29 Settembre 2008

Il breve passo tra albe e crepuscoli

di Marcello Di Sarno (Blog Torino. Interviste Giornalisti)

Il giornalista di Torino Luca Iaccarino* intervistato per Comuni-Italiani.it

Chi o cosa ha fatto scattare in lei la  scintilla del giornalista?
La possibilità di esprimere la propria opinione e di comunicarla a quante più persone possibile. Fin dall’inizio, quando ho cominciato a scrivere prima e dirigere poi il micro giornale del mio liceo, l’Istituto Sociale di Torino.
Da lì, il passo a fondare una rivista universitaria – “Millenovecentottantaquattro”, tra i collaboratori avevamo Vittorio Luca IaccarinoZucconi, Walter Veltroni, Michele Serra, Disegni & Caviglia… – e poi a iniziare a collaborare con l’edizione torinese de “La Repubblica” è stato breve.

Che ruolo ha avuto Torino nel suo percorso professionale?
Fondamentale, nel bene e nel male. Nel bene perché è una città di cui si può avere “il controllo”, che si può capire e interpretare abbastanza agevolmente. E perché non c’è troppa concorrenza: il vuoto lasciato dagli altri mi ha permesso di fondare il sito web ExtraTorino sette anni fa e la rivista Extra un anno e mezzo fa, consapevole di conoscere il pubblico cui mi rivolgo e senza dover lottare a gomiti alti per ritagliar loro uno spazio.
Nel male perché è una città quasi senza testate – tolta “La Stampa”, l’edizione locale de “La Repubblica”, la redazione locale della RAI, una microredazione del “Sole 24 Ore” e poco altro – e se avessi voluto “far carriera” avrei indubbiamente dovuto lasciarla.

Attualità. Come vive il capoluogo piemontese l’emergenza sicurezza che attraversa l’intero Paese?
Premesso che non credo ci sia alcuna emergenza sicurezza – i dati italiani sono tra i meno preoccupanti al mondo, e si muore molto di più sulle strade o nei cantieri –, Torino la vive meglio di altri: la nostra è una città abituata al conflitto e sa gestirlo. E per fortuna, tolta la sovraesposizione che si dà ad alcuni fatti di cronaca, amministratori e imprenditori sono più attenti ai temi che davvero contano per la crescita di una città: l’innovazione, la formazione, gli investimenti, i servizi.
Ciò detto, è naturale che bisogna garantire la sicurezza dei cittadini, ma penso che più che l’esercito o il continuo e inutile inasprimento delle pene ci voglia una vera politica di welfare coniugata con i giusti investimenti nelle forze dell’ordine.

Lei che scrive per Slow Food, quali ritiene siano le eccellenze enogastronomiche della tradizione torinese?
L’eccellenza enogastronomica torinese di oggi è proprio la consapevolezza di dover difendere, valorizzare e promuovere i prodotti e, soprattutto, i produttori. Questo è il nostro specifico: abbiamo capito che la cucina non è solo edonismo, ma produzione, occupazione, qualità, ambiente.
Se poi devo dire i prodotti, la città è famosa da sempre per cioccolato, i grissini e il Martini, ma il meglio viene dalla Regione: tartufi, i grandi barolo, nebiolo, dolcetto (i bianchi non sono tra le eccellenze assolute), le carni come il fassone, i grandi formaggi come il Castelmagno o il Gorgonzola, i risi, ma la smetto perché potrei non fermarmi più.

Quell’articolo legato a Torino che ricorda con maggiore orgoglio o partecipazione emotiva.
Il viaggio sul Po – durato tre settimane, partito da Pian del Re e arrivato in Polesine e transitato per Torino – con i ragazzi dell’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo (comune di Bra, n.d.R.) a ottobre 2008 uscito su “Repubblica” e sul magazine “Slow Food”.

Un titolo e trenta righe per  raccontare cosa va e cosa non va della sua città.
“Sindrome Depressiva Subalpina”
L’aria di Torino è tornata d’improvviso stagnante e l’odore non è più la brezza frizzante della primavera, bensì quello un po’ rancido delle foglie d’autunno, dicono.
A tastare il polso del paziente, s’avvertono innumerevoli sintomi: il sindaco più amato d’Italia ha trascorso l’estate a litigare con la propria coalizione; la Fiat passa dagli incassi alla cassa (integrazione); sul grattacielo San Paolo non c’è intesa; tanti punti verdi sono stati schiacciati; il Traffic va scemando; la cura Vaciago sfronda i comunali; gli olimpici impianti, piantati, piangono. E via così.
Tanti malesseri assieme denunciano quella che potremmo definire “Sindrome Depressiva Subalpina”: un morbo che ciclicamente colpisce i piemontesi, debilitandone fortemente il corpo (sociale). E’ causata da elementi patogeni reali – a questo giro la congiuntura, il caro petrolio, la diminuzione dei trasferimenti, il Partito Democratico che non ha le idee chiare, il Popolo delle libertà che le ha chiarissime – sommati a una certa ipocondria compiaciuta.
La SDS è particolarmente perniciosa perché cancella la memoria emotiva: in pochi mesi, una città può dimenticare d’essersi sentita bella e avida di futuro.
Eppure, dopo esserci passati tante volte, dovremmo aver imparato che dall’SDS si esce vivi. In fin dei conti basta che migliori la congiuntura, che diminuisca il petrolio, che aumentino i trasferimenti, che il PD si chiarisca le idee, che il PDL si faccia più meditativo. Ottimo materiale, per una città cui piacciono le sfide.

Da direttore responsabile di un webzine, come  vede il domani della professione giornalistica tra nuove teconologie e  giornalismo partecipativo (blog etc)?
Non amo l’Ordine dei Giornalisti ma sono arciconvinto che le parole di un blogger e quelle di un professionista non abbiano lo stesso peso. Il secondo deve (dovrebbe) rispettare delle regole – controllo delle fonti, accuratezza, ecc. – il primo, giustamente, può liberamente scrivere quello che gli passa in mente. Le due cose possono naturalmente convivere, ma nella misura in cui sia chiaro chi fa cosa.
Ciò detto, penso che l’era dell’accesso – come la chiamano – sia entusiasmante: l’informazione così diffusa e a portata di mano e pluridirezionale fa della nostra una generazione spero più attenta, curiosa, consapevole. E saluto con gioia il declino della televisione generalista, che ha gli anni contati (e sopravvive per ora solo grazie a una nazione con una popolazione tra le più vecchie del pianeta).

*Collabora attualmente con “La Repubblica” e “Slow Food” ed è direttore responsabile del sito web ExtraTorino e del bimestrale piemontese “Extra Torino”. Autore della guida Lonely Planet “Il meglio di Torino”, in passato ha lavorato come programmista regista per Rai Due e ha curato il libro-intervista a Francesco Guccini e Vincenzo Cerami “Storia di altre storie” (edito da Piemme).

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