Le curve disegnavano la strada e la mèta mi sembrava tanto lontana e sfuggente. Lo stomaco si contorceva e prima ancora di arrivare, mi sono maledetta mille volte di aver convinto il mio consorte a portarmi nel piccolo paese di suo padre, immerso nel Parco del Pollino, tanto affascinante nei loro racconti: Terranova di Pollino. Poi… finalmente le tre fontane che annunciavano che ormai eravamo vicini!
Arrivammo dopo circa dieci minuti e preferimmo lasciare la macchina all’ingresso del paese per salire a piedi per una strada che, da larga, si inerpicava proprio nel centro. Non appena la carreggiata iniziò a restringersi, l’asfalto lasciò il posto a ciottoli e quell’area tipica dei borghi vecchi incominciò a serpeggiare nella mente.
Gli ingressi delle palazzine antiche davano direttamente sulla strada e non era insolito imbattersi in signore anziane, dal volto scavato e dal capo coperto con fazzoletti neri, sedute fuori alle porte a “chiacchericciare” tra di loro oziosamente.
Sulla strada principale davano anche diversi vicoletti che si inerpicavano lungo la montagne e su questi si affacciavano dai balconi gente allegra che godevano in compagnia la frescura preserale, dopo una giornata di caldo intenso.
Com’è tipico dei paesini dove tutti conoscono tutti, le persone ci guardavano incuriositi e si chiedevano come mai, nella stagione estiva, qualche turista era finito in quel di Terranova. Non appena fu svelato il mistero dal nostro cicerone, mezzo paese scese in strada per salutarci: un’esplosione di cortesia. E giù con le presentazioni di zii, cugini, amici d’infanzia, parenti acquisiti che, nonostante fosse il primo incontro, sapevano pillole della nostra vita: persone mai viste che ti racchiudevano in un caloroso abbraccio di materno affetto!
Quando ricominciammo a girare per il paese, qualcuno prese a seguirci, qualcun altro ci invitò nella propria casa e, se non fosse stato per il poco tempo a disposizione - la sera si avvicinava lenta e il ritorno al buio sarebbe stato più disagevole per quelle strade sconosciute di montagna - avrei ceduto a quelle amorevoli insistenze.
Percorse qualche decina di metri, un grazioso panorama si godeva dalla terrazza principale del paese: giù, il campetto di calcio che stava ospitando la prima partita della squadra locale, gli orticelli privati e le strade che si divincolavano tra la boscaglia incolta; di fronte, le piste da sci verdeggianti che d’inverno erano il richiamo principale che spingeva i turisti a raggiungere questi luoghi.
Da lì Terranova appariva come un paesino arroccato sulla montagna, pieno di strette scalinate che davano accesso alle case private: palazzotti che si sviluppavano in altezza, in un alternarsi continuo di nuove e vecchie costruzioni. Il corso principale, ammodernato di recente, continuava entrando nel paese, con una serie di negozietti.
A colpirmi, fu la mancanza di un distributore di benzina: il primo disponibile era nel paese vicino distante una ventina di chilometri. Per chi viene da una metropoli, quell’angolino mi sembrò un regno di pace, ma fui felice di fare ritorno la sera, a casa, portando il ricordo di quella gente calda che mi aveva accolto come se mi conoscesse da sempre.
(Foto di merion)
2 commenti a “Un caldo abbraccio lucano”
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Terranova val bene qualche curva!
Come dici tu, per chi viene dalla metropoli e vuole staccare un pò la spina è l’ideale: natura incontaminata, saliscendi di stradine con qualche bottega dove da poco tempo non si ferrano più i muli e a pochi passi dal parco del Pollino, insomma l’ideale per fare movimento, stare tranquilli, mangiare veramente cibo genuino e respirare a pieni polmoni aria salubre.
Beh, ma siccome solo chi in quei posti ci è nato può rimanerci, per chi come me, come dici tu, è cresciuto in una metropoli, è giusto lasciare quel paesino per tornare a prendere la metro nel caos cittadino e, tra una fermata e l’altra pensare a quel paesino che per sempre porterò nel mio cuore. Ciao.
E’ vero, per chi non è abituato a quell’insolita tranquillità, il paese è l’ideale per momenti di pace e relax… poi chissà che prolungando il soggiorno non sveli altri segreti che spingano a rimanerci.