31 Luglio 2009

Il presepe vivente più grande del Sannio

di Maria Scarinzi (Blog Morcone. Alla Scoperta della nostra Italia)

Foto di WTL in Licenza GFDL

Morcone - Panorama

Quando San Francesco ideò il primo presepe forse era passato per Morcone. Permettendomi un po’ di campanilismo non si può sottovalutare il fatto che chi giunge in questo paese o passa lungo la strada che corre verso Campobasso per un attimo vede materializzarsi il sogno di bambino, quando nel costruire il proprio presepe chiedeva ai genitori se quel luogo esisteva veramente. Morcone diventa così un paese o forse sarebbe meglio dire un’opera d’arte che custodisce in sé storia, tradizione e magia.

Casette arroccate sul pendio di una montagna, strade strette e con una pavimentazione ancora in pietra, donne ancora sedute sull’uscio a ricamare quasi nell’incessante lotta contro una urbanizzazione dilagante e una globalizzazione volta ad un appiattimento delle identità, rendono questo paese un tesoro per l’umanità, uno scrigno dove trovare un passato che qui è ancora fortemente presente.
Camminando lungo i vicoli del paese si respira una forte spiritualità, pastorelli per un giorno o forse figuranti di uno spettacolo costruito dall’uomo in perfetta sintonia con la natura, anche quando l’aria non sa di neve e il freddo non è pungente qui, senza chiudere gli occhi per abbandonarsi al sogno, ma restando semplicemente immersi nella realtà si vive il Natale.

Un presepe vivente 365 giorni all’anno, un esempio di spiritualità diffusa, sono ben ventiquattro le chiese che ancora oggi è possibile visitare, ma anche tutte quelle feste di contrade, patronali, vie Crucis che attirano turisti da ogni dove, che qui giungono anche per visitare i luoghi dove San Pio trascorse il suo noviziato.
Spiritualità e talvolta magia sembrano ancora oggi fondersi in questo paese ricco di tradizioni, feste e tanta tanta superstizione.

Vivere Morcone è oggi possibile grazie alle numerose feste che qui si tengono e che in particolari periodi dell’anno animano il borgo. Manifestazioni da vivere passeggiando tra quei vicoli che all’arrivo ti proiettano in uno scenario fantastico, muovendosi alla scoperta di quelle piazze, fontane, chiese che in passato erano simbolo di aggregazione e che oggi sembrano urlare nel loro struggente silenzio e attirare i turisti distratti.
Angoli, spazi, luoghi impregnati di quotidianità che mettono insieme la saggezza del passato, la premura del presente e la speranza per il futuro e che nella loro continua lotta contro l’appiattimento cercano di incrementare l’attenzione dei cittadini, dei turisti e dei passanti distratti per far rivivere le tradizioni di un paese ancora vivo.

Un palcoscenico naturale dove attori comuni si alternano nella grande commedia della vita e che permette ai turisti di lasciarsi trasportare alla scoperta di pittoreschi balconi fioriti e sapori tipici.
L’incontro con il passato sembra consumarsi anche a tavola, dove già la semplice preparazione di un piatto sembra richiamare alla mente antichi riti familiari. Una cucina molto povera che grazie agli abbinamenti legati all’abilità di contadini e alla elaborazione degli artigiani del gusto permettono la nascita di quei piatti semplici ma di tradizione. È, infatti, ancora possibile lasciarsi conquistare da paste fatte in casa, tagliatelle, tagliolini, cavatelli, gnocchi, stivalette (impropriamente detti fusilli), taccozze, confezionate con le ottime farine locali impastate con le sole uova e condite con ragù o con sugo di pomodoro. E poi il formaggio pecorino della zona, le ricotte di primavera, le giuncate, ormai rarissime, un formaggio di latte caprino o vaccino, fresco o appassito. E per chiudere qualche buon panzarotto, rustico, fatto di ricotta o formaggio, uova e salame. Nella cucina povera i dolci comparivano solo nelle grandi occasioni: il pan di Spagna ricco di creme; un “caozoncello”, impasto di ceci sfarinati e cioccolato contenuto in mezze lune di pasta condita con miele; le scorpelle, tipico e semplice dolce di carnevale.

Cucina, tradizione, canti, luoghi tipici, religione e magia: niente può mancare all’interno del presepe vivente più grande del Sannio. Un paese dei balocchi dove tutto sembra essere messo al posto giusto, le locande, le piazze, le chiese e le fontane; un paese che sembra essere stato progettato non da un architetto qualsiasi ma da uno di quegli artigiani che ogni anno costruiscono, in quel di San Gregorio Armeno a Napoli, delle piccole opere d’arte o forse tanti piccoli paeselli come Morcone.

(Foto di Wendy Longo in licenza Creative Commons)

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