15 Aprile 2010

Apre la Fiera del Levante

di Marcello Di Sarno (Blog Bari. Schegge di Cronaca)

“Sua Maestà il Re inaugurerà oggi la Fiera del Levante fra l’entusiasmo del popolo ed il consenso delle rappresentanze estere”
Con questo titolo, la prima pagina della “Gazzetta del Mezzogiorno”, del 6 giugno 1930, saluta l’inaugurazione della Fiera del Levante, la più grande fiera campionaria del Sud Italia, destinata a scrivere per Bari un nuovo futuro sia sul piano della politica nazionale, sia nei rapporti commerciali e non solo con i popoli del Mediterraneo e dell’Europa dell’Est.
L’editoriale che segue è in gran parte una lode per il monarca Vittorio Emanuele III, con il quale, il capoluogo pugliese, ha un rapporto speciale legato sia al radicato sentimento monarchico della città (che non conobbe “defezioni”, secondo l’autore) sia alla cerimonia religiosa che, nella Basilica di San Nicola, vide la principessa Elena del Montenegro (futura sposa del re) abiurare il credo ortodosso, in favore di quello cattolico.

"La Gazzetta del Mezzogiorno" del 6 giugno 1930

Per il resto riflette appieno il contesto storico del 1930, che vede proseguire a ritmi vertiginosi la rivoluzione fascista. E’ l’anno, tra le altre cose, dell’approvazione del nuovo codice penale a firma del ministro Alfredo Rocco, codice - al netto delle varie modifiche apportate successivamente - tuttora vigente. Sul fronte antifascista, invece, segna una svolta ideologica l’uscita del volume “Socialismo liberale” di Carlo Rosselli, adottato come manifesto dal movimento antifascista Giustizia e libertà.
Sul piano economico, siamo nella fase primordiale dell’industrializzazione che conoscerà una decisa accelerazione soltanto dopo la caduta del fascismo e che avrà proprio nella Fiera del Levante il simbolo della nuova società promotrice dell’intrapresa privata e del libero scambio.

La Bari che si presenta agli occhi di Vittorio Emanuele III è un enorme cantiere aperto, una città in fieri, cui le nuove infrastrutture portuali legate alla realizzazione della Fiera hanno già conferito un volto nuovo, più dinamico, in grado di recepire le nuove istanze della società in trasformazione, tenendo fede nel contempo all’antica tradizione mercantile dell’imprenditoria pugliese.
Seppur in uno slancio apologetico della filosofia fascista, l’articolista esalta questo binomio di tradizione e modernità, presentando come “città antica e nuovissima, città del domani, Bari, faro d’Italia sui mari d’Oriente, sentinella avanzata di civiltà italica”.

Interessante è il resoconto dell’articolo pubblicato, il giorno prima, sul quotidiano romano “La Tribuna”, che la Gazzetta riporta “di spalla” alla foto del sovrano. In esso si anticipano i risvolti sul piano internazionale che l’istituzione della Fiera del levante produrrà e che la storia delle edizioni successive consacreranno in toto.
In primis sul piano economico, nel prospettarsi quale “più efficace e moderno strumento di contatti con i mercati d’Oriente” e di collante tra questi ultimi e l’Europa centrale, nel suo essere integrazione della già affermata Fiera di Milano. In pratica, il Meridione d’Italia, finora escluso dai principali canali del commercio marittimo, diventa, da questo momento, il corridoio privilegiato dei traffici tra il cuore dell’Europa e l’Oriente.

Difatti, nell’articolo in questione, si invita a guardarsi bene dal considerare l’istituzione della Fiera come un fatto “regionale”, perché è la sua stessa collocazione geografica a smentire questa visione limitata:“…per la sua configurazione l’Italia che produce e lavora, mentre si aggancia naturalmente attraverso le sue frontiere terrestri all’Europa centrale, attraverso i traffici dell’Adriatico è destinata a concentrare il transito da e per il Levante: ma questa sua funzione è funzione italiana e nazionale e non regionale”.
Non meno importante è la valenza politica attribuita alla neonata istituzione, che si prefigge di riunire pacificamente tutti i popoli d’Oriente, nessuno escluso, “affratellati ed animati da quello spirito degli scambi commerciali che per sua natura è per eccellenza lievito e cemento di armonizzazione e pacifica collaborazione”.

Un duplice riconoscimento suggellato con l’11ª edizione, la prima postbellica che interrompe il lungo periodo di silenzio iniziato nel 1940, durante il quale la Fiera era stata adattata a deposito di armi. Sulla prima pagina del 14 settembre 1947, la Gazzetta del Mezzogiorno esalta, con manifesto orgoglio, la “grandezza e la tenacia della gente di Puglia”, titolando in apertura “La Fiera del Levante riapre i battenti per riassumere la sua funzione nazionale e internazionale”.

