Mi trovo a passeggiare all’aria aperta già da tempo, ma nella graziosa cornice in cui mi trovo ho l’impressione che il tempo venga scandito lentamente. Questa impressione è forse dovuta alla benevola sindrome del “viaggiator sognante”, patologia che affligge ogni viandante nel momento in cui si trova a godere d’un paesaggio contraddistinto da una sconosciuta bellezza. A ben vedere è proprio il caso di togliere quel “forse” che conferisce alla riflessione un tono di dubbio: difatti, è davvero così.
La mia piacevole camminata è ospitata dallo splendido Corso Alberto Pio, via principale – e probabilmente più fascinosa – della città di Carpi. Il comune, situato nel territorio provinciale di Modena e popolato da oltre sessantacinquemila abitanti, si contraddistingue per un fiorente passato che ha lasciato tracce indelebili nel tessuto urbano locale. La civiltà rinascimentale, ad esempio, è responsabile di aver griffato una delle più incantevoli piazze d’Italia: Piazza Martiri. Si tratta di uno slargo ubicato in posizione centralissima, impreziosito da un lungo porticato – sul lato ovest – composto da 52 colonne e dalla cattedrale di Santa Maria Assunta – sul lato nord – risalente al Cinquecento.
Passo dopo passo, tuttavia, finisco per giungere in un altro grazioso punto d’aggregazione cittadino: Piazza Garibaldi. Oggetto di una riqualificazione ultimata nel 2005, lo slargo si mostra alla gente in una splendida forma. La pavimentazione è un mosaico di sampietrini in pietra di Luserna, intervallati longitudinalmente da sottili file di pietra dalle tinte più chiare. Un carpigiano con cui scambio due chiacchiere mi mostra tutto il suo apprezzamento: “La ristrutturazione ha riportato quest’area all’antico splendore, quello dei primi del ‘900. L’eliminazione del dislivello che isolava l’ambiente dai percorsi pedonali adiacenti è stata la ciliegina sulla torta che ha reso lo spazio maggiormente fruibile”. Ne comprendo l’entusiasmo giacché guardandomi attorno noto davvero un insieme omogeneo di spiccata eleganza: le tinte pastello dei palazzi circostanti, resi unici dai portici antichi, impreziositi da archi e colonne di storica memoria, si fondono piacevolmente al bianco del marmo di Verona ed all’argento dei cubetti di porfido che completano la tela urbana.
Al polso, intanto, l’orologio non si lascia ingannare e scandisce il tempo con precisione certosina. Decido così di proseguire altrove la mia camminata e senza avere in mente una meta precisa inizio a vagare. Il fato mi conduce nel cuore del borgo, nel luogo dove sorse il castrum e dove poi crebbe la città medievale: Piazza Re Astolfo. Qui, a est di Piazza Martiri, alle spalle del Palazzo dei Pio, tutto rimanda ad un’epoca remota: un grigio selciato accoglie i passi dei viandanti moderni così come accadeva con quelli del passato; la pieve di Santa Maria in Castello – definita dai carpigiani semplicemente come La Sagra – si erge a simbolo dell’antichità, al pari di quanto sembrano voler fare i numerosi altri edifici storici presenti. Un forte legame con la tradizione che tuttavia non si dissocia dal presente. In questo grande invaso, difatti, si svolgono manifestazioni pubbliche di primaria rilevanza come concerti, mercati e rappresentazioni teatrali all’aperto.
Un luogo ideale, insomma, per respirare quella sana aria di provincia che sembra ormai destinata all’estinzione.
(Foto di Attilios in licenza GFDL)
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