8 Gennaio 2009

Marmi e presepi, innovazione e tradizione di un popolo

di Maria Salerno (Blog Custonaci. Alla Scoperta della nostra Italia)

E’ un viaggio indietro nel tempo attraverso atmosfere, arti e mestieri vecchi di un secolo quello che si fa attraversando Custonaci, piccolo centro agricolo in provincia di Trapani situato su un ricco bacino marmifero a 300 metri sul livello del mare.

La piccola città, il cui nome in greco vuol dire “piccola castagna”, a dispetto degli appena 70 km di superficie che occupa, è il primo polo marmifero della Sicilia: il suo territorio comprende infatti circa duecento cave di marmo, le cui caratteristiche pregiate lo rendono da sempre molto ambito da artisti e architetti di tutto il mondo - per citarne solo alcuni esempi: il Kennedy Center di New York, la chiesa di San Pietro a Roma e la Metropolitana di Milano sono stati realizzati con tali marmi.
Non stupisce, dunque, apprendere che il marmo e il suo indotto rappresentino oggi la principale attività economica di un centro sempre più proiettato verso la modernità.

Eppure, basta fare solo qualche chilometro per arrivare al piccolo Borgo Scurati e rendersi conto che qui il tempo sembra essersi fermato.

Piccole case, stalle, un forno per il pane, un recinto con le pecore, un frantoio e poi ancora la gente: contadini che arano, pescatori che intessono le reti, ragazzine che lavano i panni nelle pile, donne che ricamano al telaio, nonne che stirano col ferro a carbone. Il tutto all’interno di un paesaggio fatto di grotte naturali caratterizzate da spesse pareti rocciose.

Solo 500 metri più a nord, la Grotta Mangiapane risalente al paleolitico, poi il Golfo di Bonagia e quello del Cofano.

Presepe vivente

Presepe vivente

E poi il presepe vivente di Custonaci: un appuntamento che si rinnova ormai da qualche anno, attirando viaggiatori da tutta la Sicilia, e non solo, e che finisce per coinvolgere tutti gli abitanti del borgo che, durante le festività natalizie, risorge a nuova vita.
Non si tratta di un presepe vivente come ce ne sono tanti altri. Gli “attori” di questo speciale teatro, infatti, non si limitano a recitare, ma vivono realmente atmosfere e situazioni che caratterizzavano la vita di un tempo.

C’è chi vende frutta e verdura, chi arrostisce la selvaggina sulla brace, chi prepara la ricotta, chi intreccia giunchi per ricavare dei canestri. Utensili, scodelle, tessuti sono tutti rigorosamente autentici.
Il visitatore viene magicamente catapultato in un’altra epoca di cui, se lo desidera, può diventare protagonista, gustandone i sapori, vedendo nascere davanti ai suoi occhi “il pane di casa” o la “ricotta fresca” o il dolce tipico. Non una pantomima, dunque, ma vita reale vecchia di un secolo che torna attuale in occasione della nascita del Creatore.

Lo sforzo di chi - anno dopo anno - di una simile operazione si fa artefice è notevole, presupponendo una profonda conoscenza del territorio e della sua storia e, al contempo, il distacco dai processi di trasformazione che negli anni hanno investito e trasformato il tessuto sociale ed economico della zona.

La manifestazione, come tradizione vuole, inizia la notte del 25 dicembre: un lungo corteo, che fa seguito a una fanciulla su un asino, si snoda lungo un sentiero fino al borgo Scurati e intende rappresentare, insieme alla natività, il patrimonio culturale di un popolo che non vuole dimenticare chi è stato, trasmettendolo alle nuove generazioni.

(Foto di Massimo Provenza, per gentile concessione)

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