Per chi arriva a Palermo in aereo, rappresenta la prima cosa che si riesce ad avvistare dando una sbirciatina dal finestrino. Una distesa sconfinata di azzurro delimitata da chilometri di costa frastagliata ricca di insenature, calette e grotte naturali. E’ il mare di Terrasini, piccolo comune del palermitano che si affaccia sul golfo di Castellamare.
Terrasini, un tempo terra sinus, letteralmente vuol dire “terra del golfo” e sorge ad appena 30 metri sul livello del mare. D’estate i suoi lidi sabbiosi sono affollatissimi di turisti provenienti da ogni dove. La sera si riversano per le strade cittadine piene di bar, ristoranti e chioschetti dove si può prendere un aperitivo, gustare un ghiottissimo gelato o godere del pesce freschissimo, magari col sottofondo di un concertino jazz!
Ma a costituire un’attrattiva importante per il paese non ci sono solo le spiagge. Degni di nota sono lo splendido castello settecentesco dei principi La Grua Talamanca (odierna sede del municipio), villa Fassina (un gioiello del liberty frutto del genio creativo di Ernesto Basile), palazzo Cataldi (che oggi ospita la biblioteca), il castello di Gazzara e la Senia (antico irrigatoio arabo).
Sulla scogliera in primavera e in autunno non è raro ammirare gabbiani reali, falchi e cappellacce che insieme ad altre specie animali rappresentano l’inestimabile patrimonio faunistico di Terrasini, che da qualche anno ospita anche una riserva naturale gestita dal WWF, la riserva naturale Orientata Capo Rama.
Tale riserva deve il suo nome alla Torre Capo Rama, antica torre di avvistamento risalente nientemeno che al XV secolo ed edificata allo scopo di proteggere l’allora borgo feudale dall’assalto di pirati e corsari. La torre, presente fin dal 1500 in tutte le carte nautiche e topografiche è il monumento più antico del paese e fa parte, insieme ad altre undici torri difensive del sistema di avvistamento costiero. Ciascuna torre sorge su un promontorio in una posizione strategica che consente lo scambio di segnalazioni luminose con tutte le altre.
D’inverno il paese cambia volto – quasi inevitabilmente - e la piazza dove si staglia maestosa la cattedrale memore di un passato che la vide centro di un piccolo borgo marinaro finisce per divenire il ritrovo dei pescatori che risalgono verso casa. Il lungomare Peppino Impastato diventa un luogo silenzioso, un itinerario da percorrere lentamente, indugiando in mille riflessioni a partire da quella che si interroga sul perché debba essere proprio un ragazzo morto ammazzato 30 anni fa a dare il nome ad un luogo così ameno.
Per i palermitani che volano via dall’aeroporto Falcone e Borsellino, “verso il continente” come si usava dire un tempo, il mare di Terrasini rappresenta invece l’ultima cosa che distintamente la vista riesce a percepire prima che ci si sollevi troppo da terra. Si dice che l’immagine di quel mare risulti essere talmente pregnante da suscitare qualche tempo dopo il desiderio inesorabile di tornare in Sicilia. Non esistono dati scientifici a supporto di tale teoria, ma chiunque ne abbia fatto esperienza è pronto a giurare che è proprio così che vanno le cose!
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