Il Sindaco di Chieti Francesco Ricci intervistato per Comuni-Italiani.it
Dopo cinque anni di governo si rimette di nuovo al giudizio degli elettori. Con quali priorità per il territorio teatino ha iniziato il mandato amministrativo e quali traguardi sono stati raggiunti?
Appena insediati avevamo due priorità: pianificazione urbanistica e lavori pubblici, fra cui spiccava il sistema fognario, completamente in abbandono da anni. Abbiamo inserite le fogne nella voce emergenza e affrontate con uno stanziamento iniziale di 18 milioni di euro. Chieti Scalo, la parte pianeggiante della città le aspettava dal 1965 e, dopo una crescita residenziale fortissima, nessuno aveva pensato di rimettere mano ai sottoservizi. Noi lo abbiamo fatto, attirandoci contro anche il disagio della popolazione che ha dovuto convivere con il cantiere, ma che oggi ha una rete moderna e funzionante prima inesistente!
L’altra priorità sono state le opere di riqualificazione che abbiamo messo in campo in tutto il perimetro cittadino. Ci sono zone che aspettavano da 35 anni. Abbiamo fatto tantissimo in cinque anni, ritardi ed errori compresi, ma siamo andati avanti con una convinzione forte: che l’unica politica che un sindaco deve fare è quella dei fatti e ci siamo concentrati su quelli. Oltre 130 milioni di opere pubbliche, investimenti nel sociale raddoppiati in cinque anni e raccolta differenziata triplicata in soli tre. Queste le mete più importanti raggiunte.
Com’è cambiata Chieti in questi 5 anni e attraverso quali progetti passa, secondo lei, il suo futuro prossimo?
Chieti è diventata una città moderna, non solo alla vista, ma grazie ad un restyling approfondito e alla fissazione di regole chiare e perentorie per cadenzarne lo sviluppo economico e la crescita urbanistica, siamo riusciti a ridarle un ritmo. Chieti era la città dove costruivano pochi, amici degli amici; oggi, grazie ad una razionalizzazione delle norme e dei regolamenti urbanistici costruisce solo chi ha le carte in regola, secondo tempi e procedure “umane”.
La nostra era una città dilaniata dal dissesto economico, in cui la giunta tangentizia l’aveva gettata e da cui, i 12 anni successivi di centrodestra, non avevano partorito una politica di risanamento capace di tirarla fuori. Noi lo abbiamo fatto, anche se stiamo pagando ancora il debito ereditato dalla città.
Il futuro di Chieti passa soprattutto attraverso il rilancio della zona industriale: abbiamo investito in progetti e risorse europee per farne una zona ad elevata attrazione di investimenti, e al nostro appello sta cominciando a rispondere l’impresa. Grazie a due progetti finanziati con risorse europee, abbiamo conquistato il 7° posto nazionale fra i capoluoghi d’Italia per capacità di investimento delle risorse UE, circa 3,75 euro per abitante. Un primato unico in Abruzzo e fra i migliori d’Italia, che intendiamo amplificare.
Su quali altre problematiche la prossima amministrazione dovrà intervenire?
Il futuro si giocherà anche sulla rivitalizzazione dell’area dell’Università e dell’ospedale, delle eccellenze sanitarie come il polo cardio chirurgico, sulla concretizzazione di una riqualificazione attesa da oltre trent’anni in zone strategiche della città, come il Tricalle, Crocifisso e Chieti Scalo 1. Infine, su politiche di incentivazione del lavoro per rispondere al dissanguamento occupazionale, causato dall’esplosione di due vertenze simbolo della crisi economica e della cattiva politica occupazionale del centrodestra, quali il caso dei dipendenti della clinica Villa Pini e delle ex cartiera Burgo.
Chieti e l’emergenza terremoto. Che ruolo ha svolto e sta tuttora assolvendo la comunità teatina rispetto alle problematiche delle zone colpite dal sisma?
