24 Gennaio 2009

Verso la “città delle seppie” passando per Siponto

di Giampaolo Nanula (Blog Manfredonia. Alla Scoperta della nostra Italia)

Basilica di Santa Maria di Siponto

Basilica di Santa Maria di Siponto

Posta alle pendici del Gargano, Manfredonia domina l’ampio Golfo a cui dà il nome e rappresenta il naturale sbocco al mare del Tavoliere delle Puglie.

Chi vi giunga da nord, dopo aver abbandonato le frescure della foresta umbra e i pini marittimi che rinfrescano le scogliere garganiche, in prossimità della città si troverà immerso in un paesaggio improvvisamente arido e secco, adatto alla crescita dei fichi d’india che qui proliferano e che, con le loro larghe foglie spinose, sembrano cingere la città.

Al contrario la strada che costeggia la costa, partendo dalle saline di Margherita di Savoia, è ricca di acqua e canneti. Si intuisce facilmente come l’uomo abbia strappato nel corso dei secoli queste terre, oggi coltivate a cipolle e pomodorini, alla natura che le voleva paludi. Nel 2008 il consorzio di Bonifica di Capitanata ha compiuto 80 anni, spesi alla ricerca di un equilibrio fra la terra e l’acqua. In realtà la lotta fra le paludi e la gente del Tavoliere è molto più antica del consorzio.

Manfredonia stessa nacque nel 1256 quando Re Manfredi decise di abbandonare l’antica città di Siponto, sconquassata da un terremoto e minacciata dall’avanzare inesorabile degli acquitrini, edificando un nuova città in zona più salubre a cui diede il proprio nome.

Oggi l’antica Siponto è una frazione cittadina, una zona balneare, archeologica e residenziale. In epoca antica fu un importantissimo porto, dove confluivano e si mischiavano la cultura del popolo indigeno dei Dauni con quella dei dominatori romani e la più raffinata civiltà greca.
Una intera città sta oggi lentamente riaffiorando dagli scavi archeologici, in prossimità della Basilica Minore di Santa Maria di Siponto. La sosta è doverosa prima di giungere in città.

La chiesa di Siponto, documentabile dal 1117, è ascrivibile allo stile romanico-pugliese, ma la pianta quadrata a croce greca tradisce probabili origini bizantine. Sulla sinistra della chiesa è facilmente identificabile l’area dove sorgeva un tempio pagano dedicato alla dea Diana, successivamente convertita in basilica paleocristiana.
Il passaggio dei secoli e dei diversi culti (pagano, greco e latino), eventi bellici e distruzioni accidentali hanno lascito tracce indelebili sulla struttura. L’attuale aspetto complessivo è stato raggiunto solo nel XVII secolo

Nel XIII secolo la costruzione della nuova Cattedrale decretò l’abbandono e la decadenza di questa piccola basilica, che però non è mai stata dimenticata dai manfredoniani, ancora oggi molto legati sia al luogo che a due immagini sacre a lungo qui custodite. In particolare una statua detta: la Sipontina raffigurante la Vergine seduta in trono e su di essa posto Gesù benedicente. La pelle di entrambi è scura e colori sono accesi. Questa viene anche detta la “Madonna dagli occhi sbarrati”.

La voce popolare vuole che la statua abbia assunto tale espressione dopo aver assistito ad atti di terribile violenza. Un’altra leggenda racconta di un furto della statua ad opera di pirati saraceni che però dovettero riportare indietro la statua a causa di un miracolo: portata in alto mare sulla loro nave la statua in legno cominciò a vomitare. Una macchia bianca vicino alla bocca della statua, testimonia ancora oggi l’evento.
In tutta la Puglia, regione di mare e marinai, la Sipontina è nota, anche, come la Madonna du Scit (la Madonna del Vomito) a cui i marinai deboli di stomaco si rivolgono per ricevere la grazia vitale di liberarli dal mal di mare.

Castello

Castello cittadino

Di grande interesse anche la chiesa e il convento di San Leonardo che, posta al di fuori dell’abitato, offriva rifugio e accoglienza ai pellegrini diretti al celebre Santuario dell’Arcangelo Michele posto in una grotta al vertice della Montagna Sacra: il Gargano. Riaperta al culto nel 1950, offre la vista di un magnifico portale tardo-romanico.

Da non perdere in località Siponto è anche il Castello, posto al centro della città. L’edificazione cominciata da Manfredi nel 1256 fu completata alcuni anni più tardi da Carlo I d’Angiò. Classico esempio di architettura militare. È facile distinguere la parte interna medievale dalla seconda cinta muraria rinascimentale, aggiunta nel XV secolo per adeguare le difese all’introduzione delle armi da fuoco.

Il castello ospita una bella collezione di oggetti antichi, fra cui spiccano per fascino le steli funerarie daune.
Si tratta di lastre bianche rettangolari in cui la figura umana è solo abbozzata e decorata con motivi geometrici. Si ha l’impressione che siano opera di artisti contemporanei più che di un popolo vissuto millenni fa.

Con i suoi 57.000 abitanti, Manfredonia è il secondo comune della Provincia di Foggia. La cittadina non ha una particolare vocazione turista per quanto, come si è visto, non le manchino le attrattive.
Forse il suo maggior fascino risiede nella sua principale attività economica: la pesca. Ogni giorno la flotta di pescherecci manfredoniani lascia il porto solcando da secoli le acque del Mar Adriatico alla ricerca del prezioso bottino.

Naturale quindi che anche la cucina locale sia incentrata sui piatti di pesce. Del resto la probabile etimologia del nome Siponto è “città delle seppie“: seppie ancora oggi molto apprezzate nella cucina locale, spesso mangiate crude, quando giovani e tenere, con una goccia di olio, limone e un pizzico di pepe, tagliate a striscioline e dette tagliatelle.

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