23 Dicembre 2008

Un operoso e tranquillo angolo di Piemonte

di Andrea Bonfiglio (Blog Candiolo. Racconti di Viaggio)

Il treno regionale 10147 è già pronto sul terzo binario: è quasi mezzogiorno.
La stazione Porta Nuova di Torino è in pieno fermento: nugoli di persone visibilmente affrettate sfrecciano tra la bisbigliante folla trasportando pacchi, bagagli e gli oggetti più disparati.

Ai numerosi sportelli della biglietteria la gente sosta in coda, pazientemente.
Io no, ho troppa fretta: rischio di perdere il treno. Mi dirigo verso una macchinetta automatica libera per procedere senza ulteriori indugi all’acquisto del biglietto.
Un paio di tocchi sullo schermo sensibile al tatto, qualche moneta ben piazzata e l’agognato ticket è nelle mie mani.

Una corsa verso lo scompartimento più vicino e il viaggio può avere inizio. Il capolinea è Pinerolo, ma io mi fermo prima. Dopo aver transitato e sostato nelle stazioni di Torino Lingotto, Moncalieri Sangone e Nichelino – osservando l’alternanza del locale paesaggio urbano e rurale – mi appresto a scendere a Candiolo.

La stazione di questo piccolo comune, popolato da poco più di 5.000 anime, è un grazioso esempio delle strutture di un tempo. Le dimensioni ridotte e la struttura rimandano a una visione d’epoca, ma non appena si gira l’angolo e si percorre lo stretto passaggio che conduce all’esterno le cose cambiano.

Il grazioso Viale Alberto Simonis è il moderno biglietto da visita che la città mostra orgogliosa ai viaggiatori. La strada, tranquilla oasi pedonale, è un incantevole selciato ove il bianco e il tenue marrone delle lastre che adornano il suolo si fondono in un mix di eleganza.

Un tocco aggiuntivo di poesia a questa armoniosa immagine è fornito, ai margini della via, da due file simmetriche di alberi spogli, silenziosamente in attesa di ricevere un abito in dono dalla primavera.

E’ venerdì e le vie limitrofe traboccano di bancarelle che testimoniano la presenza del mercato rionale. Generi alimentari, vestiti e quant’altro fanno capolino dai banchi ordinati di commercianti infreddoliti. La temperatura è rigida e non vedo l’ora che arrivi la navetta dell’albergo, così da potermi rifugiare tra le quattro mura di una calda stanza. In men che non si dica il desiderio si tramuta in realtà e mi trovo a bordo di una Punto.

Quattro chiacchiere con il tassista bastano per scoprire la realtà di una cittadina che viene dipinta come un operoso e tranquillo angolo di Piemonte.

Veduta di Candiolo

Veduta di Candiolo

Un meraviglioso paesaggio, intanto, scorre silente oltre i finestrini. Una candida cintura di monti innevati cinge l’intera area, fatta di vaste distese di terra macchiate soltanto dal manto scuro delle carreggiate e dai colori tenui delle case.

La brina che tinge di bianco l’erba è un evidente indizio della stagione fredda: i festeggiamenti legati al Carnevale e al giugno candiolese non sono certo dietro l’angolo!

Dopo qualche minuto l’auto è già nel piazzale antistante l’hotel. Mi colpisce il mancato avvistamento di gente per le strade, ma mi dicono che è tutta immersa nel lavoro: “A Candiolo si pensa a lavorare. Per divertirsi si va altrove” - commentano.

Con un po’ di malinconia nel cuore, prendo i bagagli e vado in camera. La tristezza, però, dura poco. Lo spettacolo delle maestose Alpi che scorgo dalla finestra è una visione che non lascia spazio allo sconforto.

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