La nostra città ha avuto ingenti danni a causa del terremoto: la sede del Comune è stata lesionata ed è ad oggi in parte inagibile. Per il terremoto, oltre ad un ruolo di supporto delle iniziative e della solidarietà post 6 aprile, dopo aver ospitato circa 300 cittadini dell’Aquila e circa 100 nostri concittadini che abbiamo dovuto evacuare dalle loro case, abbiamo fatto da apripista alla realizzazione di scuole sicure per i nostri bambini: nel comune di Chieti si trova la prima scuola completamente antisismica d’Abruzzo, realizzata secondo un progetto e materiali del tutto innovativi e pronta a diventare un modello duplicabile per sicurezza e standard.
Tra le sue deleghe Università e Associazioni culturali. Quali stimoli culturali offre la città a chi la vive quotidianamente?
Esiste un forte legame fra Chieti e l’Università. Un rapporto che abbiamo cercato di incentivare, affidando all’Università un ruolo strategico di rilancio della nostra offerta culturale e di eccellenza territoriale.
In merito alle associazioni, appena insediati abbiamo favorito la nascita di una Consulta che oggi le riunisce tutte. Si tratta di un mondo vitale che si occupa di aspetti cruciali della nostra comunità, sociale soprattutto, ma anche cultura. Per questo settore abbiamo reso le associazioni interpreti della vita e delle iniziative culturali della città, affidando direttamente ad esse dei fondi per eventi e manifestazioni, ponendo così il Comune in un ruolo di supervisione ed eliminando i finanziamenti a pioggia che hanno piuttosto danneggiato che stimolato l’attivismo culturale dei capoluoghi come Chieti.
Questa è la base da cui far ripartire anche una programmazione culturale piena, ad oggi orfana della più importante istituzione, qual è il teatro Marrucino, che non si è visto riconfermare i fondi regionali che fino al 2008 ne hanno assicurato gestione e produzione da parte della Regione. Una politica dissennata e senza giustificazioni (l’ultima stagione e parte della nuova l’abbiamo assicurata con fondi comunali!) che ha di fatto provocato sia perdita di posti di lavoro che perdita di prestigio di un’istituzione unica ed identitaria.
A bruciapelo, i primi tre motivi che secondo lei rendono questa città interessante da visitare.
Chieti è una città piena di storia, con una identità culturale millenaria che è un riferimento per la regione e per tutto il centro Italia con presenze museali uniche e di grande importanza.
E’ un capoluogo che si trova fra la costa e la zona pedemontana, incuneato alla perfezione fra due parchi nazionali e al centro di un territorio rigoglioso e affascinante.
E’ infine una città a misura d’uomo, che non soffre i mali delle grandi città e che vanta una dignità fortissima di appartenenza, che probabilmente la rendono una città tutta da scoprire o riscoprire.
Su quali risorse del territorio teatino ha puntato il suo esecutivo, per il rilancio del settore turistico?
Quando ci siamo insediati in città non c’erano alberghi. Tutto il settore era fermo, perché da anni non riceveva incentivi che spingessero gli imprenditori ad investire per il rilancio del turismo in città. Rimettendo, invece, a posto le regole urbanistiche e guardando alla vocazione della città, oltre che alla sua posizione geografica nel cuore dell’area metropolitana, a metà fra costa ed entroterra, noi abbiamo aperto alla possibilità di fare, utilizzando mezzi europei e nuovi strumenti di concertazione. In soli cinque anni Chieti ha visto spuntare una decina di alberghi e bed and breakfast, per un totale di oltre 1000 posti letto contro i 200 che c’erano al nostro insediamento!
Da cittadino prima ancora che da Sindaco, cos’è che la rende orgoglioso della sua città?
Per lavoro sono stato a lungo fuori dalla mia città. Ho vissuto diversi anni a Roma ed ero proprio lì nel ‘93, quando l’intera giunta venne arrestata per una tangentopoli che è forse stata la più feroce d’Italia. In quel momento ho deciso di tornare e darmi da fare per cambiare le cose, per far diventare la città moderna, vivibile, esortare persone capaci e competenti a darsi da fare per restituirle dignità amministrativa e morale.
Di fronte a 12 anni di governo immobile del centrodestra, ho deciso di candidarmi a sindaco e una volta eletto mi sono subito dato da fare. Ho trovato persone pulite, capaci e competenti che si sono messe a disposizione per cambiare le cose: questo spirito mi rende orgoglioso di essere teatino perché in città sono tantissimi a riconoscersi in questa identità.
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