26 Settembre 2008

Pienza la Città Ideale: ieri come oggi

di Leonardo Guerrini (Blog Pienza. Alla Scoperta della nostra Italia)

Pienza si raggiunge sia dalla strada che attraversa Montepulciano fino al Lago Trasimeno; o molto più semplicemente deviando dalla direttrice che unisce l’Umbria direttamente a Siena. Si entra nel borgo attraverso una porta delle mura storiche; ciò che si cerca immediatamente è la mitica piazza. Colei che ha fatto sognare migliaia di appassionati d’arte, sospirando sopra i libri di scuola; o immaginandola durante una lezione universitaria tra le spiegazioni del professore. Appartengo alla seconda categoria. Ed è lì che i turisti si dirigono, subito, dopo aver chiesto informazioni al pientino di turno che con dedizione ne indica la direzione.

Camminando con un occhio alla strada e l’altro sulla guida turistica, lungo quel breve tragitto si odono lingue diverse, che pronunciano però le stesse parole: Enea Silvio Piccolomini, Bernardo Rossellino, come degli eroi, alla pari di divi del cinema.

piazza-pienza1.jpgGiunti al centro della piazza, gli occhi si riempiono di stupore, misto ad ammirazione e rispetto. Eccoci dentro la città ideale, nella piazza che doveva divenire l’esempio per tutte le altre città del mondo.

Proprio da questa idea nasce Pienza, dalla fantasia ed utopia di un Papa, innamorato del Rinascimento, avviato verso il cambiamento. Si nota subito Palazzo Piccolomini, vero gioiello dell’architettura rinascimentale. Forme sobrie, pianta quadrata, perfino con un piccolo giardino nella sua area interna. A sinistra si erge invece il Duomo, realizzato nella metà del Quattrocento da Bernardo Rossellino. Al centro del timpano superiore sfoggia con tutta la sua grandiosità lo stemma dei Piccolomini, la famiglia di Pio II.

Il turista, di norma, prosegue per le vie del centro, immortalando fotogrammi da poter collezionare ed esibire. Tutto è perfetto, restaurato con estrema cura in ogni via e strada. Anche le mura conservano la loro integrità.

pienza-panorama.jpg

Quando sembra di aver visto tutto, ecco che si scopre ciò che finora era rimasto celato. Da alcune falle dell’impianto murario si ammira la Val D’Orcia; distintamente si scorgono gli agglomerati di San Quirico d’Orcia, Monticchiello e Castiglione d’Orcia. O la più blasonata Montalcino. Paesi amalgamati tra le dolci colline, nelle curve che sembrano disegnate a mano. Tutto al riparo protettivo del Monte Amiata.

Pienza non racconta di prestigiose battaglie o vicende medievali. Semmai ricorda un nome diverso, Corsignano, piccola roccaforte difensiva appartenente a Siena. Il suo titolo compare nelle novelle raccontate da un altro “toscanaccio” che ha fatto la nostra storia, Giovanni Boccaccio. Di gloria recente si cingono i pientini, per aver lottato da partigiani nel triste epilogo della seconda guerra mondiale. Tanto da essere insigniti, assieme alla loro città, del Valor Militare per la Guerra di Liberazione.

Nella vicina frazione di Monticchiello è da sottolineare la volontà dei paesani di raccontarsi, di mettersi letteralmente in scena. Curiosa l’iniziativa del Teatro Povero, dove anche attori non professionisti recitano con passione commedie incentrate sulle loro vicende locali o sui grandi temi del mondo. Volge al termine la visita a Pienza. Urge la voglia di andare in altri paesi, sempre conosciuti per fama o grazie a qualche info sulle guide turistiche. Un’ultima sosta per acquistare un souvenir; o per comprare qualche prodotto gastronomico da gustare a casa.

È incredibile constatare come il destino di una cittadina, che sarebbe rimasta al rango di una mera fortezza, è totalmente dipesa dal genio di un uomo, lungimirante e pieno di creatività. Compartecipe del Rinascimento e, quindi, della nostra storia.

(Foto 1 di yanivba e 2 di *DiEgO* in Licenza Creative Common)

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