"La Gazzetta del Mezzogiorno" del 14 settembre 1947

Scrivendo al Direttore, parla di miracolo vero e proprio l’allora presidente della Fiera Leonardo Azzarita, che rende merito a chi ha reso possibile tutto ciò, in barba allo scetticismo e alla pavidità di tanti.
Il momento non è dei migliori e la riapertura della Fiera sembra incarnare quell’aspettativa nel domani, che accomuna il popolo italiano nell’immediato dopoguerra. Il passo più eloquente dà il senso di qualcosa che rinasce “lucente come un gioiello” da sotto le macerie e si libera delle orribili vestigia della guerra, per riacquistare l’originario aspetto:
“Scacciati la polvere, i calcinacci, le pietre, i pali, i castelli di legno, tutta quella roba ingombrante e disordinata che ancora ieri ne nascondeva il volto”.

E più sotto trionfa l’atmosfera radiosa e immaginifica di una città sulle cui mura dominano “enormi cartelli multicolori”:
“Dove s’incontrano per strada montagne di panettoni e di frutti giganteschi; e motoscafi in secco; e navi smontate, come per giuoco, nei loro tanti pezzi misteriosi, a portata di mano; [...] e treni nuovi e comodi per i viaggi della fantasia; e strane macchine agricole dinanzi alle quali la gente si ferma seria e pensosa…”.

Suggestiva la chiosa che richiama lo spirito di fratellanza che l’istituzione, dalle origini, incarna in sé. La fotografia di quest’edizione ritrae mercanti occidentali e orientali che, dopo essersi stretta la mano, “come vecchi amici”, si disperdono “per le vie della piccola felice città: tutti di casa, scomparsi le fogge e i linguaggi diversi”.

Questa parentesi di speranza stride fortemente con il clima di dolore e angoscia, che attanaglia il Paese per due questioni che il giornale affronta più in basso.
Nel primo articolo, si annuncia, con tono rassegnato, l’inizio dell’esodo degli italiani dai territori di Pola e dell’Istria, passati sotto il controllo della Jugoslavia, nel rispetto degli accordi di Parigi.
Nel secondo, è ripreso l’accorato discorso alla nazione pronunciato alla radio dal Presidente del Consiglio Alcide De Gasperi. In esso si mette la popolazione di fronte alla dura realtà: da un lato le riserve di grano disponibili sono di gran lunga insufficienti a coprire il fabbisogno di pane dell’intera comunità; dall’altro non si dispone di capitali sufficienti per importarlo dall’estero e, nell’ipotesi di una ritardata attuazione del Piano Marshall, diviene di vitale importanza poter disporre, nell’immediato, di un prestito finanziario.

Di qui in poi il sodalizio tra la Fiera e la Gazzetta del Mezzogiorno non s’interromperà mai più. Attraverso le prime pagine del prestigioso quotidiano pugliese, si ricostruisce non soltanto la storia dell’Italia e dei suoi protagonisti principali, ma i grandi temi legati alla politica, all’economia e al dialogo e al confronto tra Occidente e Oriente. Problematiche che hanno trovato nei padiglioni della Fiera del Levante la piattaforma ideale per un’analisi approfondita e insieme la giusta cassa di risonanza per arrivare all’orecchio del Mondo.
Dalla questione meridionale che teneva banco negli anni Cinquanta alla crisi mediorientale degli anni Settanta, nel corso dei quali si cementò un legame particolare con Aldo Moro, che da Presidente del Consiglio e da semplice parlamentare presenziò a numerose edizioni. Fino ad arrivare alle edizioni del nuovo millennio, focalizzate sui temi della globalizzazione e delle nuove politiche energetiche.

Oggi, la continuità con il passato sta nel fatto che con i suoi 300.000 metri quadrati di area espositiva, la Fiera del Levante resta il cuore fieristico del Mezzogiorno e la cerniera tra quest’ultimo e l’area mediterranea da un lato e le realtà emergenti dell’Europa dell’Est dall’altro.
Non a caso per l’edizione 2009 - la 73ª nel computo totale - è stato scelto lo slogan “Anima internazionale, cuore mediterraneo”. Come ribadisce l’attuale presidente della fiera, Cosimo Lacirignola - intervistato dalla Gazzetta del Mezzogiorno -, il futuro della manifestazione va nella direzione del consolidamento dei rapporti commerciali e culturali con i paesi della penisola balcanica e con la Turchia, in previsione di un loro ingresso nella Comunità Europea. Rispetto a tale scenario diventa prioritario, per dirla con il presidente Lacirignola, il fattore “cultura”: “Non c’è business, non c’è commercio, non c’è, in poche parole, economia, se non c’è cultura. Cultura in tutte le sue sfaccettature: come conoscenza, ma soprattutto integrazione dei vari soggetti protagonisti di una comunità, di una collettività, di una società”.

Nota:
L’Autore ringrazia l’Ente Autonomo Fiera del Levante, per l’ampia collaborazione fornita, nell’aver messo a disposizione materiale documentale e iconografico di difficile reperibilità.

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