17 Dicembre 2008

Le leggendarie gesta del bandito Santella e dell’eremita Lazzaretti

di Sara Radicia (Blog Arcidosso. Alla Scoperta della nostra Italia)

Accade spesso che nei piccoli centri si serbino memorie di antichi personaggi che seppero distinguersi per qualche particolare abilità; ancora più spesso, che le cronache non ne riportino ricordo, perché le loro gesta accaddero troppo lontano dai teatri e dai fragori delle grandi battaglie.
Diversamente, vivono nell’immaginario collettivo cittadino e continuano a essere tramandate da padre in figlio come storie particolari legate alla cultura indelebile di un popolo.
Presi a sé, però, le loro storie costituiscono dei piccoli capolavori: autentiche gemme di perizia e scaltrezza.

Borgo di Arcidosso

Borgo di Arcidosso

La storia di Arcidosso, che si trova tra il Monte Amiata e il Monte Labro, è segnata da due particolari cittadini.
Tra le vie tortuose del centro storico e le costruzioni medievali, tra le quali spicca la potente Rocca degli Aldobrandeschi, echeggiano i racconti di due famosi cittadini: uno eremita, l’altro abile ladro.

Il primo visse parte della sua vita sul vicino Monte Labbro.
David Lazzaretti - questo il suo nome - visse una vita dissipata fino a quando non ebbe delle apparizioni, in seguito alle quali decise di cambiare vita e di ritirarsi in preghiera.
Sul monte dove decise di isolarsi, fu raggiunto da due sacerdoti che decisero di unirsi alla penitenza e, da qui, nacque un movimento che portò il suo nome. Venne costruito un eremo e, successivamente, una chiesa sede per il movimento cosiddetto Lazzarettista, attivo nel sostegno dei poveri e degli orfani.

La vicenda non fu estranea al mondo cristiano in quanto Lazzaretti istituì l’Istituto degli Eremiti Penitenzieri e la Santa Lega o Fratellanza Cristiana, una società attiva nella protezione di poveri e vedove.
Dato estremamente interessante è il fatto che l’eremita, nella seconda metà dell’ottocento, diede vita a una società fondata sulla comunione dei beni, sulla parità e la fratellanza nella quale, per la prima volta, le donne ebbero diritto di voto.

Lazzaretti finì con l’essere scomunicato e morì prematuramente durante una manifestazione, durante la quale non si fermò nonostante gli venisse intimato dai militari. Ciò non toglie che lui fu una personalità originale e carismatica, che seppe affascinare le genti e che fu sostenuto persino da Don Bosco.

Il secondo arcidossino ben conosciuto nei dintorni del paese, di cui gli abitanti amano narrarne le gesta, è un personaggio che deve la sua fama per la maestria nell’arte del furto,  un uomo di grande scaltrezza.
Santella come mestiere faceva il potatore di alberi di castagne e la roncola era il ferro principale del suo lavoro: un lungo bastone in legno e una punta uncinata.

Con questa particolare pertica Santella afferrava i rami dei castagni durante la stagione della potatura e ne tagliava i superflui. Egli portava sempre con sé questo arnese e il fatto che non girava mai senza, per i suoi concittadini, era cosa normale.

Ciò che stupiva la gente di Arcidosso era come Santella riusciva sempre a sfuggire alla cattura anche se, per il suo mestiere, conosceva benissimo il bosco.

Egli aveva un semplice, ma efficace, segreto: mentre le guardie setacciavano il bosco con l’intento di metterlo nel sacco lui spariva… per aria. Infatti, quando sapeva di essere braccato, si arrampicava sulle piante e, usando la sua pertica, passava da un albero all’altro coprendo in cielo la distanza che le guardie pensavano percorresse a terra. Con questo trucco sfuggì a molte cacce all’uomo!

Due storie molto diverse quelle dell’eremita e del bandito che, però, hanno in comune il fatto di ricordare delle personalità anticonvenzionali uniche nel loro genere che hanno segnato indelebilmente la storia cittadina.

(Foto di Alfia K, per gentile concessione)

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