13 Marzo 2009

L’arte rosa di “un paese per museo”

di Marcello Di Sarno (Blog Scontrone. Interviste Sindaci)

Il Sindaco di Scontrone Patrizia Melone intervistata per Comuni-Italiani.it

Com’è attualmente gestire la realtà di Scontrone?
E’ difficile perché, innanzitutto, con le attuali leggi finanziarie, diventa difficilissimo procurarsi le risorse necessarie sia per mantenere la macchina amministrativa che per organizzare tutto il resto.
Poi, perché essendo il nostro un territorio che si mantiene essenzialmente sull’edilizia e sul turismo, purtroppo i nostri giovani non hanno molte possibilità; per cui è un paradosso, ma quanto più studiano, tanto più saranno costretti ad andare a lavorare altrove.
Questo, naturalmente, dà molto fastidio ad un amministratore sensibile che vuole dare delle opportunità di scelta ai ragazzi che vogliono rimanere sul territorio e non vederli costretti a determinate scelte!

Vivere a Scontrone. Quali immagini fotografano la sua quotidianità?
Mi capita spesso di parlare con persone abituate a vivere in città o realtà più grandi della nostra e mi è parso di capire che, secondo loro, nei nostri piccoli centri si vive a “rallentatore”. Ciò è sicuramente vero se non si hanno impegni, se si è disoccupati o anziani, ma per le persone inserite in una normale realtà sociale, i ritmi e gli orari sono molto paragonabili a quelli delle città.
A Scontrone si corre dal mattino alla sera tra i vari impegni. E’ ovvio che non abbiamo problemi di parcheggio o di traffico. Inoltre quando camminiamo per le strade del nostro territorio, a piedi o in auto, possiamo godere di panorami incantevoli e di ambienti che fanno invidia a chiunque: respiriamo un’aria che da alcuni studi è risultata più pulita di quella dell’Alaska e tutto questo ci offre una qualità della vita più alta rispetto a chi vive nelle metropoli.

Abitare questi luoghi significa anche avere un rapporto esclusivo con la natura.
Credo che chi scelga di vivere nel nostro territorio abbia imparato perfettamente a goderne ed a fruirne, immergendosi completamente, col corpo e con l’anima, nel nostro ambiente.
Quando mi alzo al mattino e dal mio balcone vedo le cime imbiancate del Monte Meta, con un cielo terso, penso che non abbia uguali; o quando per andare da una parte all’altra di Scontrone ci si affaccia sulla gola della Foce, in qualsiasi periodo dell’anno, si resta sempre senza fiato.
La libertà di poter passeggiare in un bosco, di captare il fruscio ed il cinguettio degli uccelli, incontrare i cervi di tutte le dimensioni ed in tutte le stagioni; godere di una giornata di sole d’inverno passeggiando sulla neve scrocchiante o lungo il fiume fino alle gole selvagge della “Foce”; guardare le stelle senza essere disturbati dalle luci cittadine, allontanarsi solo di qualche metro dal paese e sentire le campane delle mucche al pascolo, raccogliere le more in autunno, i funghi, la cicoria.

Questa particolare conformazione montana come si riflette negli aspetti culturali cittadini?
Scontrone, quale paese di montagna, è ovviamente ancorato ad una cultura abbastanza chiusa, ma c’è nella gente di questo paese una grande voglia di confrontarsi e di offrire. Da diversi anni, anche qui, molti che vivono in città stanno acquistando casa per venirci a trascorrere i week end o le vacanze; qualcuno lo ha fatto proprio per trasferirsi definitivamente e posso assicurare che c’è piena integrazione con la gente del paese.
Attraverso la manifestazione “Rose’s Choice” poi, abbiamo sperimentato molto bene gli atteggiamenti e la disponibilità degli scontronesi nei confronti dell’altro ed è stato uno dei risultati più positivi in assoluto. Tutte le artiste, infatti, quando vanno via dal nostro paese, rimarcano continuamente l’affetto, la buona accoglienza ricevuta dagli abitanti del posto, la disponibilità, la volontà di confrontarsi.

Patrizia Melone

Rose’s Choice è l’evento di punta del Museo Internazionale della Donna nell’Arte. Da dove nasce questa idea?
Il M.I.D.A. è nato all’inizio del mio mandato, nel 2001, su proposta dell’attuale direttore artistico del museo, Lino Alviani.
Spesso quando cambiano le amministrazioni, chi ha qualche idea la propone ai nuovi dirigenti e così Lino (artista a sua volta e operatore del territorio dell’Alto Sangro) mi presentò quella di invitare solo artiste donne: fotografe, pittrici e scultrici provenienti da tutto il mondo che venissero a Scontrone a loro spese per portarci tre opere ciascuna da esporre per tutta la durata della mostra - circa un mese e mezzo - e alla fine regalarcene una per la costituzione del Museo.
L’idea mi piaceva molto, ma allo stesso tempo mi vedeva molto scettica, perché pensavo che nessuna mai avrebbe partecipato a condizioni così svantaggiose, per di più in un luogo che non appariva neppure sulle normali carte geografiche. Poi mi chiedevo il motivo per cui dedicare un luogo d’arte esclusivamente alle donne: l’arte ha sesso?

