tanto sentita dai Bruscianesi che sono stati i primi a portare sulle proprie spalle il caratteristico giglio di 25 metri. Prima di questo evento particolare, questo veniva sorretto da spesse corde.
Durante i festeggiamenti le vie erano, e sono ancora oggi, gremite di persone sentitamente commosse per il profondo significato religioso che esprimono.
Oltre le rime, molte sono le canzoni popolari composte per l’occasione; tradizione che anche questa si tramanda dal lontano 1875.
“Resistenti chiù forte d’o fierro. Brucculino c’è la rialate. Giuvanno a Stella ca po’ l’ambarate. Ngoppa o Bronx a stata a purtà. Pure o capo paranza. Che sta ‘nanze a stu Giglio. Ciccone Sabatino. Fa cose e meraviglia”.
Questa la frase della prima canzone scritta da un cantore popolare nel 1939, quando il giglio fu portato, in segno di devozione, anche negli Stati Uniti.
Tradizione vuole che, ogni anno, le sfilate folkloristiche abbiano un tema: tra questi i più suggestivi sono stati sicuramente quello della Divina Commedia e quello della vita e passione di Gesù, durante i quali le scenografie hanno incorniciato momenti indescrivibili di cultura e partecipazione cittadina.
Momento finale della celebre festa, è la gara della resistenza, che avviene dopo la processione del giglio: balli ad oltranza animano le strade cittadine e i devoti fanno oscillare la pesante struttura per tutto il paese.
Ogni paranza, alla presenza di migliaia di persone, si sfida nel reggere per più tempo il giglio senza farlo toccare a terra. Un’apposita giuria, poi, decreta il vincitore armata di opportuni cronometri.
Le paranze vengono, senza preferenza alcuna, incitate dalla folla in fervore, emozionata dal momento clou dei festeggiamenti.
Ancora oggi, anche se la festa ha vissuto una modernizzazione, continua a conservare un’importanza tale da farla essere un evento attesissimo.
Le vie si trasformano, il paese stesso rinasce e palpabile è l’emozione di ogni singola persone, che unite a quelle di tutti creano un’atmosfera davvero magica.
I Bruscianesi, poi, sono quelli che sentono di più la festa rendendola spettacolare con le loro gesta: si adattano ai ritmi e alla musica, con in spalla il pesante giglio, in una sincronia che provoca esaltazione in tutta la folla.
(Foto di E. Marotta per gentile concessione)
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