Il sindaco di Perugia Renato Locchi intervistato per Comuni-Italiani.it
Come si presenta la sua Città a chi oggi la vive quotidianamente?
Perugia è una realtà complessa. E’ una città d’arte, perché il suo centro storico è un importante contenitore di storia, architettura, sedimenti culturali. E’ una città universitaria, in cui risiedono migliaia di giovani che arrivano qui da molte città italiane ma anche da tutto il mondo (quelli iscritti all’Università per stranieri). E’ un centro di servizi e attività direzionali. E’, infine, un territorio ricco di insediamenti produttivi. Perugia non è una città a vocazione unica o esclusiva. Vi si può studiare, lavorare, vivere e fare i turisti.
Tre validi motivi per visitarla?
Le grandi manifestazioni, da Umbria Jazz ad Eurochocolate. Le bellezze artistiche, con nel cuore di questo sistema la Galleria Nazionale dell’Umbria, dove è in corso una grande mostra dedicata al Pintoricchio. Le innovazioni che la città ha introdotto soprattutto in materia di mobilità. E’ una storia ormai lunga, questa, cominciata trent’anni fa con le scale mobili per facilitare l’accesso all’acropoli e continuata con il minimetrò. Perugia cerca di tenersi stretto il suo passato ma va verso il futuro. Il nostro lavoro è armonizzare questi due aspetti della sua identità.
Chi ne ha fatto la storia?
Perugia è una città antica, la sua storia l’hanno fatta in molti. Fu città degli Etruschi, poi dei Romani. Ad entrambi dobbiamo testimonianze importanti. Ne cito una sola: le grandi opere idrauliche che riuscivano a portare l’acqua in cima alla collina. Pozzi, fonti, acquedotti, restano ancora qui a documentare quel talento. Fu libero comune medievale, terra di artisti e mercanti, orgogliosamente indipendente. Dopo il lungo periodo del governo papale si ribellò per portare anche qui i fermenti dell’Unità dell’Italia e gli ideali risorgimentali. La rivolta fu soffocata nel sangue, il 20 giugno 1859, ma noi celebriamo quella giornata come la festa dell’ identità cittadina e dei suoi valori laici. Lo stesso giorno, casualmente, ma del 1944, Perugia fu liberata dai nazifascisti. La storia recente parla di una città che cresce in abitanti e vivibilità. Non siamo certamente fuori dai problemi dei nostri tempi, ma il tessuto sociale della nostra comunità è sano.
Per quale aspetto della sua Città va personalmente fiero?
Vogliamo che Perugia sia una città dei diritti. Per tutti. Cito due esempi: abbiamo introdotto da tempo il registro delle unioni di fatto; abbiamo dato diritto di rappresentanza nel Consiglio comunale ai cittadini extracomunitari che qui risiedono, che hanno eletto due loro rappresentanti. Ovviamente non possono votare gli atti, ma la loro presenza, in attesa di un provvedimento nazionale in questa direzione, è una testimonianza di come praticare politiche di inclusione.
Tra progetti da portare a termine e traguardi ambiziosi da perseguire, come vede il futuro della sua Città?
Perugia vive una fase di grande trasformazione. Alcuni grandi cantieri (il Minimetrò, il polo sanitario regionale) sono appena arrivati a conclusione. Abbiamo anche razionalizzato la viabilità al servizio di queste due infrastrutture. Altre questioni sono in corso (il restauro dell’auditorium di San Francesco al prato, il teatro di San Sisto) e per altre ancora siamo in fase di avvio (il quartiere di Monteluce, dopo la cessazione dell’attività del vecchio ospedale). Un punto che ci preme molto è il cosiddetto nodo di Perugia, ovvero la viabilità di ingresso alla città, che è ferma a infrastrutture ormai insufficienti. L’ampliamento dell’aeroporto e migliori collegamenti ferroviari sono altri capitoli dello stesso problema. In questo senso, abbiamo molto da fare.
Una domanda che vorrebbe sentirsi rivolgere sulla sua Città e la risposta che darebbe.
Mi piacerebbe che mi si chiedesse quali valori esprime la città, o meglio, i perugini. Risponderei che siamo una città della pace (da qui parte la Marcia per Assisi ideata da Aldo Capitini). Siamo una città tollerante e accogliente, che chiede in cambio soltanto il rispetto delle leggi della civile convivenza. Siamo una città colta: la nostra Università festeggia quest’anno sette secoli di vita, mentre l’Università per Stranieri con i suoi oltre ottomila iscritti si conferma il più importante centro di diffusione della lingua e della cultura italiana. Siamo forse una città di provincia, come spesso vengono definite le città dalle dimensioni come la nostra, ma per nulla provinciale, con forti legami internazionali (sei città gemellate: due americane, due tedesche, una francese, una slovacca, Bratislava, che è capitale di Stato) e iniziative che parlano al mondo. Infine, siamo una città che cresce senza smarrire tradizioni e senso della propria storia. Non siamo immuni da difficoltà, ma siamo pur sempre una delle città dove gli italiani vorrebbero vivere, come testimonia l’annuale classifica stilata da una prestigiosa testata nazionale.
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