Cos’è che l’ha convinta?
Riflettendo sul ruolo che le donne hanno avuto nei nostri territori, al matriarcato, alla guerra che le vedeva sempre lontane dai loro compagni; poi all’emigrazione che ancora una volta le lasciava sole a curare l’economia, l’educazione dei figli, il lavoro, la pulizia della casa, l’approvvigionamento idrico (con le conche in testa), e sempre tutto in silenzio, con fatica e con piacere.
Considerando poi che generalmente alle donne vengono riservati sempre spazi minori rispetto agli uomini,  mi sono convinta che l’iniziativa, forse, fosse proprio doverosa.
Già dal primo anno abbiamo avuto la partecipazione di venticinque artiste, provenienti da diversi Paesi del Mondo: Taiwan, Giappone, Stati Uniti, Brasile, Corea, con un successo superiore a qualsiasi più rosea aspettativa. La soddisfazione più grande, però, è vederle arrivare tutte un po’ timorose, incerte sul cosa le aspetta, e ripartire con le lacrime agli occhi, sicure di aver vissuto un’esperienza unica che ha dato loro la possibilità di confrontarsi tra colleghe, di vivere un ambiente, nella maggior parte dei casi assolutamente nuovo e diverso, e di aver interagito con il luogo e con le persone che lo vivono.

C’è un messaggio che accompagna il Museo fin dalla sua ideazione?
Il principio assoluto che abbiamo voluto mantenere anche nel tempo è quello di accogliere tutto ciò che è diverso, in termini di forme, colori, materiali, idee, espressioni (negli ultimi anni anche con installazioni esterne che hanno in qualche modo trasformato il nostro ambiente urbano), sempre mantenendo la nostra identità, il nostro modo di essere, la nostra semplicità.
Non ci sconvolgiamo se arriva, com’è accaduto, la moglie del vice ambasciatore libico in Italia. Riserviamo la stessa accoglienza a tutti, perché intendiamo mantenere le nostre peculiarità, le nostre tradizioni, la nostra cucina; forse, proprio per questo, il progetto ha ottenuto un successo pieno, perché ha visto la formula “dell’essere e non dell’apparire o dell’avere”.
Oggi, durante i giorni in cui le artiste sono presenti nel nostro paese, tutti le accolgono, le salutano, si fermano a parlare con loro, danno spiegazioni, chiedono informazioni: è questo interagire che ha dato un ruolo determinante ai cittadini.

Il territorio di Scontrone ha dato un enorme contributo alla ricerca paleontologica. In che termini?
Reperti risalenti a circa 10 milioni di anni fa furono ritrovati già dal 1992, ma nessuno si era mai interessato, oltre naturalmente agli addetti ai lavori dell’Università di Firenze e della Sovrintendenza ai Beni Archeologici di Chieti, di capirne l’importanza. Appena ricevuto il mio mandato, ho chiamato i professori che avevano condotto qualche campagna di scavo dopo il ritrovamento, soprattutto per capire se tale materiale fosse davvero meritevole di investimenti oppure no.
Da qui è nata l’idea di realizzare il Centro di Documentazione Paleontologico e il relativo sito, per i quali abbiamo utilizzato i fondi dei Progetti Integrati Territoriali e quelli del Patto Territoriale Sangro Aventino.
Qualche giorno fa la trasmissione Geo&geo ha parlato di noi e, nel settembre 2010, ci sarà proprio qui a Scontrone un congresso internazionale di geo-paleontologia!
Siamo convinti di aver speso veramente bene il denaro pubblico. Tutti quelli che vengono a visitarci dicono che abbiamo creato delle perle di cultura e questo per noi non può essere che motivo di orgoglio.

