15 Ottobre 2010

La provincia che è l’altra Sicilia

di Maria Salerno (Blog Ragusa. Alla Scoperta della nostra Italia)

Ragusa Ibla

Ragusa Ibla

Quando si fa riferimento a questa città la si definisce spesso come “la Sicilia che non è Sicilia” o volendo essere meno drastici più semplicemente “l’altra Sicilia”.

Si tratta di Ragusa, la provincia siciliana che assai poco ha in comune con le altre tanto da essersi guadagnata negli anni l’appellativo di “isola nell’isola”.

Ma i ragusani hanno poco da lamentarsi per l’esigenza - da più parti sentita - di fare dei distinguo, in quanto ciò che differenzia la città iblea dalle altre è un complesso virtuoso di caratteristiche che possiamo così riassumere: città più ricca (non solo della Sicilia, ma del meridione in generale), città più giovane, città più a sud d’Italia, culla indiscussa dell’arte barocca.

Proprio quest’ultimo elemento è valso alla città il riconoscimento da parte dell’UNESCO di patrimonio dell’umanità. Gli esempi artistici più fulgidi della città sono rappresentati dalla Cattedrale di san Giovanni Battista, dal Palazzo Zacco, dal Palazzo della Cancelleria e dalla Chiesa di San Giorgio.

Quello che spesso viene dimenticato passeggiando fra le sue strade più moderne, quelle di Ragusa Nuova o Ragusa Superiore è che la città sul finire del 1600 fu completamente rasa al suolo da un violento terremoto in seguito al quale venne ricostruita un secolo più tardi.

L’unica parte della città che ancora reca traccia dell’originario insediamento greco-romano è quella vecchia o inferiore vale a dire Ragusa Ibla. Il suo cuore è piazza Pola, suggestivo crocevia di genti provenienti da ogni dove. E’ qui, fra le stradine lastricate di basole di calcare bianco,  vi sono l’antico corso d’acqua che un tempo serviva ad alimentare i numerosi mulini presenti in zona (di cui uno ancora funzionante), le casette colorate che sfoggiano orgogliose sui davanzali delle finestre piante di basilico e gerani fioriti - dove  vive l’anima più profonda e fascinosa dell’antica cittadina iblea.

E’ qui che camminando e camminando senza meta tra le viuzze strette,  l’attenzione viene continuamente attirata da un angolino, da uno scorcio, da un’edicoletta sacra, da un balcone barocco.

E’ qui che il viaggiatore scopre una realtà ben lontana da quella che le guide turistiche vogliono evocare descrivendo Ragusa come una tra le località balneari più dinamiche e in crescita della Sicilia Orientale, centro fiorente di strutture ricettive e servizi di ristorazione d’eccellenza, dove lo svago e il divertimento hanno trovato stabile dimora. Ragusa è questo, ma non è solo questo o meglio non è “fondamentalmente” questo!

Ragusa è soprattutto un gioiello barocco di rara bellezza, incastonato in una cornice fatta di edera e carrubbeti, masserie e palazzi nobiliari; dove tra i silenzi interrotti solo dallo sciabordio di un corso d’acqua, lo sguardo si può perdere a dismisura per ore nella suggestiva Val di Noto e annegarvi dolcemente.

Non sorprenderà a questo punto che un certo languorino possa farsi sentire, niente paura, c’è solo da perdersi fra le infinite prelibatezze che offre la gastonomia ragusana, fondata principalmente sulla tradizione contadina. Una tipicità tra tutte del territorio ragusano è naturalmente il famigerato caciocavallo, che guadagnatosi il marchio DOP rappresenta oggi l’orgoglio delle masserie della campagna iblea; meno noto, ma altrettanto tipico è il carrubo, il cui frutto si chiama carato (come la misura dell’oro) la cui polpa particolarmente dolce viene utilizzata per numerose produzioni dolciarie.  E infine… gli astemi non me ne vorranno, ma gli amanti del buon vino non possono lasciare Ragusa senza avere deliziato il palato con un ottimo Cerasuolo di Vittoria,  l’unico vino DOCG siciliano. E proprio degustandone un buon bicchiere che Ragusa esce dal compendio di peculiarità sue proprie che la vogliono isola nell’isola per regalare al gusto del viaggiatore un pezzo di autentica, antica, gloriosa Sicilia!

(Foto di Anemos)

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1 commento a “La provincia che è l’altra Sicilia”

  1. quark scrive:

    Da grande estimatrice di Ragusa, qual sono, confermo in toto quanto è stato scritto da Maria Salerno.
    Ho imparato ad apprezzare la città a poco a poco, assaporandone tutti gli aspetti e tutte le molteplici peculiarità.

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