Una quotidianità che parla in larga parte di cultura.
A Scontrone già dal 1988, sempre con Lino Alviani, si era iniziato a proporre manifestazioni culturali, tanto che proprio allora si iniziò con i murales che oggi adornano le strade di tutto il borgo.
Abbiamo voluto denominare il comune “UN PAESE PER MUSEO” proprio perché, già di suo, particolarmente adatto a tale scopo sia per motivi ambientali che urbanistici.
Da quando sono sindaco, abbiamo investito moltissimo in cultura, proponendo alternative integrate nel nostro territorio. Vogliamo che Scontrone arricchisca l’offerta turistica dell’intero territorio dell’Alto Sangro, già ricco di strutture sportive, sciistiche in particolare, di proposte naturalistiche legate soprattutto al Parco Nazionale d’Abruzzo, artigianali ed artistiche (vedi Pescocostanzo), di civiltà contadina (vedi Ateleta), archeologiche (vedi Alfedena e Castel di Sangro); oltre naturalmente alla grande tradizione culturale legata a Teofilo Patini, a Benedetto Croce, ecc.

Un esempio di quest’originalità scontronese?
Il Museo della Montagna e oggi anche quello nuovissimo delle radio d’epoca sono conseguenza della nostra realtà e della buona organizzazione che dimostriamo.
Il primo, infatti, ci è pervenuto dalla Comunità Montana che per due anni ha organizzato un premio dedicato proprio al Patini, acquisendo le opere che successivamente ha destinato al nuovo museo.
Il Museo delle Radio d’epoca ci è stato dato in comodato d’uso gratuito da un amico che, a sua volta, ha ricevuto in custodia - da un collezionista - delle preziosissime radio antiche e, dopo aver visitato la nostra realtà, ha proposto di affidarle a noi proprio perché le vedeva bene nel contesto.

Dov’è invece che emerge l’impronta tradizionale?
La Festa della Madonna di Canneto è ancora abbastanza sentita: il gruppo di pellegrini conta ancora dalle 20 alle 30 persone ogni anno. Tra loro ci sono i frequentatori assidui, i ragazzini che fanno la loro prima esperienza, qualche emigrante che torna per ripercorrere quei sentieri rievocativi.
E’ evidente che moltissime delle tradizioni che in passato avevano un significato profondo - legato anche all’alternarsi delle stagioni e delle varie fasi della semina, della coltivazione, del raccolto - oggi hanno soltanto significati evocativi.
I nostri ragazzi, però, continuano a mantenere il maggior numero di tradizioni possibile, attraverso ricerche e studi cui viene riservato uno spazio all’interno della manifestazione “VILLA FESTIVAL” - generalmente dal 17 al 19 agosto - con l’esposizione di foto e di altro materiale in alcuni fondaci recuperati per tale operazione.

L’anno 1984 consegna a questa terra il ricordo di due giorni di terrore. Come visse quei momenti?
Nel maggio del 1984 ci furono due grosse scosse di terremoto, con epicentro proprio tra il nostro paese ed Alfedena: la prima avvenne il 7 e la seconda l’11.
Durante la prima scossa io mi trovavo a Roma, allora ero studentessa, e ricordo che ne sentii parlare in televisione; contemporaneamente arrivavano telefonate da tutti gli amici della zona che in quel momento erano come me nella capitale.
Fu sconvolgente perché non avendo i cellulari bisognava chiamare ai telefoni fissi, ma nelle case non era rimasto nessuno, per cui non rispondevano e i media davano notizie abbastanza disastrose; poi, qualcuno telefonò da Scontrone e mi rassicurai. Volli, comunque, venire a verificare di persona, così mi beccai la seconda scossa!
Quella sì che l’ho vissuta tutta! Ricordo che era di mattina: due vecchietti passavano in un vicolo mentre le case sembravano ricongiungersi ed allontanarsi. Furono degli attimi terribili. Ricordo il rumore, la terra che sembrava sballottarsi come su un mare agitato e le persone che non sapevano che fare.
Dopo qualche giorno, l’allora sindaco del paese mi chiese se volevo dare una mano per qualche mese in Comune, vista l’emergenza; quella fu la mia prima esperienza all’interno dell’Amministrazione Comunale.

Guida questo comune da otto anni, cos’è stato fatto?
Abbiamo definitivamente risolto il problema dell’approvvigionamento idrico di questo paese che era drammatico e che bloccava un possibile sviluppo turistico. Completano il piano delle opere pubbliche: la realizzazione di nuovi tratti di rete idrica e fognante, oltre che di un intero impianto di metanizzazione; il rifacimento di strade dissestate.
Sul versante dei servizi: è stata ottenuta la concessione per l’apertura di una farmacia e di uno sportello farmaceutico; il passaggio di una scuola materna parrocchiale ad una scuola materna statale; il mantenimento, a dispetto dei grossi tagli, dei due uffici postali sul nostro comune.
Per il futuro è indispensabile l’approvazione del Piano Regolatore Generale, oggi adottato dal commissario ad acta, quindi in dirittura d’arrivo. Da questo dipenderà tutto quanto il resto, in particolare secondo noi ci permetterà di reperire nuove risorse per una programmazione seria a breve, media e lunga scadenza.

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